La notizia della morte di Franco Loi avvenuta qualche settimana fa, il 4 gennaio 2021, è passata un po’ in sordina. Giornali e telegiornali, come ben sappiamo sono invasi da altre notizie: fra covid che ormai si è “stabilmente installato” in mezzo a noi e problemi di crisi di governo che anche quelle sono stabilmente stabili, un poeta che muore, alla bella età di 91 anni, passa un po’ in secondo piano.
La poesia non risolve le crisi di governo e non immunizza dai virus di nuova generazione: la poesia, fra le altre cose, è piuttosto il modo di entrare dentro i problemi, coglierne l’essenza e raccontarli con parole nuove. Parole che inducono a riflettere e spesso a guardare oltre, non per evadere da essi ma per prenderne coscienza e trovare soluzioni. E non restare perplesso davanti a queste mie affermazioni, caro lettore: la poesia, oltre a donare emozioni, deve avere un ruolo sociale, un ruolo di denuncia che induce a pensare. Altrimenti è solo puro esercizio letterario, bello quanto si vuole ma fine a se stesso.
La notizia della morte di Franco Loi, è passata un po’ in sordina dicevo. Devo ammettere che non conoscevo la sua opera fino a quando una collega di redazione (a proposito, grazie Francesca), me l’ha segnalata e da lì, come accade sempre in questi casi, il “demone” della curiosità si è attivato nel mio cervello e ha cominciato ad operare. E fra letture e ricerche online scopro Franco Loi post-mortem. E devo dire che è stata una scoperta alquanto sorprendente.
Franco Loi da impiegato a poeta
È molto strano come a volte la vita possa riservare sorprese e cambiamenti che mai avremmo immaginato. Così succede che Franco Loi, nato a Genova nel 1930 da padre sardo e madre emiliana, si trasferisce a Milano da piccolo e qui compirà studi tecnici diplomandosi in ragioneria. Successivamente lavorerà come contabile, come impiegato e infine approderà, nel 1962, nell’Ufficio stampa della casa editrice Arnoldo Mondadori Editore.
Sarà forse stato il lavoro alla Mondadori che avrà avuto il suo bel ruolo nell’approdo di Franco Loi al porto non sempre tranquillo dell’arte poetica? Forse. Oppure semplicemente, ad un certo punto della vita, ha preso coscienza che c’era in lui qualcosa da esternare che premeva dal di dentro? Non lo so. Posso solo formulare qualche vaga ipotesi dettata soltanto dalla mia immaginazione e da quel minimo di conoscenze acquisite da frequentatrice di versi e affini.
Fatto sta che dopo essere stato attivo militante comunista e aderito al movimento della nuova sinistra, dal quale si distacca in seguito assumendo posizioni ideologiche molto personali, nell’arco di nove anni tra il 1965 e il 1974, Franco Loi avvia una fervida attività poetica che non lo abbandonerà fino alla fine: scrivevo versi per quattordici ore filate al giorno, mi sono sempre considerato amanuense di Qualcuno.
Il Qualcuno scritto in maiuscolo non è una svista ortografica, caro lettore. Quel Qualcuno è il più qualcuno di tutti.
Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente,/ forse memoria siamo, un soffio d’aria,/ ombra degli uomini che passano,/ i nostri parenti,
forse il ricordo d’una qualche vita perduta,/ un tuono che da lontano ci richiama,/ la forma che sarà di altra progenie…
Ma come facciamo pietà, quanto dolore,/ e quanta vita se la porta il vento!
Andiamo senza sapere, cantando gli inni,/ e a noi di ciò che eravamo non è rimasto niente.
I versi di Franco Loi che hai appena letto, dal titolo Siamo poca roba, Dio, siamo quasi niente, originariamente scritti in dialetto milanese, sono tratti dalla raccolta Liber pubblicata nel 1988 da Garzanti, della quale esistono diverse edizioni. Ti confesso che sono i primi suoi versi che ho letto e mi riprometto di approfondire meglio l’opera poetica di Franco Loi che, pur essendo essenzialmente in dialetto milanese, può essere letta da chiunque, dal momento che è anche ben tradotta in italiano.
Per Franco Loi la poesia era un’esperienza di carattere religioso, una specie di illuminazione mistica subito rielaborata in forma razionale.
I versi della raccolta racchiudono le tematiche principali della sua poetica: la scoperta della presenza del male nella storia umana e personale, la sensazione di un tradimento perpetrato e di ferite non rimarginabili, la guerra, l’energia dell’invettiva, il rimpianto di un paradiso perduto e non ultima la costanza dell’invocazione della preghiera.
La poetica di Loi, ricca di arcaismi (in particolare dantismi) e neologismi, è spesso fondata su costruzioni sintattiche anormali, essa è finalizzata a una libertà espressiva assoluta, ma nasce anche in base a una precisa scelta di campo ideologico-politica per dare voce a un proletariato oppresso e sfruttato. Lo stile violentemente espressionistico, scaturisce da una costante mescolanza di registri, dal grottesco al sarcastico al satirico.
Con queste informazioni di base, la curiosità di conoscere meglio l’opera di Franco Loi non può che crescere e se si aggiunge quanto il poeta esprime in merito al dialetto milanese, la curiosità si trasforma in interesse vero e proprio dal momento che, siciliana e figlia di una terra di emigranti, ho visto generazioni di conterranei diventare milanesi (o lombardi e non solo) d’adozione.
Un milanese parlato a Milano negli anni cinquanta, quando per le immigrazioni, per i precisi cambiamenti di ordine sociale, la lingua non aveva più un suo tessuto fermo, chiuso, ma era completamente aperta, il milanese, in quel momento era una vera e propria lingua, culturalmente aperta a tutte le esperienze.
Franco Loi, le opere
Franco Loi esordisce come poeta dialettale nel 1973, con la raccolta I cart e ha subito un buon successo. Nel 1974, pubblica Poesie d’amore edite da Il Ponte e nel 1975 il poeta dimostra di aver raggiunto la completa maturità di espressione con il poema Stròlegh, pubblicato da Einaudi con prefazione di Franco Fortini.
Nel 1978 è la volta della raccolta Teater, edita da Einaudi, nel 1981 pubblica L’Angel e L’aria de la memoria, opera omnia edita da Einaudi che raccoglie tutte le poesie scritte tra il 1973 e il 2002. Molte altre sono le sue opere, tutte scritte in dialetto milanese, tra le quali Lünn, Liber, Umber, El vent, Isman, Aquabella, Pomo del pomo.
Nella sua vasta produzione letteraria non mancano opere in prosa e saggi, oltre che articoli per varie riviste letterarie. Numerosissimi i premi che hanno consacrato Franco Loi ad autore di prestigio.