Mi serviva una lettura che mi traghettasse nel 1914 negli Stati Uniti e in effetti, I segreti della biblioteca sulla Quinta strada, di Fiona Davis, è stato perfetto, caro lettore. Il libro è bello, non c’è proprio altro aggettivo, scritto con una chiarezza che rende di facile comprensione anche i passaggi emotivi più ostici eppure con un uso di similitudini e di sinonimi che sorprende.
È uno di quei libri che ci si ricorda anche dopo molto tempo perchè le parole per raccontare la storia sono scelte per esaltarla, non per celebrare chi l’ha scritta. I segreti della biblioteca sulla Quinta strada è uno di quei libri che pone immense domande. Laura Lyons è una madre amorevole di due splendidi figli, un maschio e una bambina, e moglie perfetta del sovrintendente della grande e nuovissima biblioteca di New York e proprio per questo ha il privilegio di vivere nella biblioteca insieme alla sua perfetta famiglia.
Siamo negli anni ’10 del 1900, quando le donne cominciarono a pretendere di avere una parità che ancora sta solo nel buonismo melenso di alcune frasi radical o nelle battaglie poco pregnanti sugli assorbenti.
Le donne cominciarono negli States a volere la parità, a chiedere di affermare la loro opinione, a smettere di subire la scelta di chi dover amare o chi dover sposare e iniziarono a comprendere che queste pretese richiedevano l’indipendenza economica: fino a che i cordoni della borsa della famiglia fossero rimasti nelle mani degli uomini, l’opinione femminile non sarebbe stata paritaria a quella maschile. Niente diritto di voto o libertà di scelta né per i propri figli né per se stesse.
Ecco allora la nostra Laura che si iscrive alla facoltà di giornalismo e nell’arco di un anno, tanto lei si evolve come persona e come cittadina consapevole, tanto più la sua famiglia va allo sbando, trascurata anche dall’egoismo di un padre concentrato sulle proprie ambizioni di scrittore.
I segreti della biblioteca sulla Quinta Strada ci portano poi nel 1993, quando Sadie, curatrice di una mostra dentro la biblioteca, si imbatte nei misteri che hanno avvolto la vita della moglie del sovrintendente, più di settant’anni prima. Il mistero legato ai libri è costruito bene, il colpo di scena finale funziona, ma la cosa che fa più pensare di questa impalcatura narrativa è la storia di Laura e delle evoluzioni che insieme a lei subisce la società della sua epoca, fino ad allora solidamente patriarcale.
E si ripropone la stessa domanda che assilla tutte le donne, soprattutto in Italia: può una donna conciliare una brillante carriera con una vita domestica serena? Quanto ha influito l’indipendenza economica delle donne sulla distruzione del sistema di valori su cui per migliaia di anni ha poggiato la storia dell’umanità? Non parlo da femminista, a volte anzi, le talebane femministe che considerano il pene qualcosa di sacrilego e offensivo già solo per la sua esistenza, mi stanno piuttosto sulle balls.
Parlo da donna di buonsenso, con due figli, che ha scelto di lasciare un lavoro ben remunerato per dedicarsi alla famiglia e rigenerarsi in un’altra veste lavorativa, più compatibile con la vita di mamma.
I segreti della biblioteca sulla Quinta Strada, di Fiona Davis
Attenzione però, facciamo i dovuti distinguo, caro lettore. I segreti della biblioteca della quinta strada ci descrive un mondo in cui una donna era completamente e indiscutibilmente dipendente da un uomo e non aveva altra scelta. Ripeto, non c’era scelta per una donna se non quella di sposarsi, allevare figli e, nella migliore delle ipotesi, vivere all’ombra di un marito abbastanza premuroso da non picchiarla o da non farle pesare che fosse una mantenuta. Qualcuno potrebbe anche dire: embè beate loro!
A quale mamma non piacerebbe non avere l’assillo del tempo, le angosce degli orari che non coincidono con quelli della scuola dei bambini, i compiti da fare dopo lunghe e spossanti giornate di lavoro. A quale moglie non piacerebbe passare pomeriggi ai fornelli preparando manicaretti anzichè mettere a cena la famiglia con i Saikebon refrigerati con la Ferrarelle?
Ebbene, la differenza è che noi, donne del 2020, abbiamo la possibilità di scegliere! Possiamo scegliere se fare l’università mentre allora non era neanche ben visto che una donna studiasse. Possiamo scegliere che lavoro fare, cosa pensare, cosa scrivere, chi amare e con chi andare a letto indipendentemente che siamo sposate o no. Possiamo scegliere di lavorare (spesso è proprio necessario) oppure, se ne abbiamo l’agio, di fare le mamme a tempo pieno. Questa è la battaglia vinta per cui ha lottato Laura Lyons.
Sta a noi lottare per vincere altre battaglie che la società di pone davanti, ma, perdona caro iCrewer, queste battaglie di cui parlo, che hanno a che fare con la costruzione ed educazione di nuove generazioni da parte di esempi famigliari paritari, nulla, ma proprio nulla hanno a che vedere con ridicole pubblicità simil-femministe in cui il mestruo assume l’importanza di una battaglia ideologica. Personalmente attribuisco al ciclo mestruale la stessa importanza che hanno le mie funzioni intestinali e per questo non intendo metterle in piazza, ne va della mia dignità di persona.
Preferisco portare alla ribalta della cronaca l’affollamento degli asili nido, la mancanza di personale docente fisso, la riduzione del tempo pieno alla scuola elementare, la mancanza di sostegni familiari che possano permettere alle donne di lavorare in tranquillità sapendo che i loro figli sono ben custoditi anche senza che il portafogli sia svuotato dalla baby sitter.
I segreti della biblioteca sulla Quinta strada non vuole dare nessuna soluzione ai dilemmi femminili ma, questo sì, pone domande che necessitano di soluzioni.