Francesco De Gregori, detto il Principe per lo stile e la classe che contraddistingue la sua figura, aveva solo ventun anni nel 1972, quando pubblicava assieme ad Antonello Venditti, suo collega ed amico il primo LP, Theorius Campus. L’anno successivo, 1973, esordirà da solista con un altro LP, Alice non lo sa, anche questo rimasto nella storia del cantautorato italiano.
Il fascino dell’artista De Gregori e bada bene “artista” come lui stesso ama definirsi, è innegabile: sia per presenza scenica che malgrado il tempo e l’età (quasi 70 anni) si mantiene inalterata, sia, soprattutto, per lo stile e i contenuti che da sempre contraddistinguono la sua arte.
Che te lo dico a fare, caro iCrewer, Francesco De Gregori è assieme a pochi altri uno dei miei artisti preferiti, uno di quelli con i quali sono cresciuta, uno di quelli che hanno accompagnato e accompagnano la mia vita come quella di tanti altri di molte generazioni. I suoi testi, la sua musica hanno fatto e continuano a fare da colonna sonora a tutti i momenti più importanti, belli e meno belli, perchè quando un artista è un “vero artista”, non conosce tempo.
Se affermo che artisti come Francesco De Gregori hanno cambiato la scena della musica italiana, non credo di passare per esagerata. La forte fascinazione dei testi dall’inconfondibile e tipico sapore spesso ermetico, unita a melodie che attingono dal folk anglosassone, dal rock e dalla musica popolare italiana, fanno dei suoi quasi cinquant’anni di attività un patrimonio musicale e letterario importante da non disperdere, nè da dimenticare.
I testi e lo stile di Francesco De Gregori si riconoscono, hanno un marchio di fabbrica inconfondibile, non passano inosservati: possono amarsi o detestarsi ma non lasciano indifferenti chi li ascolta o li legge.
È un pianista di piano bar,/ è un poeta di varietà./ Non cercare di vederlo piangere,/ perché piangere non sa./ Nella punta delle dita poco jazz,/ poche ombre nella vita./ Sono un pianista di piano bar,/ che suonerà finché lo vuoi/ sentire non ti disturberà…
La poesia di Francesco De Gregori
Se lui definisce se stesso un pianista di pianobar, (Pianobar è un suo brano del 1975, contenuto nell’album Rimmel) io non credo di affermare eresie definendo Francesco De Gregori “poeta”: perchè la sua arte, i suoi testi sono pura poesia.
Intellettuale e appassionato di musica popolare, Francesco De Gregori costruisce i suoi brani con riferimenti precisi alla produzione poetica dei primi del Novecento: ad essa attinge a piene mani unendola alla sua personale capacità di scrivere con uno stile personalissimo, a prima vista fortemente ermetico ma ricco di elementi densi di fascino evocativo. I testi delle sue canzoni potrebbero anche fare a meno della musica, alla lettura sono pura poesia.
Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte, con l’anima in riserva e il cuore che non parte […] E non c’è niente da capire!
I testi. La storia delle canzoni di Francesco De Gregori curati da Enrico Deregibus
Prima del 30 Settembre 2020 i testi di Francesco De Gregori, pur se apprezzatissimi non erano mai stati oggetto di una raccolta integrale: in I testi. La storia delle canzoni, Enrico Deregibus stimato studioso e cultore della canzone d’autore italiana, annota e commenta i brani in una radiografia approfondita di come sono nati e si sono sviluppati, indagandone le numerosissime sfaccettature, con molte rivelazioni inedite, analisi, aneddoti e con centinaia di dichiarazioni rilasciate negli anni da De Gregori. Più di 700 pagine. Un volume imponente, I testi. La storia delle canzoni edito da Giunti, caso quasi unico fra i libri dedicati a un cantautore nel nostro Paese.
Enrico Deregibus è giornalista, direttore artistico e consulente di molte rassegne ed eventi musicali. Ha pubblicato con Giunti nel 2015 la biografia di Francesco De Gregori, Mi puoi leggere fino a tardi, che costituisce una sorta di prima parte di questo nuovo libro. L’anno dopo ha firmato le schede del cofanetto Backpack, che racchiude trentadue dischi del cantautore romano. È ideatore e curatore del Dizionario completo della canzone italiana (Giunti, 2006) e, con Enrico de Angelis e Sergio Secondiano Sacchi, di Il mio posto nel mondo. Luigi Tenco, cantautore. Ricordi, appunti, frammenti, BUR, 2007. Del 2013 è Chi se ne frega della musica?, una raccolta di suoi scritti (NdAPress).
A conclusione mi piace lasciarti con uno dei testi, a mio avviso, più significativi di Francesco De Gregori: Ti leggo nel pensiero, scritta su commissione per Ron ma interpretata in seguito da lui stesso. Il testo, probabilmente non è uno dei più famosi ma è pregnante di significato: è un monologo quasi interrogativo e lascio a te il compito di scoprire a chi è diretto. Se non lo hai mai ascoltato, ancora meglio. Potrai gustarne tutta la bellezza poetica che contiene solo leggendolo.
Faccio a pugni con te, poi ti vengo a cercare…/ benedico e ringrazio e maledico il mondo com’è…/ E mi domando perché ti dovrei chiamare/ tutte le volte che passi e ti fermi lontano da me./ Sarà come sarà, Sarà come sarà,/ se sarà vero/ sarà che mi nasconderai la fine del sentiero,/ però ti leggo nel pensiero.
Le mie chiavi di casa puoi tenertele tu, per trovarmi una stanza e un pezzo di pane non mi servono più./ Se mi vedrai tremare, durante il temporale, e rialzare la testa e bestemmiare, quando torna il sole./ Sarà come sarà,/ sarà poi vero/ Sarà che inciamperò da qualche parte e poi ripartirò da zero/ Ti leggo nel pensiero…/ E chiedimi perdono per come sono/ perché è così che mi hai voluto tu!/ Prendimi per il collo,/ prendimi per mano che non mi trovo più./
Torno a casa la notte e non mi lasciano entrare/ e non trovo parole nemmeno ci provo a bussare,/ ma tu davvero sai prendere il miele e trasformarlo in pane./ Davvero sai pescare un uomo perduto nel mare./ Sarà come sarà,/ sarà più vero./Sarà come sarà, e mi vedrai davvero/ poco prima dell’alba quando il buio è più nero/ però ti leggo nel pensiero…/ Ti leggo nel pensiero./