Succede sempre così: ci lascia un grande artista e una sensazione di vuoto ci pervade l’anima. Franco Battiato, il maestro, ha smesso di lottare contro la malattia martedì, a settantasei anni.
Mi piace pensare che il suo sia soltanto un allontanarsi, così come mi piace trovare conforto nel vasto lascito culturale che resterà per sempre, rendendolo vivo fino all’eternità. Canzoni, testi, parole, dipinti e pellicole cinematografiche che fisseranno il suo pensiero, elevato e profondo, sulle pagine scritte e ancora da scrivere della nostra storia.
È alla mia storia che ho pensato appena appresa la notizia della morte del cantante siciliano, al modo in cui il mio percorso si è incrociato con la sua produzione musicale. Io e le canzoni di Franco Battiato ci siamo sfiorati, qualche volta presi per mano, accarezzati. Insomma un rapporto abbastanza vivo da farmi sentire tremendamente dispiaciuto per la fine di questo ciclo vitale del maestro.
Franco Battiato: le canzoni che non dimenticheremo
È proprio questo dispiacere, questo dolore che avvertiamo bussare al nostro cuore, che proviamo quando un artista ci lascia a evidenziarne la sua grandezza. Perché mai dovremmo stare male per chi in realtà non conosciamo di persona?
Ho sviluppato questo pensiero in un racconto che ho scritto di recente e che per il momento riposa in una cartella del computer: perché capita che soffriamo per un cantante, o comunque un artista, anche più di quanto ci addoloriamo per un conoscente?
Credo sia perché noi non conosciamo loro, ma loro conoscono noi. E lo mettono nero su bianco attraverso le canzoni, le poesie, l’arte in generale. Riconoscerci nelle canzoni è un chiaro segno che chi le ha scritte ci penetra molto più di chi ci sta intorno tutto il giorno.
È questo il segreto che ci fa sentire così vicini agli artisti che amiamo. Loro ci capiscono. Ci sanno raccontare, ci sanno dare conforto nei momenti di bisogno e soprattutto ci sanno venire a trovare nel posto e nel momento giusto della nostra vita.
Franco Battiato è senza dubbio uno di quelli con queste caratteristiche. Chi ama Franco Battiato non si limita all’ascolto delle canzoni ma si immerge in una catarsi che appartiene a un mondo spirituale senza eguali.
La mia storia, dicevo…
il mio primo incontro col maestro è stato alle scuole medie. Quando il professore di musica – probabilmente uno dei tanti a cui devo l’inizio del mio amore per le canzoni – ci fece ascoltare, studiare e cantare Centro di gravità permanente, forse il brano più conosciuto del cantante. Pezzo contenuto nell’album La voce del padrone, pubblicato nel 1981, a mio avviso da inserire tra i dieci più belli della storia della musica italiana.
Un album molto pop, di facile ascolto, con canzoni del calibro di Cuccurucucù, Bandiera bianca, Gli uccelli e Summer on a Solitary Beach. Un disco straordinario a cui sono molto legato.
Con un mio caro amico, infatti, circa un ventennio dopo l’uscita, e quindi quando noi eravamo più che ragazzi, ci siamo fatti un’intera estate usandolo come colonna sonora. Tra la fine degli anni novanta e l’inizio dei duemila, questo era il CD che accompagnava le nostre uscite e i nostri chilometri macinati in macchina.
Un altro incrocio con la musica di Franco Battiato è quello con L’imboscata: album del 1996 in cui appare La cura. Lo chiedo a te amico lettore. Cosa provi ogni volta che ascolti questa canzone? Io martedì sera ho pianto.
Ho visto un bellissimo servizio al telegiornale che celebrava il maestro facendo scorrere immagini della sua strabiliante carriera scandite dal suono e dalle parole di questa poesia messa in musica.
È stato impossibile spingere giù il nodo alla gola che cresceva esponenzialmente al pensiero di quanto sia tutto destinato a finire.
Fa parte di questo album anche la mia canzone preferita del maestro: Strani giorni. Credo sia per il ritmo incalzante e per il suo avvicinarsi ai tempi serrati del rock. Un pezzo che, anche a distanza di decenni, inserisco sempre nelle playlist che preparo per un viaggio o per qualsiasi altra evenienza che richiede una scaletta musicale ad hoc.
