F(t)E(a)M non serve solo a consigliare libri sulla parità di genere, dare nozioni sull’indipendenza sessuale o far capire meglio le questioni di genere. F(t)E(a)M serve anche a ricordarci che non solo gli uomini fanno la storia. Oggi infatti, parliamo di Paskedda. Lo so, nessuno di noi sa chi è… ma perché?
Paskedda la donna emblematica ma dimenticata:
Siamo a Nuoro, in Sardegna ed è il 26 aprile del 1868.
Al grido di “Torramusu a su connottu” (Ritorniamo alla consuetudine), storico motto diventato simbolo della ribellione contro la privatizzazione delle terre, Pasqua Selis Zau, nota Paskedda, guidò l’assalto al Municipio. Incitò una piccola folla esasperata, che si opponeva alla decisione di mettere all’asta le terre ad uso comunitario, necessarie alla sopravvivenza di pastori e contadini.
Sessant’anni, vedova, dieci figli da sfamare, si racconta che, afferrati i documenti catastali, dati poi alle fiamme nella piazza, lanciò il suo urlo di rabbia e disperazione: “Ecco su sambene de su poveru” (Ecco il sangue del povero). La sua storia, documentata dal poeta Salvatore Rubeddu che assistette all’evento, rivive ora tra le pagine di un libro di Gianluca Medas intitolato Paskedda – Torramus a su connottu edito dalla casa editrice Edizioni Abbà.
Medas dà poi voce ai poeti, cantori di ingiustizie e soprusi. Rievoca le proteste contro la privatizzazione delle terre con esclusione dei poveri, che hanno origini lontane. Le tensioni sociali si riaccesero con l’ Editto delle Chiudende nel 1820: negava ai pastori e ai contadini la possibilità di poter usufruire di spazi comunitari dove coltivare o far pascolare le greggi. Il fuoco della rivolta nell’Isola ha trovato un nuovo capitolo con la sollevazione contro l’abolizione degli ademprivi, nel 1865. Atti che “mutarono tragicamente delicati e secolari equilibri fra contadini e pastori”.
“Quella di Paskedda Zau è la storia di un’assenza, quella delle donne escluse dalla storia, ma è una storia universale, dietro la sua ribellione c’è il grido di un popolo, ancora inascoltato”. –Gianluca Medas
I resti di Pasqua Selis Zau riposano in una tomba comune. Due targhe sono dedicate alla sua figura. Una è a Nuoro, di fronte a Palazzo Martone, il vecchio Municipio sede della rivolta. L’altra è a Guspini, nella zona industriale dedicata, con delibera comunale, alla toponomastica femminile.
Dunque, accanto ai nomi di altre 49 donne pioniere, innovatrici di tutto il mondo, possiamo trovare anche quello di Pasqua Selis Zau “popolana coraggiosa”.
“Parlare di donne e non solo di uomini che hanno fatto la storia è la chiave che apre le porte per quel lungo cammino verso la parità”. -Susi Ronchi