Cala il sipario per l’attaccante francese Franck Ribéry, che, preannunciato già due settimane fa, ha deciso ufficialmente di ritirarsi dal calcio giocato a 39 anni con un messaggio social a conferma della decisione intrapresa:
Il pallone si ferma. Le emozioni dentro di me no. Grazie a tutti per questa grande avventura.
Parole impresse di una grande storia d’amore tra Ribéry e il pallone che continuerà in una nuova evoluzione, quella della dirigenza nello staff della Salernitana, l’ultima squadra che ha accolto le sue partite finali. Il calciatore è sicuramente uno dei più talentuosi della sua generazione e ha una storia particolare che vogliamo ricordare.
Franck Ribéry: una carriera come pochi
Ribéry è uno di quei pochi giocatori che deve sua forza e la determinazione a tutto quello che ha vissuto sin da piccolo e alle sofferenze che lo hanno reso l’uomo e successivamente il calciatore che è diventato dopo. Una carriera brillante per il francese: il suo talento è emerso soprattutto con il Bayern Monaco dove in 12 stagioni, ha vinto ben 9 campionati tedeschi. L’attaccante può vantare numerosi premi: 6 Coppe di Germania, 1 Champions League, 1 Supercoppa Uefa, 4 Supercoppe di Germania.
Ma questa voglia di riscatto, questa tenacia da dove arriva?
Lo scarface del calcio
L’indomabile Ribéry non ha avuto un’infanzia rose e fiori: abbandonato in un convento dai genitori naturali è stato adottato ed è cresciuto in un quartiere molto difficile di Boulogne-sur-mer, nel nord della Francia. Ma a volta la vita chiede un prezzo alto, ci mette alla prova e all’età di due anni il calciatore ha un incidente molto grave: viene sbalzato dall’abitacolo dell’auto e riporta gravi ferite sul volto che lasciano delle vistose cicatrici sulla parte destra. Conviverci non sarà per niente facile e gli provocherà enormi problemi di accettazione dagli altri oltre che di bullismo da parte dei suoi coetanei.
Nessuno mi guardava o mi giudicava per le mie qualità tecniche. Tutti, e quando dico tutti non escludo nessuno se non i miei genitori, commentavano il mio aspetto fisico e giudicavano dall’alto delle loro conoscenze la bruttezza del mio viso dovuta ovviamente alla ferita. Le offese degli altri ragazzi erano dolorose, ma quelle che facevano più male erano quelle degli adulti che dall’alto della loro maturità mi giudicavano con lo sguardo.
Saranno proprio quelle cicatrici a dargli la spinta positiva per forgiarlo e renderlo più forte che mai, soprattutto grazie al calcio. Così Ribéry prende l’importante decisione di non togliere con la chirurgia estetica i traumi riportati sul viso perché grazie ad essi sente di essere un uomo migliore. In Turchia, ai tempi del Galatasaray, era per questo stato soprannominato Scarface: l’appellativo nacque quando i tifosi del club di Istanbul prepararono per lui la locandina del celebre film, sostituendolo al protagonista Al Pacino.
La fede islamica
Pazzo del calcio e della sua famiglia (Ribery ha 5 figli: Hizya, Shahinez, Seif, Kelotum Kherifa e Mohammed), una figura centrale nella vita di Ribéry è la moglie Wahiba Belhami. Di origini algerine, è molto seguita sui social e sta insieme a Ribéry da quando erano ragazzini.
È considerata una donna molto forte: nel 2010 perdonò il marito per lo scandalo con Zahia Dehar (ex-escort e oggi modella e stilista di successo) e andò in Sudafrica a tifare Franck, impegnato ai Mondiali. Per amore Ribéry si è convertito alla fede islamica adottando il nome di Bilal Yusuf Mohammed e segue un’alimentazione molto rigida oltre che a rispettare i giorni del Ramadan.
Quale futuro si prospetta ora per il francese? Sembra proprio a fianco della Salernitana.
Un nuovo inizio per Ribery
Franck Ribéry ha deciso di entrare a far parte dello staff. Lo ha annunciato il tecnico Davide Nicola in conferenza stampa:
Averlo all’interno del nostro staff è un piacere, avrebbe potuto fare qualunque cosa in qualunque parte del mondo e invece ha accettato di restare con noi. Sarà un collaboratore a 360°, è un potenziale allenatore per personalità, conoscenze e capacità di sdrammatizzare e di leggere i momenti. Ora è dall’altra parte della barricata e potrà percepire dinamiche diverse. E la sua voglia di apprendere ancora mi piace. Spero domani possa essere al mio fianco in panchina.
La coppia d’oro: Robbery
Sono molto felice del rapporto che c’è tra me e Arjen. È un peccato che non siamo stati così buoni amici sin dall’inizio. Abbiamo avuto delle discussioni ma oggi c’è un bel rapporto, ci divertiamo insieme e siamo entrambi consapevoli di quanto siamo importanti per il Bayern. Non c’è gelosia fra noi, ho sempre detto che non mi importa chi segna più gol o fa più assist.