Caro Lettore, buon lunedì!
Per motivarci e iniziare bene la settimana oggi festeggiamo insieme il centenario dalla nascita di Patricia Highsmith, la regina del Thriller.
Dai suoi thriller psicologici sono stati tratti diversi adattamenti cinematografici e il suo primo romanzo Sconosciuti in treno ha ispirato Alfred Hitchcock .
Ha scritto anche una serie di romanzi con un affascinante criminale come protagonista, Tom Ripley, oltre a diversi libri e saggi a sfondo psicologico, come Carol (The Price of Salt o Carol, nell’edizione originale americana) del 1951 firmato come Claire Morgan e Idilli d’estate del 1995, nel quale ha affrontato il tema della omosessualità, essendolo anche lei.
Patricia Highsmith: qual è il confine tra normale e anormale?
Per Mary Patricia Plangman, vero nome di Patricia Highsmith, questo confine era davvero sottile, quasi inesistente.
Dopo la laurea iniziò a lavorare alla scrittura di fumetti, poi fu notata da Truman Capote che le permise di inserirsi nella comunità artistica di Yaddo.
Iniziò così a concentrarsi sulla scrittura del suo primo romanzo, Sconosciuti in treno, un thriller su un delitto perfetto, con come protagonisti due uomini legati da una complicità che li porterà a superare ogni limite.
Questo romanzo, soprattutto a seguito della trasposizione cinematografica di Hitchcock in L’altro uomo, ebbe grande successo.
Nel privato la Highsmith è sempre stata una donna molto solitaria e schiva, amava più la compagnia degli animali che delle persone, odiava attirare l’attenzione su di sé.
Eppure i suoi romanzi non potevano passare inosservati. L’autrice approfondiva gli aspetti psicologici di ogni personaggio, la loro ambiguità e il loro essere al limite, mettendoci una parte di lei in ognuno.
Una donna che amava essere indipendente e non voleva mai sentirsi obbligata ad essere diversa da com’era e per questo rifuggiva la compagnia degli altri. Soprattutto non ha mai ceduto a nessuna pressione di piegarsi alla cosiddetta normalità.
Patricia Highsmith non ha mai tradito se stessa, nonostante questo le sia costato davvero tanta sofferenza.
In occasione del centenario La Nave di Teseo ha pubblicato Donne, sedici racconti, per la maggior parte inediti in Italia, tradotti da Hilia Brinis, Lorenzo Matteoli e Sergio Claudio Perroni.
Un’insegnante di ginnastica trae piacere dal tormentare le proprie allieve, una bambina appena trasferitasi in città con i genitori alla ricerca di una vita migliore viene umiliata da una coetanea, una moglie rovina per sempre l’acquisto di un quadro al marito perché considera sbagliato il colore con cui sono dipinti i fiori.
I protagonisti sono provati dalle tempeste della vita, ma tutti sperano che il vento possa ancora cambiare. Lasciano così le vecchie abitudini, un lavoro, una persona o un luogo per ricominciare. Anche se, per un senso beffardo che attraversa tutti i racconti, ciò che un personaggio desidera, un altro lo vive e lo detesta.
Ciò che mi ha colpito di questa donna dal carattere davvero forte è stata la sua grande caparbietà, niente l’ha smossa dalla sua convinzione e nemmeno l’idea di essere emarginata e sola le ha fatto mai paura.
Con la sua scrittura ha affrontato uno ad uno i fantasmi che le intossicavano l’anima, li ha tirati fuori e ne ha fatto dei personaggi al limite e con il suo talento li ha resi immortali.
Anche il suo essere lesbica non l’ha limitata nel sognare un lieto fine per chi come lei amava una persona dello stesso sesso.
Credo che sia assolutamente una donna che può ispirare a non rimanere sulla soglia ma a battersi per ciò in cui si crede a qualsiasi costo.
Come sempre buona lettura!