Ho letto Gioco d’amore di Mathilda Blake quando è uscito, spinta dalla cover stupenda che in edicola ha attratto la mia attenzione. E sono state due le domande che mi sono fatta e che propongo anche a te, caro iCrewer, fedele lettore di commenti su libri belli e brutti.
La prima suggestione è: perchè gli Harmony dovrebbero essere considerati di serie B? Come mai l’edicolante, lo stesso che fuma mille sigarette e che non porta la mascherina, quello stesso giornalaio che mette ancora (sì, esistono anche nel 2020) i giornaletti porno in un’anta esposta dell’edicola nonostante che il web sia pieno di porno gratuito, se ti vede comprare un Harmony ti guarda con un misto di ridicola compassione e provocante machismo?
Cioè come a dire ‘venga qua signora che i pruriti glieli tolgo io’. Superbia o pregiudizio? Secondo quale teorema se leggo un Harmony sono una casalinga disperata sessualmente frustrata (comunque mai con l’edicolante, fosse solo per l’alito da avvoltoio) o una donna fallita come moglie e amante?
Prendo nella fattispecie l’esempio di Gioco d’amore di Mathilda Blake, un volumetto particolarmente ben fatto, spassoso e piccante allo stesso tempo, ben scritto e ottimamente curato nella forma. Una narrazione semplice eppure ben architettata con una storia credibile, battute ironiche, scene stuzzicanti, personaggi spiritosi. Niente è esagerato, i clichè sono utilizzati in modo da essere funzionali alla storia e tutta la trama gira intorno a un evento storico ovvero l’invenzione del vibratore a batteria, utilizzato all’inizio come cura contro l’isteria femminile e poi come oggetto di piacere.
Ora, senza esagerare, io di libri ne leggo un tot e con tutta franchezza, storie che trovano un perfetto connubio tra la scorrevolezza della lettura e l’accuratezza della storia narrata ce ne sono davvero poche. Ma Gioco d’amore è uno di quelli e, sempre senza esagerare, i romanzi Harmony sono spesso tra i libri meglio realizzati che mi capitano tra le mani. E allora perchè sono preda di un pregiudizio così radicato?
I primi Harmony risalgono ai primi anni ’80, significa che sono sul mercato da qualcosa come quarant’anni! Quaranta anni, lo ripeto, e hanno educato e appassionato alla lettura generazioni intere di ragazze che poi non si sono mai più fermate nella ricerca di libri.
Ricordo quando all’università, per non farmi prendere in giro, coprivo gli Harmony coi libri di testo e fingevo di essere assorta in dotte letture di saggi sui massimi sistemi. E invece mi godevo con gran gusto un bell’Harmony storico (i miei preferiti).
Senza considerare che le autrici di questi bei romanzi sono scrittrici di gran calibro: Mathilda Blake, per citare l’esempio in questione è traduttrice e sceneggiatrice e autrice di libri per ragazzi. Davvero tu, iCrewer pensi che entrare a far parte di un esempio letterario come le collane Harmony sia un gioco da nulla? Davvero si crede che il pubblico Harmony sia composto da lettrici di serie B?
Gioco d’amore di Mathilda Blake
Seconda suggestione, e su questo ti invito a riflettere, caro lettore: la protagonista di Gioco d’amore trova il vibratore un oggetto scandaloso, pur essendo lei una donna che, nel 1899, si definisce emancipata. Non crede che il matrimonio sia l’unico scopo della sua vita, ha un’autentica passione per la sua cagnolina Prissie e in generale detesta la prevaricazione maschile.
Ecco, io mi domando come e se sia cambiata la mentalità femminile da allora ad adesso. Perchè sì è vero che nel mezzo c’è stato il 1968 con la sua rivoluzione sessuale, è vero che il vibratore adesso è un oggetto cult prodotto in ogni formato e decorazione ma è anche vero che entrare in un sexy shop per molte donne è tutt’ora fonte di grande imbarazzo.
Acquistare sex toys su internet è un sistema comodo per mantenere l’anonimato e non metterci la faccia (a parte se si ha un corriere particolarmente curioso…) perchè di fatto l’autoerotismo è una pratica… embè imbarazzante. È come denunciare di non fare sesso con nessuno e aver bisogno del piacere artificiale del balocco. Per una donna… per un uomo va sempre bene.
Allora, mi domando, cosa è cambiato nella percezione dell’oggetto in questione dal 1899, anno di Gioco d’amore, a oggi? Noi donne moderne, single convinte o madri e mogli, lavoratrici no-stop o giocoliere degli orari lavoro-famiglia, votanti, parlanti, scriventi, con il diritto di entrare in politica e dire la nostra, con la possibilità di divorziare e tenere i figli, con quanta leggerezza entriamo in un sexy shop?
Niente ipocrisie o risposte semplici, pensateci davvero!