Ti segnalo due novità letterarie targate Bompiani Editore. Disponibili nelle librerie L’acqua del lago non è mai dolce ultimo romanzo di Giulia Caminito e Tutto il bene che si può il libro inserito nell’appuntamento di Book club di Bompiani che segna l’esordio letterario di Rye Curtis.
Pur se con origini marchigiani da parte di madre, Giulia è nata a Roma nel 1988 e si è laureata in Filosofia politica. Lei si considera fragile e intrappolata dalla ipocondria che le ha creato molti problemi. Ma cosa ha spinto l’autrice alla scrittura?
“Sono una ex studentessa di Filosofia che dopo la laurea ha iniziato a lavorare nell’editoria. Mentre ero all’università ho scoperto il mio interesse per la scrittura e da quel momento ho cominciato al coltivarlo per iniziare un percorso di lavoro su me stessa e sul mio modo di esprimermi.
L’ipocondria è una malattia e non fa ridere” confida l’autrice, “Ho avuto degli episodi che mi hanno fatto capire che mancava un filtro razionale tra la mia mente e il mio corpo, un passaggio razionale che mi dicesse di non proiettare su di me tutto quello che mi faceva paura. Un meccanismo difficile da sciogliere perché per la maggior parte del tempo è inconscio, ma sembra reale: ti preoccupi di cose che non hai e magari la malattia reale non la individui né comunichi”.
L’acqua del lago non è mai dolce arriva dopo l’esordio di Il Grande pubblicato da Giunti nel 2016 con il quale Giulia Caminito ha vinto il Premio Bagutta Premio Berto e Il Premio Brancati giovani. Nel 2018 esce Un giorno verrà edito sempre da Bompiani nel 2018.
I personaggi del nuovo romanzo sono in apparenza fragili ma nascondono irrequietezza e una forza inespressa.
“Io sono stata un cigno, mi hanno portata da fuori, mi sono voluta accomodare a forza, e poi ho molestato, scalciato, fatto bagarre anche contro chi s’avvicinava con il suo tozzo di pane duro, la sua elemosina d’amore”.
Il romanzo di Giulia Caminito
Odore di alghe e sabbia, di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: sulle rive del lago di Bracciano approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, madre coraggiosa con un marito disabile e quattro figli. Antonia è onestissima e feroce, crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua figlia femmina a non aspettarsi nulla dagli altri.
E Gaia impara: a non lamentarsi, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo, a leggere libri e non guardare la tv, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe e l’infelicità dove nessuno può vederla.
Ma poi, quando l’acqua del lago sembra più dolce e luminosa, dalle mani di questa ragazzina scaturisce una forza imprevedibile. Di fronte a un torto, Gaia reagisce con violenza, consuma la sua vendetta con la determinazione di una divinità muta. La sua voce ci accompagna lungo una giovinezza che sfiora il dramma e il sogno, pone domande graffianti. Le sue amiche, gli amori, il suo sguardo di sfida sono destinati a rimanere nel nostro cuore come il presepe misterioso sul fondo del lago.
Tutto il bene che si puo è invece il romanzo di esordio di Rye Curtis. Di lui sappiamo che è nato ad Armarillo nel Texas, che attualmente risiede nel Queens ed è laureato alla Columbia University.
Il suo romanzo è stato definito drammatico e umoristico, ricco di sfumature e di sorprese. Al centro della storia due personaggi che, nella loro normalità, sono capaci di adattarsi a situazioni straordinarie esprimendo compassione e dignità.
Queste sono alcune righe tratte dal libro
“Mi sono svegliata al rumore del tuono. Era ancora buio e il vento e la pioggia scrosciavano tra gli alberi. Il fuoco si era spento e il legno carbonizzato sibilava come un nido di serpi fumanti. Mi sono messa con la schiena contro il tronco dell’abete, più schiacciata che potevo ma la pioggia mi prendeva comunque. Si era formata da una pozza e io ero proprio nel mezzo. La pioggia mi ha lavato la permanente. Dovevo sembrare un topo bagnato fradicio”.
Tutto il bene che si può
È una domenica d’agosto del 1986 quando un aereo da turismo precipita in un’impenetrabile foresta dei monti Bitterroot, nel Montana. A bordo oltre al pilota ci sono i signori Waldrip, un’anziana coppia texana in vacanza. L’aereo risulta disperso, e le ricerche non danno esito. Ma Cloris Waldrip, 72 anni, è sopravvissuta.
È la sua voce che ascoltiamo per metà del libro: la voce interiore di una donna piena di spirito e di energia, che non si lascia scoraggiare dalla situazione impossibile in cui si ritrova e cerca di sopravvivere con coraggio e umorismo, raccontandosi storie del passato e rivelandosi verità mai confessate mentre avanza nella foresta guidata solo dal buonsenso, si nutre di bacche, vermi, erbe, dorme nelle caverne, sfugge per miracolo a ogni genere di pericoli e insidie.
L’altra metà del libro è occupata da Debra Lewis, ranger che nel thermos tiene Merlot dozzinale invece del caffè ed è la sola, contro ogni logica, a continuare a seguire le tracce esili e contraddittorie che sembrano dire che Cloris è ancora viva. I giorni diventano settimane; la polizia è alla ricerca di un molestatore-rapitore di bambine che sembra aver trovato rifugio nella stessa foresta; Cloris è sempre più debole, affamata, diminuita dal freddo; Debra sempre più ostinata.
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Buona lettura!