George Weah è l’attuale Presidente della Liberia! Hai letto bene, nessun errore, a guidare il Paese africano è uno dei più grandi calciatori del mondo, nominato nel 1995 FIFA World Player of the Year, l’unico giocatore africano ad aver vinto ha vinto il Pallone d’Oro, nominato calciatore africano dell’anno nel 1989, ’94 e ’95 e nel 1996 è stato nominato giocatore africano del secolo.
George Weah, da campione del calcio alla Presidenza della Liberia
Weah è un’altra leggenda del calcio mondiale e la sua, come per i tanti giocatori africani, è una storia che parla di povertà estrema e di una grande passione nata tra le strade sterrate tra le baraccopoli di Clara Town ai margini di Monrovia la capitale Liberiana.
George vive fin da piccola la realtà di una famiglia divisa ed è la nonna Emma ad allevarlo e proteggerlo dallo sfruttamento del mondo esterno fino all’adolescenza.
L’unico gioco per i bambini è quello di correre insieme dietro ad un pallone e George non vede altro, perché altro non è contemplato. Nonna Emma sogna per lui un futuro diverso, lo spinge a studiare e lui l’accontenta, si applica poi ritorna in strada a giocare al pallone.
Anche da piccolo si fa subito notare dalla squadra del ghetto, gli Young Survivors ma piuttosto che calciare in porta preferiscono inizialmente metterlo tra i pali della porta ma non ci vorrà molto per scoprire il valore dei suoi piedi.
Non ci mette molto neanche il DS degli Invincible Eleven, la squadra più forte della Liberia. “La sua è qualcosa di più simile ad una danza mistica e sinuosa, dicono vedendolo giocare e non potrebbe essere diversamente. Con il pallone George si permette di tutto, è bravo sa gestire il pallone come pochi ma sa che rimanere nel suo Paese non è la scelta giusta.
Decide quindi di trasferirsi in Camerun per giocare con il Tonnerre Yaoundee, si fa spazio per bravura e intraprendenza, due elementi che non passano inosservati allo sguardo attento di Arsene Wenger, alla sua prima esperienza sulla panchina del Monaco e in quel caso, in veste di talent scout per la sua squadra. “
Portatelo qui, lo farò diventare grande”.
Nasce così’ la carriera straordinaria di George Weah. Wenger lo prende letteralmente sotto la sua protezione, lo allena individualmente, gli dà tutti gli strumenti per entrare di diritto nel gotha del calcio mondiale. Per George, abituato a giocare per strada, fare sacrifici è quasi automatico e questo lo rende ancora più forte.
Nella stagione d’esordio nel Monaco è già terzo in classifica dei cannonieri con 14 reti. Lo ferma solo un infortunio che lo blocca per un anno ma si riprende subito ancora più motivato
A Monaco però il colore della sua pelle suscita reazioni violente non sempre facili da accettare né da capire ma George continua a giocare e soprattutto a segnare. Con il Paris Saint Germaine si aggiudica finalmente il titolo di capocannoniere portando la squadra alle semifinali di Champions proprio contro il Milan.
Senza troppi preamboli Berlusconi avvia quindi le pratiche di trasferimento del campione liberiano alla squadra rossonera. La prova del nove è l’amichevole tra il Milan di Fabio Capello e la Juventus, il finale della gara è affidato tutto al liberiano, che purtroppo sbaglia il rigore.
Si alzano le critiche ma Capello non lo molla. Nel frattempo George diventa papà di George junior a cui dedica un goal meraviglioso nell’ultima partita con la magia rosso nera. Il 26 dicembre del 1995 S. Siro incorona George Weah con il nuovo pallone d’oro, King George Weah. Il Re Leone.
Ho letto su di lui un pensiero molto particolare di Carmelo Bene
“Weah? Lui è shakespeariano. L’Atto Puro. L’Immediato. Lui è pre-veggente, uno che vede prima. Weah vuol dire Giuoco, nel senso di simbolo del mondo. È il Bambino, la trasgressione che il pubblico non s’aspetta, l’accadimento imprevisto.”
George Weah “Nella vita niente è sicuro finché non accade.”
Di George Weah ricordo la valenza calcistica, la sua personalità, l’innata stoffa del goleador ma il vederlo sotto un’altra veste istituzionale e di così grande iportanza mi ha fatto riflettere
Il più delle volte, il classico luogo comune relega la figura del calciatore non adatte ad impegnarsi in attività diverse da quelle svolte agonisticamente, quasi non fossero in grado di acquisire una cultura diversa che non sia quella del gioco.
È arrivato il momento di sfatare il mito del giocatore capace di pensare solo con il pallone ai piedi e se l’esempio arriva direttamente da un paese africano ben venga. Non sono le origini a determinare la cultura di una persona quanto la sua volontà di arricchirsi, fare buon uso delle esperienze per metterle a disposizione degli altri.
Se hai il desiderio di conoscere la storia di questo grande campione di sport e di vita ti consiglio George Weah, Il sole dell’Africa il libro di Giuseppe Lombardo edito da Ultra, è davvero molto interessante
Un calciatore che ha alzato pochi trofei può diventare una leggenda? Un attaccante distante dall’immagine del bomber puro può rivoluzionare il concetto di centravanti? Una punta che ha faticato nelle competizioni europee, che con la sua Nazionale non ha mai vinto nulla, può alzare il Pallone d’Oro ed entrare nella storia?
E ancora: può un calciatore diventare un capo di Stato amato e rispettato? A tutte queste domande, l’incredibile storia di George Weah risponde con un grande sì.
Il liberiano più famoso nel mondo è sbarcato a Milano nell’estate del 1995. Ad accoglierlo un clima di scetticismo generale: su di lui incombeva l’eredità pesante di Marco van Basten, il Cigno di Utrecht dalla caviglia di cristallo.
Ma l’ariete di Monrovia si è imposto in serie A sin dalla sue prime apparizioni, mostrando a una platea di tifosi estasiati e di semplici appassionati di calcio un giocatore unico nel suo genere, un talento sopraffino che – come disse Marco Simone – portò nel Belpaese “il sole dell’Africa”.
n questa biografia è ricostruita la storia, personale e professionale, di un nove atipico: fisico statuario, velocità da gazzella ed estro sudamericano. Un ragazzino sbarcato nel Vecchio Continente come una meteora annunciata, determinato a inseguire la promessa di un riscatto.
E quando il sogno è diventato realtà, quando la fama ha sconfitto la fame, George ha deciso di lasciare tutto per inseguire un’altra impresa, assai più significativa: riportare la pace nel suo paese. Dagli inizi in Camerun alla crescita nel Principato di Monaco, dal titolo col Paris Saint-Germain all’onta del razzismo subito, dal Milan alla poltrona presidenziale della Liberia. La storia di Weah è la storia di un fuoriclasse che ha compiuto un lungo viaggio. Un viaggio che valeva la pena raccontare.