Quello di Giusy Sciacca non è un nome che risuona nuovo nel panorama giornalistico e letterario. Ha già al suo attivo diverse collaborazioni con testate giornalistiche quali La Sicilia, ButtanissimaSicilia, SicilyMag e La Voce di New York ed è inoltre fondatrice del blog Parola di Sikula, dedicato ai libri e alla cultura. Giusy Sciacca ha la Sicilia nel cuore e non potrebbe essere altrimenti perché è una figlia di questa terra.
Nata a Lentini, vive dividendosi tra Roma e Siracusa, esercita la professione di controllora del traffico aereo ma senza tralasciare quella che è la sua passione primaria: la scrittura. È infatti autrice di racconti, romanzi e testi teatrali. E vogliamo dimenticare la poesia? Ovviamente no, infatti Giusy Sciacca è anche ideatrice e curatrice del Premio Nazionale di Poesia Sonetto d’Argento Jacopo da Lentini.
Non è un nome nuovo il suo dicevo prima, infatti ho già avuto modo di segnalare un’altra delle sue interessanti iniziative dedicate alla Sicilia, ovvero Siciliani per sempre, un’antologia di ventiquattro racconti di autori di origine o adozione siciliana. Giusy Sciacca ama la sua terra, questo è fuori da ogni dubbio e da siciliana quale sono, non posso che comprenderla e apprezzarla. La sicilitudine, l’amore viscerale per questa terra bella, maledetta e carica di mille contraddizioni, può comprenderlo soltanto chi è nato e/o vissuto in Sicilia.
Il nuovo libro di Giusy Sciacca, Virità, femminile singolare-plurale, pubblicato da Kalós Edizioni il 26 marzo 2021, porta già nel titolo il marchio di terra sicula: la parola virità (verità) che l’autrice ha voluto riportare proprio in lingua siciliana, penso, per dare una identità precisa al suo libro. Infatti il libro è un percorso di ricerca dalla Sicilia verso l’universalità della storia mediterranea, attraverso la narrazione del femminile. Venti donne, venti protagoniste, venti voci pronte a prendere la parola per raccontare la propria storia, la propria verità. Donne del mito o realmente esistite, dee, sante, rivoluzionarie, ma anche eretiche, nobildonne e scienziate: tutte legate in qualche modo alla terra di Sicilia.
Sappiamo come la donna, in Sicilia ma anche altrove, abbia sempre avuto un ruolo di secondo piano rispetto al potere maschile e spesso, la sua voce non solo non veniva ascoltata ma addirittura fatta morire in gola prima che emettesse qualsiasi suono: in Virità, femminile singolare-plurale, Giusy Sciacca dà voce a quelle donne che non l’hanno mai avuta. Ognuna delle venti protagoniste del libro racconterà la sua verità al singolare, secondo la sua personale visione.
Qual è la verità? Domanda sbagliata. La verità non è mai solo singolare, ma di certo è femminile.
La virità plurale di Giusy Sciacca
Alcune abitano sull’Isola dai tempi del mito, altre sono partite per poi ritornare, altre ancora sono arrivate in epoche più moderne, fino a giungere agli albori del Novecento. Sono dee, artiste, nobildonne, talvolta sante, ma anche rivoluzionarie, eretiche, scienziate. In una parola, donne. E non aspettano altro che essere ascoltate.
Insieme, dentro un libro e singolarmente a dare la propria versione dei fatti, le voci della dea Aretusa, di Demetra e Kore, di Santa Lucia, di Cleopatra di Sicilia, di Damarete di Agrigento, di Peppa la cannoniera e altre, narrate e vagliate dalla penna di Giusy Sciacca, diventeranno pluralità: un coro di virità che non può restare inascoltato, direttamente dalla storia, attraverso l’autrice che funge da portavoce.
Giusy Sciacca racconta…
Siano state esse regnanti, nobili o schiave e popolane, criminali o eretiche, donne di scienza e artiste, hanno vissuto da protagoniste più di quanto spesso la storia o la letteratura abbia reso loro merito perché viziate da misoginia atavica, di frequente tanto interiorizzata da non essere percepita. A queste si aggiungono le nostre sante e le ninfe dalle quali spesso i riti religiosi provengono.
Delle protagoniste ho cercato di interpretare il sentire, ciò che non hanno detto o non è stato sufficientemente ascoltato. Non hanno mai parlato così o non era stato permesso loro di parlare in alcuni precisi momenti. Adesso, sì.