Oggi, per la rubrica Leggiamo per i piccoli, ho deciso di dedicare l’articolo alla grassofobia: uno dei pregiudizi che, ancora nel 2023, attanaglia la nostra società e in particolar modo può diventare pericolosa per gli adolescenti.
Un argomento che si è ripresentato fortemente in seguito alla polemica dei giorni scorsi su un libro per bambini dal testo alquanto discutibile.
Ma vediamo meglio cos’è la grassofobia e come si può affrontare questo argomento con i nostri ragazzi e ragazze.
La grassofobia o fat shaming
Abbiamo lungamente parlato nel corso di questa rubrica dell’importanza dell’inclusività che non riguarda solo chi fa fatica a relazionarsi con gli altri, ha disturbi di comportamento e mentali ma anche chi fisicamente o in base a quello che la società e i media hanno inculcato prepotentemente non rientra nel modello fisico perfetto. Essere in sovrappeso non è mai stato semplice perché chi lo è o lo era si è sempre trovato in un atteggiamento giudicante, arrogante e di prevaricazione da parte di alcuni. Oggi più che mai si possono avere i mezzi per superare le barriere e abbattere quei pregiudizi che hanno il nome di grassofobia.
Che cos’è? Si tratta di uno stereotipo negativo in cui permane il pregiudizio nei confronti delle persone in sovrappeso, vittime di continue critiche e discriminazioni. Purtroppo ci troviamo di fronte al risultato di una società occidentale che per anni ha celebrato il culto della magrezza e della cultura della dieta, affermando prepotentemente che il corpo perfetto e desiderabile sia magrissimo, imponendo quindi i canoni di una bellezza oggettiva e non soggettiva. Il termine grassofobia è tornato alla ribalta anche in merito a un libro italiano per bambini oggetto di denuncia e ritirato dall’editore.
Vediamo di cosa si tratta!
Il libro per bambini è grassofobico
Educare i ragazzi significa educarli a intraprendere una vita sana, praticando sport e mangiando low food. Fin qui tutto bene, ma quando questo invito si accompagna a una storia che tende a disprezzare chi è in sovrappeso, mangia merendine e non ama molto lo sport c’è qualcosa che non va.
Ed è quello che è successo con il libro dell’editore LaSpiga che racconta la storia di Carla, una bambina chiamata cicciona dagli amici, sensibile e intelligente che ha come passione la ginnastica artistica. Carla non ama fare la dieta e di nascosto mangia merendine e si accorge che ogni giorno la sua tutina è sempre più stretta.
Rinuncia così allo sport e quando fa amicizia con un’altra bambina subisce un vero e proprio ricatto: se dimagrisci potremmo essere amiche, altrimenti no. Un racconto che ha creato scalpore tra le varie mamme che si sono rivolte all’attivista bolognese per i disturbi alimentari Maruska Albertazzi che ha denunciato il tutto sui social. Denunce che hanno sollevato un polverone anche mediatico a tal punto che l’editore ha chiesto scusa e ha ritirato definitivamente tutte le copie dal commercio affermando questo:
Possiamo però garantirle che lo scopo del volume era quello di motivare le ragazze e i ragazzi a uno stile di vista attivo e a un’alimentazione sana, siamo consapevoli di quanto il tema affrontato sia delicato e di come l’approccio a tali questioni sia in continua evoluzione.
Body positive: qualcosa cambia
Il termine Body Positive nasce tra il 2010 e il 2011, grazie ai numerosi post social di donne considerate oversize che celebravano orgogliosamente il loro corpo. Ma perché positive?
Perché non esistono canoni estetici standard per la bellezza del proprio corpo, qualunque forma abbia. L’unico modo per contrastare il fenomeno della diet culture è quello di essere orgogliosi di noi, di come siamo, unici e belli. Questo è un messaggio positivo che dovremmo infondere alle nuove generazioni, per far si che crescano pieni di autostima e senza timori di guardarsi allo specchio.
La bellezza sta nell’essere diversi.