A 200 anni dalla nascita di Flaubert, Chiara Pasetti, filosofa, drammaturga, saggista e specialista dell’autore francese, ha scoperto due racconti inediti che ci restituiscono un Flaubert adolescente di soli 14 anni che presentava il primo nucleo della sua poetica.
I due racconti sono stati pubblicati per Aragno editore e sono accompagnati da un’introduzione e un ampio saggio sempre a cura della Pasetti. Il primo era intitolato La Grande Dame et le Joueur de vielle ou La mère et le cercueil (La nobildonna e il suonatore di ghironda o La madre e il feretro), mentre il secondo Un parfum à sentir ou Les Baladins (Un profumo da sentire o I Saltimbanchi).
Il primo racconto affronta il tema dell’incesto, il secondo è dedicato ad un tema molto caro allo scrittore, quello degli artisti di strada. L’autore scelse di non pubblicarli quando era ancora in vita. Questi due inediti costituiscono così dei tasselli che vanno a comporre la complessa e sfaccettata poetica dell’autore francese, che cambiò le regole del romanzo e si collocò nel quadro del Realismo francese.
Gustave Flaubert, un punto di riferimento per i Naturalisti francesi
Nacque il 12 dicembre del 1821 a Rouen, da una famiglia borghese, suo padre era un primario di chirurgia, la madre aristocratica e figlia di un medico. Gustave si nutriva di una sensibilità romantica. Tra i suoi autori preferiti, Shakespeare, Byron, Cervantes, Chateaubriand. Tuttavia si collocava e ne fu anche considerato il precursore, nell’ambiente del Naturalismo francese per il principio dell’impersonalità e il discorso indiretto libero, senza però rinunciare alla perfezione stilistica.
Le lettere scritte all’amica e amante Louise Colet, rappresentano un valido documento che ci rivela la visione del mondo di Flaubert. Nel passo che riportiamo possiamo notare la sua attenzione ai dettagli e il suo talento realistico:
“La prima volta che ho visto dei folli è stato qui, all’ospizio generale. Nelle celle, sedute e legate alla vita, nude fino alla cintura, scapigliate, una dozzina di donne urlavano e si laceravano il volto con le loro stesse unghie. Avevo all’epoca sei o sette anni. Sono belle impressioni da avere da giovane: fanno crescere. Quanti strani ricordi ho di questo tipo! La sala anatomica dell’Hotel Dieu dava sul nostro giardino. Quante volte io e mia sorella ci siamo arrampicati al graticolato e, sospesi alla vigna, abbiamo guardato curiosamente i cadaveri distesi! Il sole picchiava: le stesse mosche che volteggiavano su di noi e sui fiori andavano a finire là e ritornavano ronzando! Vedo ancora mio padre che alza la testa dalla sua dissezione e ci dice di andarcene.”
Rispetto alla borghesia si poneva in una posizione di rifiuto, ma tendeva ad isolarsi e a rifiutare sia le istanze rivoluzionarie, sia quelle reazionarie, soprattutto nel 1848, quando tutta l’Europa era percorsa dai moti liberali e Marx ed Engels pubblicavano Il manifesto del partito comunista. Amava viaggiare e oltre le città italiane amava visitare la Grecia e il Medio Oriente.
Nelle sue lettere confessava di amare il suo isolamento creativo a Croisset per raggiungere la perfezione stilistica. Tutto ciò lo portava a lavorare per giornate intere anche solo su una frase per cercare la parola esatta e la giusta musicalità del periodo. Croisset fu dunque un vivace centro culturale, frequentato da Théophile Gautier, i fratelli de Goncourt, Turghenev.
La critica ha individuato due principali filoni della poetica di Gustave Flaubert: l’analisi della società borghese e la fuga esotica verso il passato. Le due tendenze si ritroveranno nella poetica naturalistica, mentre la fuga verso un mondo esotico si troverà nella letteratura decadentista. Anche Zola e i naturalisti lo presero come punto di riferimento.
Dal 1851 comincerà a scrivere la sua opera più famosa, Madame Bovary che fu pubblicato a puntate sulla rivista “Revue de Paris” nel 1856 e in un volume nel 1857. Fu un romanzo di successo, ma destò scandalo e venne processato per aver offeso la morale pubblica e la religione. All’epoca era inaccettabile che una protagonista femminile di un romanzo fosse fedifraga. A difesa del romanzo intervennero Baudelaire e Sainte-Beueve. Successivamente Flaubert venne assolto dalle accuse.
Nel 1869 pubblicò l’Educazione sentimentale, sul quale aveva lavorato a lungo. Il romanzo rifletteva l’esperienza autobiografica dell’autore e le delusioni di una generazione che aveva avuto grandi sogni, ma che non era mai riuscita ad allontanarsi dalla mediocrità della vita quotidiana. Inoltre esso si distacca completamente dal romanzo di formazione, perchè mentre nel modello di Goethe, Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister, il protagonista ha una parabola ascendente e sarà preso come esempio da altri autori come Jane Austen, Charles Dickens e Stendhal, in Flaubert viene rappresentato il fallimento dell’educazione.