Ma il mio vero approccio alla musica di Franco Battiato è arrivato grazie al mio compagno d’avventura radiofonica. È lui il mio maestro per quanto riguarda la carriera dell’artista siciliano. Grazie alla sua infinita passione per Battiato ho potuto conoscere e apprezzare una marea di pezzi che non avevo ancora assaporato, oltre che ascoltarli con una chiave di lettura diversa, ovvero quella guidata da una persona preparata e competente in materia.
Ho così conosciuto il brano Prospettiva Nevski con quel verso straordinario che ho usato come nuovo proposito lo scorso primo gennaio per l’anno che stiamo vivendo:
…e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…
Io trovo che sia straordinario. Parole da sposare come stile di vita.
E poi Povera patria, Up patriots to arms – che amo nella versione dei Subsonica -, E ti vengo a cercare e tante altre, fino ad arrivare a L’animale: incredibile. Canzone il cui verso iniziale sintetizza tutto l’universo di Franco Battiato, almeno per come l’ho conosciuto io:
Vivere non è difficile potendo poi rinascere…
Franco Battiato: il mio consiglio di lettura
Perché quello della reincarnazione è un tema centrale della produzione di Franco Battiato. Lo spingersi in una dimensione spirituale che trascende il palpabile appare spesso nelle sue canzoni. E io ne sono affascinato.
Ricordo benissimo una bella conversazione fatta un pomeriggio di qualche anno fa con un caro amico e un altro ragazzo che aveva provato alcune esperienze a riguardo. Si parlava di regressione karmica, ovvero quella pratica che permette di viaggiare dentro sé stessi alla scoperta delle vite precedenti.
Quel giorno tutto era partito da un mio input arrivato dalla lettura di un romanzo straordinario: Aleph di Paolo Coelho, uscito nel 2011. Un libro che avevo divorato durante la vacanza al mare di quell’estate. Raccontai, ai miei compagni di quel pomeriggio, di come questa lettura così emozionante e suggestiva mi aveva entusiasmato; finimmo in una conversazione che mi lasciò a bocca aperta tra lo stupito e lo spaventato. Sono un fifone e mi suggestiono facilmente.
Ancora non ho capito se mi piacerebbe sapere chi ero nelle mie vite precedenti. Tu, caro iCrewer, che ne pensi?
Quel dialogo terminò con l’analisi di alcuni testi delle canzoni del maestro.
Per cui, in conclusione di questo articolo dedicato al mio ricordo di Franco Battiato, mi sento di consigliarti la lettura di questo romanzo. Definito il più personale e intimo dello scrittore brasiliano.
Nel suo romanzo più personale, Paulo Coelho torna con un viaggio alla scoperta di sé. Come Santiago, il pastore dell’”Alchimista”, anche Paulo sta affrontando una profonda crisi di fede ed è alla ricerca di un cammino che l’aiuti nella sua rinascita spirituale. L’unica vera possibilità è di ricominciare tutto da capo.
Così intraprende un viaggio che lo condurrà attraverso l’Africa, l’Europa e l’Asia lungo il percorso della Transiberiana, un viaggio che gli riporterà energia e passione. Quello che Paulo non sa è che incontrerà Hilal, una giovane violinista piena di talento, che ha amato cinquecento anni prima, ma che ha tradito con un gesto di codardia talmente estremo da impedirgli di raggiungere la felicità in questa vita.
Insieme inizieranno un viaggio mistico nel tempo e nello spazio che li porterà più vicino all’amore, al perdono e al coraggio di superare tutti gli ostacoli che la vita, inevitabilmente, ci presenta. “Aleph” ci invita a riflettere sul significato del nostro viaggio personale.
Siamo davvero quello che vogliamo essere, facciamo davvero quello che vogliamo fare? Molti libri si leggono. “Aleph” si vive. “Aleph” è un romanzo che parla di come affrontare le proprie paure, credere nel proprio istinto e aprire la mente alle infinite strade che collegano tutti noi mentre affrontiamo insieme il viaggio della vita, pur seguendo percorsi diversi.
Se invece vorresti leggere un libro dedicato a Franco Battiato, o ancora meglio scritto da lui, ti invito a guardare questo articolo scritto dalla collega Pina.
Ho aperto volutamente il pezzo parlando di allontanamento e ciclo vitale, sposando così il credo del maestro. Quello che mi auguro, quindi, è che il suo spirito abbia già trovato conforto in un nuovo corpo, trascinando con sé anche tutto il talento letterario e musicale.
Ne abbiamo tremendamente bisogno.