Gabriele D’Annunzio non si cancella, si ricorda: Memento audere semper, Ricorda di osare sempre. Il secondo dopo guerra ha fatto carte false per cancellarlo, denigrarlo, renderlo una patetica figura dalle perversioni sessuali imbarazzanti. Gabriele D’Annunzio, il ricordo di lui, è stato oggetto di scherno da parte di personaggetti miserrimi che nulla avevano a che fare nè con il suo genio artistico nè con la sua vita.
Gabriele D’Annunzio, memento audere semper
Invidiosi della sua vita, se mai. Perchè se qualcuno ha voluto e avuto una vita spericolata, quello è stato senza alcun dubbio Gabriele D’Annunzio, poeta decadente dalla penna barocca e prosatore sopraffino di rarissima intensità.
Alcuni scrittori dicono che non si scrive ciò di cui non si conosce nulla, ebbene D’Annunzio ha scritto la passione perchè era il sentimento che conosceva in assoluto di più. Passione politica, passione patriottica, d’amore. La smania vitale che lo consumava lo ha spinto a imprese belliche al limite della follia che ancora riempiono d’orgoglio gli studenti che studiano le pagine su cui sono sommariamente descritte.
Ma non posso qui soffermarmi sulla sua vita di amante infaticabile (vi piacerebbe eh, a voi che lo definite un pervertito, avere le donne che ha avuto lui, essere amato e amare come ha amato ed è stato amato lui… poveri piccoli!), di eroico combattente (no, voi, critici-sempre-dalla-parte-del-giusto studiate nei vostri studioli polverosi, non conoscete l’adrenalina del rischio), di grande ispiratore di ideali (no, voi, ometti, gli ideali al massimo li seguite insieme al resto del branco).
Sono a parlare della sua immensa prosa, che io preferisco di gran lunga alla poesia, tra l’altro. L’intensità dei sentimenti che descrive, le storie e gli amori decadenti di una Roma alto borghese che fa sognare, sono un balsamo conturbante per qualsiasi anima. Nelle sue opere si celebra il superuomo inteso come colui che tenta, a volte invano, di soprelevarsi dalle passioni umane e carnali.
Il piacere, considerato di sicuro il più riuscito libro di Gabriele D’Annunzio, narra di una battaglia combattuta nell’animo di Andrea Spinelli, il protagonista, tra un amore spirituale, ascetico quasi, e uno carnale e sensuale. Uno divino e uno umano, uno liberatorio e uno che incatena alla passione e al desiderio.
Gabriele D’Annunzio l’amante guerriero
E’ forse l’apice del percorso iniziato da Gabriele D’Annunzio con Il fuoco, l’opera in cui il superuomo artista si eleva dall’umanità e la utilizza allo scopo di creare un’opera d’arte perfetta. Andrea Spinelli, dandy romani, viveur protagonista de Il piacere, perde la battaglia per liberarsi dalle esigenze carnali e umane. Ne rimane inevitabilmente schiavo come lo fu anche Gabriele D’Annunzio.
Schiavo della sua ingordigia di vita, in un momento in cui l’Italia lasciava i fasti della bella epoca e entrava nelle tribolazioni della prima guerra mondiale e poi nel dinamismo del dopo guerra, quando il Fascismo fu sguardo verso il futuro, cultura del moderno.
Ecco che Gabriele D’Annunzio diventa protagonista assoluto del ‘900 come artista simbolo di una mentalità da una parte decadente, con la disillusione dei sentimenti, e dall’altra in spasmodica ricerca della dimostrazione della propria superiorità.
Insomma, Gabriele D’Annunzio è una figura così mastodontica del secolo scorso, che neanche i più accaniti haters riusciranno mai a sminuirlo.