Come è difficile parlare di un personaggio conosciuto o poco conosciuto senza cadere nel banale. Bisogna scavare a fondo, non fermarsi e ricercare ciò che ancora non è stato detto o scritto. Per la rubrica Autori in tasca oggi ti propongo un premio Nobel particolare.
Heinrich Boll – Trümmerliteratur – Nobel 1972
Nella foto che lo ritrae, nell’atto di ritirare il prestigioso premio, si vede un cinquantacinquenne, piacente, apparentemente soddisfatto, ma lo sguardo è velato di malinconia.
Scrittore tedesco, è nato a Colonia nel 1917, padre falegname e mamma discendente da una famiglia di birrai, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, conosce la povertà e la fame che imperversava in quel periodo. Riesce comunque a studiare, mantenendo un distacco totale dai fermenti di guerra e dichiarandosi pacifista, conseguendo la maturità e spinto dal fascino che i libri esercitavano su di lui trova lavoro come apprendista in una libreria.
I libri costituiscono un confronto e accompagnano la crescita del giovane Boll. Del resto uno dei suoi titoli, Che cosa faremo di questo ragazzo?, si completa con Ovvero: qualcosa che abbia a che fare con i libri. Questo sottotitolo allude al destino che si compie alla fine del racconto: l’assunzione come apprendista in una libreria (lavoro mantenuto da Boll per alcuni mesi, prima di essere arruolato nella Wehrmacht e partecipare alla Seconda guerra mondiale, sul fronte orientale e su quello occidentale).
Dopo diverse ferite riportate, tentò di disertare, ma la paura della fucilazione lo fece capitolare e tornò ad arruolarsi per finire, agli inizi del 1945, prigioniero degli americani salvo poi essere liberato dopo la capitolazione definitiva della Germania.
Tutto questo ha influito enormemente sulla scrittura di Heinrich Boll che è considerato uno dei massimi esponenti della letteratura tedesca del secondo dopoguerra.
Heinrich Boll – Trümmerliteratur – Nobel 1972
Questo suo stile di scrittura gli è valso un titolo particolare Trümmerliteratur, letteratura delle macerie, un termine che richiama alle rovine causate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale; infatti i suoi romanzi e racconti sono ambientati in una Germania post-bellica, paesaggi di rovina, polvere e silenzio, pervaso dai sensi di colpa che ha portato con sé anche negli anni ’70.
Il vero volto della guerra per me fu il bombardamento della città. Quella fu una vera follia. Le donne e i bambini nelle città soffrirono molto, molto di più dei soldati al fronte.
Nel 1947 vengono pubblicati i primi racconti brevi che destano l’attenzione del mondo intellettuale tanto da aprigli le porte di un movimento culturale denominato Gruppo 47, di cui Boll divenne uno dei massimi esponenti.
La sua produzione comincia ad incrementarsi e nel 1949 pubblica il suo primo romanzo di successo Il treno era in orario, nel 1951 Dov’eri Adamo?.
Ma è nel 1953 che esce il primo dei suoi capolavori E non disse nemmeno una parola.
” È la cronaca di un fuggevole incontro, dopo quindici anni di matrimonio, tra Fred, che ha abbandonato la casa non sopportandone la soffocante atmosfera di miseria, e sua moglie Käte, che è rimasta tenacemente al suo posto, accanto ai bambini.
Il romanzo, considerato da molti il capolavoro di Heinrich Böll, descrive le poche indimenticabili ore che i due trascorrono insieme e che culminano con il tentativo di Fred di riconquistare l’amore della moglie.
La vicenda, pura ed essenziale, si svolge entro lo squallido scenario di una città tedesca dell’immediato dopoguerra, tra le torri di una cattedrale gotica, le baracche di una fiera e le tristi stanze di un modesto albergo, dove, in mezzo a discorsi e ripensamenti, Fred e Käte riscoprono un duplice passato di tenerezza e di lotte, di incontri e di separazioni, facendo maturare il destino di una nuova convivenza.”
Uno spaccato di cinquant’anni di vita tedesca dall’età guglielmina al secondo dopoguerra.
Comprendere la storia, consapevole di farne parte è un tratto fondamentale di Heinrich Boll, uno scrittore di strada che vive e opera all’aperto, non chiuso nel suo studio.
Ha sempre mantenuto un vivo contatto con il reale e preso parte e posizione rispetto a problemi politici, non solo tedeschi.
L’eredità dello scrittore rimane attuale. Un’opera che interroga sempre i fondamenti etici dell’uomo, che registra la loro corruttibilità, che richiama alla vigilanza. Un’opera che rimanda la suggestione e il fascino dell’incompiuto della natura umana e il desiderio di arrivo e compimento, che solo in un orizzonte più grande, la fede, può essere placato.
Muore nel 1985, nella sua casa di Langenbroich, nel Nordreno-Westfalia.