Un libro per ricordare…
Quando non si vive un’esperienza, qualunque essa sia, non è facile comprenderne fino in fondo la sofferenza o la gioia che questa ha infuso nelle persone che l’hanno condivisa. Ecco perchè il 27 gennaio è una data difficile da ricordare, non nel senso della difficoltà mnemonica ma nel senso del dolore che tutto ciò che è accaduto ha procurato. E’ un qualcosa che va oltre la sofferenza, oltre l’immaginabile, la percezione di una violenza e di una spietatezza che non si riteneva potesse far parte della razza umana. E anche ora, comprenderne i motivi riesce veramente difficile.
Simon Wiesenthal, nel libro “Gli assassini sono tra noi” (Garzanti) spiega come, coscienti nella lucida follia di aver commesso atrocità inimmaginabili, i nazisti fossero consapevoli che solo la “memoria li avrebbe potuto annientare”. E’ una magra consolazione ma, in qualche modo, è proprio la memoria storica che non è andata persa anche se è giusto e doveroso non generalizzare. Spesso, infatti, si tende a rimuovere ciò che ci ha fatto del male, e allora come non comprendere la scelta dei molti sopravvissuti di far cadere nell’oblio tanta sofferenza; è nostro dovere comprenderlo, cosi come dobbiamo rispetto per la libertà di chi invece, ritiene che il dolore debba ancora essere gridato a gran voce, come una liberazione.
La libertà di esprimere un pensiero, di ritornare al passato per non dimenticare gli amori perduti, gli affetti scomparsi, scegliere di rivivere il dolore dell’anima per scuotere le coscienze. Stiamo parlando di una libertà perduta e dolorosamente ritrovata, di una dimensione percepita come lontana ma ancora avvertita nello spirito ed è per questo che il 27 gennaio va ricordato, per il rispetto verso coloro i quali, nonostante tutto, faticosamente, hanno trovato la forza di parlare, e la speranza di ricominciare a vivere.
Liliana Segre è una delle ultime sopravvissute all’olocausto. La sua speranza, come quella dei tanti che, come lei, sono riusciti miracolosamente a salvarsi, è di non dimenticare, come fosse un’eredità custodita gelosamente. Libro di storia, libri di memorie, qualsiasi cosa purchè se ne parli, e allora, vi segnalo subito alcuni dei libri che vale la pena leggere.
Un’altro libro legato alla Shoah è il romanzo di Joseph Joffo, “Un sacchetto di biglie” edito da Bur Biblioteca Univ. Rizzoli. Il libro narra le esperienze drammatiche di due fratelli in fuga dai nazisti, dall’invasione tedesca in Francia fino alla salvezza. Si può leggere dai 10 anni in su, n’è stato tratto il film che è nelle sale cinematografiche dal 18 Gennaio scorso.
Ancora due libri da segnalare: “La scomparsa di Joseph Mengele di Oliver Guez edito da Neri Pozza, racconta la fortunosa fuga in Brasile dello spietato medico nazista mentre ritorna nelle librerie, Monika Hesse, con il suo ultimo romanzo “La guerra di Margot,” storia di una giovane tedesca rinchiusa in un campo d’isolamento americano e la sua amicizia con una giapponese.
Un’altra emozionante testimonianza la troviamo nel libro delle sorelle Bucci “La nostra storia di sopravvissute della Shoah Andra e Tatiana Bucci,” Noi bambine ad Auschwitz” il libro racconta la lunga e dolorosa esperienza delle due sorelle all’interno del campo di concentramento, del faticoso e lungo peregrinare in Europa dopo la liberazione e il lento recupero verso la normalità
Non può mancare il romanzo per i ragazzi dedicato ad Anna Frank, scritto da Ari Folman e iillustrato da David Polonsky. “Anne Frank. Diario” si basa sul diario definitivo della giovane ebrea, tracciandone un ritratto inedito e irriverente dell’adolescente.
Per i più piccoli, è molto indicato il lungometraggio d’animazione “La stella di Andra e Tati”, scritto da Alessandra Viola e Rosalba Vitellaro. Attraverso le prime immagini del primo film d’animazione europeo sull’olocausto, il libro racconta la storia delle due sorelline e la loro tragica esperienza nei campi di concentramento.
Ti auguro una buona lettura!
Ottimo articolo!
Grazie Angelica. Il tuo pensiero mi grafica. Nonostante fosse una segnalazione di libri ho sentito il dovere di esprimere, non senza amarezza, il mio pensiero che, in qualche modo hai condiviso. Grazie ancora e continua a seguirci.!