Parliamo spesso, caro iCrewer, dei libri che più adoriamo leggere, che ci fanno sognare, che occupano un posto speciale nel nostro cuore. Che ne è, invece, dei generi letterari che non piacciono? Come ci comportiamo in questi casi?
Così come non sempre è facile stabile quale sia il genere che preferiamo in assoluto, può essere complesso anche definirne uno specifico che sia per noi un tabù. Per qualcuno può essere immediato (“Il fantasy!”), ma altri potrebbero essere dubbiosi. Un po’, forse, perchè siamo restii a bollare completamente un’intera categoria come “non adatta a noi”, un po’ perchè possiamo scegliere tra così tanti volumi, che incappare proprio in quello sbagliato può essere raro. Fatto sta che la risposta non sempre è scontata.
Tra i generi che non piacciono, potrebbero rientrare brutte prime esperienze (“Chi me lo fa fare di riprovarci, se quella volta è andata così male?”); aree della letteratura a cui non abbiamo mai prestato particolare attenzione, e che quindi rientrano nella zona grigia del “non ci ho mai provato”(“Non so se mi piace il romance, però è anche vero che non ho mai letto un romanzo che fosse interamente rosa”); o, ancora, filoni specifici di cui abbiamo una conoscenza sommaria, ma non sufficiente per creare davvero un giudizio di preferenza (“Ah si, ne ho letto uno così, ma è passato tanto tempo. Non so se ora mi piacerebbe”).
Un altro caso sono le poesie, con cui ho avuto due tipi di relazione: quella stabile, annuale, duratura e controversa sbocciata tra i banchi di scuola; e quella occasionale, sporadica, che nasce dal guizzo di un momento, con l’unica raccolta che risiede nella mia libreria – I fiori del male, di Charles Baudelaire. Dopo tutto ciò, ho ancora una visione molto vaga della mia opinione.
Negli ultimi tempi ho rivalutato i saggi. Per anni ho pensato che non facessero per me e poi, all’improvviso, mi è capitato di leggerne alcuni davvero sensazionali, facendomi così riconsiderare l’intero campo. Nel caso in cui volessi testare la mia esperienza, sto parlando di Il vichingo nero di Bergsveinn Birgisson, Le donne erediteranno la terra di Aldo Cazzullo e Gli immortali di Alberto Giuliani.
E sono sicura che ante tu hai degli aneddoti simili (ti va di raccontarceli?). Che fare, allora, con questi libri?
Generi letterari che non piacciono: come affrontarli?
Direi che è il caso di partire da un presupposto molto importante: non tutti i generi devono per forza fare per noi. Se ci abbiamo provano e non è andata, o proprio non ci ispirano, pace. Lasciamoli stare e andiamo oltre. La lettura è prima di tutto un momento per noi, e se la forziamo perde forza e magia.
Ovviamente, ci sono momenti in cui, volenti o nolenti, dobbiamo arrivare all’ultima pagina – per motivi scolastici, lavorativi, o per sfida personale. Come fare, allora?
Il mio primo consiglio – che, tra l’altro, è quello che sto mettendo in pratica in questi giorni – è non cercare di leggere ore e ore un genere in cui non ci sentiamo a nostro agio, ma intervallarlo a qualche altro libro. Prestabilire un obiettivo giornaliero da raggiungere e raggiungibile (un paio di capitoli, una trentina di pagine) e andare con calma, senza forzare la mano. Potrebbe essere una buona idea anche alternare la novità alla rilettura di qualche volume che conosciamo e che adoriamo, in una sorta di momento di decompressione.
Un altro metodo utile è andare per gradi. Se non hai mai letto un thriller, e hai il vago sospetto che potrebbe non piacerti, magari è meglio iniziare con uno di un qualche centinaio di pagine, non subito dal mattone di sette, ottocento facciate.
Buona cosa è anche accettare consigli da amici lettori accaniti, che possono aiutarci nella scelta, soprattutto se conoscono i nostri gusti. Per esempio, a un’accanita/o lettrice/lettore di romance che vuole cimentarsi con il fantasy, potremmo dire di provare con il paranormal romance, prima di approdare a Tolkien. Così combinerebbe insieme ingredienti conosciuti (la storia d’amore) e nuovi (la dimensione paranormale).
E comunque, rimane sempre valido il primo punto. Lo dice anche Pennac: se non ci piace, non leggiamolo!
Sempre complesso leggere un genere letterario che non piace