Particolarmente significativi il Dizionario dei luoghi comuni e il Gran Sciocchezzaio. Questi materiali nelle intenzioni di Flaubert, dovevano andare ad integrare Bouvard e Pécuchet, romanzo iniziato nel 1874, rimasto incompiuto e pubblicato postumo. In quest’opera trova sfogo tutta l’irrisione della stupidità borghese e dei luoghi comuni. I protagonisti sono due impiegati che ottengono un’eredità e lasciano il lavoro. I due decidono di dedicare il resto della loro esistenza ad esplorare lo scibile umano, dimostrando invece un orizzonte mentale limitato. Diventano quindi per Flaubert un oggetto di satira.
Anche se Flaubert fu considerato all’epoca un maestro di realismo, la sua opera si presenta molto più sfaccettata. La sua rappresentazione della realtà non è mai solo documentaria, ma si basa su complesse costruzioni stilistiche e su un radicale rifiuto delle convenzioni sociali borghesi e dei luoghi comuni.
Egli morì l’8 maggio 1880 a Croisset per un’emorragia cerebrale.
Gustave Flaubert e Madame Bovary
Protagonista del romanzo di Flaubert è Emma, una giovane donna della provincia francese. Ella sposa un medico, Charles Bovary, uomo molto comune e mediocre. La giovane Emma, imbevuta di letteratura romantica che ha divorato fino all’ultima pagina sin dalla sua adolescenza è una donna irrequieta e insoddisfatta della vita coniugale in provincia.
La donna somatizza questo malessere e il marito decide di trasferirsi da Tostes a Yonville l’Abbaye. Ma anche qui Emma si sente insoddisfatta. Tra i personaggi emerge il farmacista Homais un democratico che celebra il progresso. Qui Emma incontra Léon un giovane praticante di uno studio notarile, sognatore e insofferente della vita di provincia. In un primo momento i due intrecciano una relazione, ma Léon deve partire per lavoro e abbandona la donna.
Ella in un primo momento sprofonda in depressione, ma poi incontra Rodolphe, un ricco donnaiolo e proprietario terriero della zona e cade nella sua rete di seduzione. Ben presto l’uomo l’abbandona ed Emma si reca a Rouen per raggiungere Léon con il quale intreccia una seconda relazione. Subentra anche in questo caso l’abbandono da parte dell’amante e la delusione di Emma.
Ella comincia a condurre una vita dispendiosa e a contrarre debiti con l’usuraio Lhereux, subisce il sequestro giudiziario, prende del veleno dal farmacista Homais e muore suicida. Charles Bovary sprofonda nel dolore e muore in solitudine con una ciocca dei capelli di Emma tra le mani. Il romanzo si conclude con il trionfo della mediocrità borghese, incarnata dal farmacista Homais che viene insignito della Legione d’onore.
Flaubert si è spesso identificato con Emma. La sua celebre frase è “Madame Bovary c’est moi!”. Tuttavia Emma è un personaggio che ha una funzione di critica della società all’interno del romanzo. Al tempo stesso ella stessa è oggetto di critica, proprio perchè si è abbandonata alle illusioni degli eroi romantici, protagonisti di un mondo definitivamente tramontato. In sostanza Emma è vittima di una cattiva educazione sentimentale, ma allo stesso tempo è partecipe di quella mediocrità.
La costruzione narrativa del romanzo riflette la problematicità del personaggio e della tematica. Tramonta il romanzo autoriale, il narratore onnisciente che sa tutto della vicenda, interviene, giudica e dialoga col lettore. Quel modello di narratore consacrato nelle opere di Manzoni, Scott, Stendhal e Balzac sparisce con Flaubert.
Il narratore diventa dunque invisibile, non interviene e i fatti sono visti dall’ottica dei personaggi, in particolar modo Emma per la parte centrale del romanzo e Charles Bovary per la parte iniziale e finale. Viene utilizzato il discorso indiretto libero che da Flaubert in poi diventerà un modulo narrativo che sarà utilizzato da Zola e in Italia da Verga. Da qui nasce la possibilità di varie interpretazioni.
Possiamo riassumere la visione di Flaubert nella seguente affermazione:
“L’artista deve stare nella propria opera come Dio nell’universo. Presente dappertutto, ma non visibile.”
Dacia Maraini nel suo saggio Cercando Emma, affronta il rapporto conflittuale che Flaubert ha con il suo personaggio Emma Bovary. Per far ciò è partita proprio dalle numerose lettere che lo scrittore scriveva alla Colet. Egli detestava profondamente la sua opera e in particolar modo Emma Bovary.
Non l’accusava dell’adulterio, ma di non essere mai autentica e genuina fino in fondo. Le rimproverava un’eccessiva teatralizzazione, un suo continuo inventare sempre nuovi personaggi e un suo continuo stancarsi delle sue stesse recite. Quella di Emma era dunque un’eccessiva dipendenza dalle eroine dei romanzi che leggeva che erano frutto di un mondo finito e ormai fasullo.
Caro Icrewer, se non l’hai ancora fatto leggi Madame Bovary e facci sapere la tua opinione.