Come nostra abitudine, con la rubrica Sogni di carta approfondiamo la conoscenza degli autori che passano sulle pagine di iCrewplayLibri: oggi sotto la lente d’ingrandimento c’è Benedetto Ghielmi, autore di Cocci di bottiglia. Rassicuro l’autore, la nostra lente d’ingrandimento è curiosa ma non invadente. In maniera discreta vuole soltanto saperne di più e capire cosa spinge il nostro autore a scrivere… E soprattutto cosa lo spinge verso un genere letterario particolare come la poesia.
Nelle mie interviste la prima domanda è d’obbligo e anche questa volta tocca a Benedetto sentirla.
Chi è Benedetto Ghielmi e cosa fa per vivere, dal momento che, come sappiamo bene, la poesia non dà pane?
Buongiorno, sono un ragazzo che da poco ha compiuto 33 anni. Lavoro come educatore a scuola e in assistenza domiciliare minori. Oltre a questo sono uno sportivo e un marito.
Cocci di bottiglia è la tua prima raccolta di versi, da quanto tempo scrivi ?
Scrivo dal 2016. L’input mi è stato donato da un professore universitario che, a differenza di altri, mi ha realmente proposto la scrittura creativa poi, quindi, sfociata nel linguaggio poetico.
La poesia non è un genere letterario di facile fruizione da parte dei lettori. Chi legge poesia è perché ha, come mi piace dire, un diverso sentire. Cosa pensi in proposito?
Leggere e scrivere poesia, secondo me, deve essere per forza di cose collegato. Attraverso la lettura di poesie di altri poeti, lo scrittore che si approccia a questa “specialità letteraria” si nutre di quel carico poetico necessario per tradurre in poesia la vita. Sicuramente non facile fruizione ma cela dentro di se un enorme potenziale da donare alle persone e, quindi, al mondo.
Entriamo nello specifico della tua raccolta e cominciamo dal titolo. Cocci di bottiglia richiama alla mente la famosa Meriggiare pallido e assorto di Eugenio Montale che nel finale, metaforizza i cocci con gli inevitabili dolori di cui è disseminata ogni esistenza. Cosa rappresentano i tuoi Cocci di bottiglia?
Spesso mi viene proposto questo parallelismo con Montale ma non è stato fatto di proposito. Questi cocci rappresentano la disgregazione spirituale e umana di un essere umano…dopo la distruzione metaforica però è possibile e necessario ricomporsi, l’individuo è chiamato, ogni volta, a ricostituirsi ritrovandosi più consapevole e forte di prima.
I brani contenuti nella raccolta hanno varie tematiche di ispirazione. In molti di essi si legge una ricerca di Dio a tratti quasi impellente… Posso chiederti qual è il tuo rapporto con la Fede?
Sono un cattolico praticante. Non mi piace però definirmi solamente così perchè mi sento, come ogni uomo e donna di questo mondo, alla ricerca del Mistero che custodisce la nostra vita. Per me la Fede è occasione di incontro con la diversità per uscirne arricchiti. La poesia è magnifica perchè è ricerca e accumuna diverse persone che cercano un Dio che, magari, non sanno ancora chiamare.
Cocci di bottiglia: i frammenti di Benedetto Ghielmi
Ho trovato che Cocci di bottiglia sia essenzialmente un collage di piccoli tasselli sminuzzati. Come i cocci frantumati della bottiglia rotta raffigurata in copertina, ogni brano racconta un pezzetto di vita. La mia impressione coincide con il tuo intento? (So che la poesia è, come mi piace dire, multitasking, interpretabile, adattabile…)
Si, esatto. Ogni componimento della raccolta narra di uno spaccato di vita, esperienze e semplici pensieri sull’esistenza. La poesia è vita e la vita è una poesia: sta a noi comprendere anche, a volte, l’incomprensibile; la poesia è ermetica come anche la vita può esserlo: d’altra parte non tutto si può comprendere, a volte, è necessario accogliere ciò che ci è messo sul nostro percorso.
I brani contenuti in Cocci di bottiglia sono costituiti da versi liberi, anche se qui è là fai uso di qualche rima. Fermo restando che la poesia è libertà assoluta, cosa pensi a proposito delle regole che determinano il confine fra poesia e prosa poetica?
Le rime o assonanze che si trovano in alcune poesie della silloge non sono esplicitamente voluto. Mi piace, sottolineare innanzitutto che la poesia è libertà, secondo me anche da qualsiasi forma metrica. Mi piace però ricercare la musicalità in un testo che scrivo: libera ma desidero che custodisca una sorta di melodia al suo interno per sostenere ciò che desidero passi attraverso la lettura dello stesso componimento.
Il linguaggio usato, a tuo avviso, fa o non fa la differenza fra poesia e prosa?
Secondo me si. Non in modalità così marcata però ci sono delle differenze. Personalmente mi sento più a mio agio a scrivere poesia piuttosto che prosa. In quest’ultimo genere letterario mi sento un pochino costretto e non pienamente leggero e libero di esprimermi come quando mi dedico alla composizione di una poesia.
Ho cominciato con una domanda di rito, finisco con un’altra domanda altrettanto di rito. Quali sono i progetti futuri di Benedetto Ghielmi c’è ancora spazio per la poesia?
Si: c’è ancora, spazio e necessità di fare spazio alla poesia e, quindi, alla Bellezza in questa società che ne ha un estremo bisogno. Nel mio piccolo il 14 aprile 2020 ho fondato e sono attualmente amministratore di un gruppo di poesia chiamato “CONDIVIDENDO POESIA”: attraverso questo è mia intenzione lavorare per diffondere la poesia come strumento per dare una possibilità alle persone di fiorire attraverso la dedizione alla poesia. Il cammino è ancora lungo e, spesso in salita ma lo sport mi ha insegnato ad essere caparbio e costante.
Grazie per l’intervista e buona poesia a tutti e a tutte!
Un grande in bocca al lupo a Benedetto Ghielmi per la sua futura attività poetica e per tutta la sua vita: costanza e caparbietà sono gli elementi ideali per chi si mette in cammino. Le strade della poesia non sono pianeggianti ma la vista può essere spettacolare cammin facendo.