Giulio Andreotti, notissima personalità politica, pur essendo passato a miglior vita già da 7 anni, il 6 Maggio 2013, è tornato in libreria dal 27 Agosto 2020, con una nuova pubblicazione edita da Solferino Editore: I diari segreti, un titolo che fa già pensare alle tante “cose oscure”che riguardano il mondo politico.
Ho usato l’espressione “cose oscure” non perchè si tratti necessariamente di intrallazzi o accordi sotto e sopra il banco parlamentare, ma perchè il mondo politico è spesso un universo nascosto di cui si tende a non volersi interessare. Sbagliando. E lo affermo senza timore di essere smentita.
La politica non è quella “cosa aliena” lontana da noi: la politica in democrazia è fatta da tutti noi, dipende dalle nostre scelte. È il nostro coinvolgimento in prima persona che determina il buon funzionamento o meno della cosa pubblica. Sarebbe un lungo discorso… E mi pare di averlo già fatto, anzi se vuoi, ti rimando ad un mio articolo che affronta l’argomento.
Fior di menti eccelse di tutti i tempi hanno dedicato un loro pensiero alla politica, ne riporto uno di Platone (scusa se è poco) che arriva direttamente dalla Grecia antica a dimostrazione che, dopo tanti secoli, niente è cambiato da allora nell’accezione comune che si ha del concetto:
Il prezzo pagato dalla brava gente che non si interessa di politica è di essere governata da persone peggiori di loro.
Giulio Andreotti, chi è?
Se proviamo a chiedere alle nuove generazioni chi è Giulio Andreotti, probabilmente ci guarderanno come se venissimo da un’altra epoca. In effetti è proprio ad un’altra epoca che il nostro appartiene: la cosiddetta Prima Repubblica. Prima di Mani pulite, prima di Berlusconi, prima che il trasformismo appiattisse gli ideali esistevano i partiti che si collocavano in aree precise dello schieramento politico: Giulio Andreotti era.
Era e fu per lungo tempo la punta di diamante dell’area di centro: la famosa e storica Democrazia Cristiana, esplosa poi in mille pezzi-partito, lo ebbe come riferimento importante per le sue strategie politiche. Diverse volte si trovò a ricoprire cariche istituzionali importanti: Presidente del Consiglio per sette volte e ministro per trentadue. Un record ineguagliato. E, forse, ineguagliabile.
Giulio Andreotti passava da un vertice internazionale a una riunione con gli elettori di Frosinone. Così, senza fare una piega. Giulio, in quegli anni, è il pivot della politica. È un riferimento, a prescindere dal ruolo ricoperto. Tutti lo cercano. Uomini di partito, funzionari, esponenti della società e del mondo economico, cardinali. Il Divo è un passe-partout per chiunque voglia interagire con la Dc.
Così leggo e riporto da un recente articolo che vale davvero la pena di visionare per inquadrare bene il personaggio. La sua figura leggermente curva, i caratteristici occhiali, la voce e il modo di parlare inconfondibile furono il cavallo di battaglia di imitatori e personaggi dello spettacolo, per molto tempo. Cose queste che non lo videro mai risentito. Aveva fatto sua la famosa frase “bene o male purchè se ne parli”?
Dotato di viva intelligenza, di sottile ironia, di capacità mediatiche non indifferenti, Giulio Andreotti fu anche implicato nelle indagini per l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro e in vari processi per mafia, dai quali uscì indenne, chiaramente. La verità giace in una tomba assieme a lui e, probabilmente, non si saprà mai.
Giulio Andreotti, I diari segreti
Nel tentativo di storicizzare la figura politica del “Divo Giulio”, i figli Serena e Stefano hanno autorizzato e curato la pubblicazione dei Diari segreti paterni, compresi tra il 1979 e il 1989. Il titolo è un filo enfatico. I “segreti” di Andreotti ammesso ve ne siano riposano con lui dal 2013, anno della dipartita. I Diari sono appunti, anche gustosi per nostalgici della Prima Repubblica, ma non sono destinati a cambiare la lettura della storia. Per come ci è stata raccontata. Niente giudizi sprezzanti, niente narcisismo, niente verità svelate o esoterismi. Sono frasi. Messe giù su carta per fare memoria all’autore di fatti e personaggi. Ma sempre in stile andreottiano. C’è un velo di ironia, però nulla di pruriginoso nelle descrizioni. Soprattutto appartengono a un’altra epoca. Analogica. Senza pc, senza telefonini, senza Whatsapp, senza note vocali e senza tutto l’ambaradan che abbiamo oggi per tenere archivio dei nostri pensieri. Meglio, peggio? Chi lo sa.
Questi suoi diari inediti – che cominciano il 6 agosto 1979 e finiscono il 22 luglio 1989, quando l’autore assume la guida del suo sesto governo – diventano così la storia dall’interno non solo del nostro Paese in un periodo cruciale, ma anche degli Stati Uniti da Carter a Reagan, dell’URSS da Breznev a Gorbaciov, della rivoluzione iraniana, dell’eterno conflitto in Medio Oriente, della tormentata costruzione di un’unità europea. Allo stesso tempo, raccontano la vita quotidiana dell’uomo che per oltre mezzo secolo ha dominato la vita politica italiana.
Nella nota introduttiva al libro, curata da Andrea Riccardi si legge: questi diari rivelano il «segreto» dell’azione politica di Andreotti, un’immensa tessitura di relazioni nella politica italiana, nella Chiesa e sullo scenario internazionale.
Del resto uno come Giulio Andreotti che affermava Il potere logora chi non ce l’ha, non poteva lasciarsi logorare dalla sua mancanza, mi pare logico. E quindi tutti i modi diventavano leciti per mantenerlo stretto. Peccato (o meno male?) che la morte è una livella ed uniforma ogni cosa. Uomini di potere di tutti i tempi e poveri cristi di tutte le latitudini.