Francesco Bonicelli Verrina è un giovane docente di Storia e Filosofia, laureato in Scienze Storiche e in Scienze Internazionali a Genova, ha vissuto in Russia, Slovacchia, Australia.
Francesco Bonicelli, studioso e ricercatore
Un passaporto accademico di tutto rispetto che lo identifica soprattutto come uno studioso e appassionato di storia e letterature dell’Europa centrale e orientale. Così almeno lo descrive una biografia che lo riguarda.
Leggere di lui mi è servito, se non altro, per comprendere l’esatta dimensione della ricerca culturale e storica che lo ha spinto a pubblicare il suo saggio Lo strano matrimonio tra il regime sovietico e i militari argentini edito da Elison Publishing
Che sia un appassionato ricercatore di temi particolari lo dimostrano i libri che Francesco Bonicelli ha pubblicato in questi anni. Oltre a questo testo, ho scoperto che tra i suoi ci sono testi di poesia e narrativa: Della Precarietà con il quale ha vinto nel 2010 il Primo Premio Mario Soldati, L’ultima bionda, Teleki Pal, oltre ad articoli su Il Foglio, Il Pensiero Storico, Nuova Storia Contemporanea, Studi Ungheresi, Terra Humana, Ungheria News, Nuova Atlantide, Tepee.
Suoi i saggi storici: “Dubcek. Socialismo dal volto umano”, “Le problematiche dei rapporti fra Religioni e Istituzioni nel Commonwealth australiano”, “ICP and the political crisis in Poland”.
Sento quindi la necessità di fare alcune premesse, a mio avviso, doverose nei confronti del testo e del lettore. Mi riferisco soprattutto alla complessità dei temi trattati che, per quanto ben evidenziati dalla descrizione, non risultato assolutamente facili da metabolizzare.
La motivazione è semplice: addentrarsi nelle specifiche dinamiche politiche e culturali dell’Europa orientale presuppone una conoscenza di base e una capacità critica che solo uno studioso come Verrina è in grado di affrontare.
Il mio approccio personale quindi ai contenuti del saggio, già di per sè complicato per la enorme quantità di dati immessi, è puramente legato alla capacità dell’autore di rendere semplici e facilmente fruibili i concetti legati alle problematiche trattate.
La guerra Sporca, storia di un genocidio nascosto al mondo
Mi rendo conto che la Storia, per come viene presentata, non può essere confutata e da me men che meno giudicata in quanto priva di una indispensabile formazione accademica; ciononostante, la memoria storica mi consente di riconsiderare quanto all’epoca dei fatti, la Guerra Sporca subita dal popolo argentino abbia lasciato un segno indelebile di violazione dei diritti umani oltre ad essere stato ago della bilancia di equilibri mondiali estremamente precari.
Alla base delle vicende politiche il desiderio di alcune nazioni come la Cina di creare un movimento anti imperialista condiviso non solo da America latina e dalla Russia ma coinvolgendo regimi del terzo mondo per alcuni aspetti meno integralisti.
In questo contesto l’Argentina di Peron sembra muoversi secondo principi più moderati e più vicini alle forze imperialiste, motivo più che valido per un capovolgimento di regime che ritiene indispensabile nel ’74 riorganizzare il sistema politico ed economico del Paese mantenendo vive le relazioni con la Russia antimperialista.
“Nessuno dei due contraenti, i generali argentini e i dirigenti del PCUS, può permettersi di lasciarsi andare al disgusto reciproco. LURSS ha bisogno di penetrare nel mercato latino-americano più massicciamente, l’Argentina ha bisogno di un mercato e promettente proprio come quello russo, dove dirigere il suo poderoso Surplus agricolo in cambio di petrolio e uranio”.
L’insediamento della Giunta del Proceso de Reorganizartion nacional in quanto processo non violento in difesa dello stile cristiano e antisovversivo viene accolta positivamente dalla Russia e dagli altri paesi a loro collegati come Cuba e i paesi socialisti. Nel ’77 però, è la stessa Russia ad impedire che parta una indagine dell’ONU richiamata da Carter in merito alla presunta violazione dei diritti umani in Argentina.
“Ogni argentino riconosciuto colpevole o complice di rapimento finito con la morte del sequestrato o colpevole dell’uccisione di un membro delle forze armate, della polizia, del governo federale o membro della magistratura, sarà condannato a morte con esecuzione entro quarantotto ore dal verdetto”
I desaparecidos, la didattica totalitaria
La scomparsa silenziosa dei dissidenti argentini non lascia indifferente il mondo occidentale; l’embargo imposto dall’Inghilterra, traccia le linee guida per un’ammissione di responsabilità innescando meccanismi di contestazione proprio in virtù degli interessi in gioco. Non è esente dalle critiche l’atteggiamento ambiguo della Chiesa, un rapporto che l’autore affronta nel terzo capitolo del saggio così come il tema della didattica totalitaria.
“una operazione di censura totale, che colpisce ogni aspetto della Cultura e della Scuola, dalla letteratura per l’infanzia, al teatro e cinema, dalla musica leggera alle formule matematiche tolte dall’insegnamento in quanto ritenute sovversive.”
Lasciano senza fiato le confidenze rilasciata dai bambini intervistati, divisi tra il timore di parlare troppo e il coraggio della verità come le parole di una bambina che rende tutto più chiaro,
“Io tante cose non le chiedevo, perché poi mi raccontavano tutto dei morti e degli scomparsi e poi di notte me ne ricordavo e avevo paura, mi venivano gli incubi, mi sembrava che potesse succedere a me o alla mia mamma o al mio papà.”
Un indrottinamento teso ad un celato desiderio di analfabetismo culturale scatenato da un esponenziale aumento delle rette scolastiche, tale da incrementare l’emarginazione degli strati sociali più poveri.
Lo sport non è da meno, perfino i Mondiali del 78 si trasformano in un successo del regime. L’ultima parte è riservata alle riflessioni dell’autore, forse quella più chiara, la più scorrevole, priva di dati ma certamente più incisiva. È rivolta al meschino intento del regime argentino di scaricare ad altri le responsabilità di un chiaro genocidio,
“colpevoli solo di dover eseguire gli ordini e costretti a prendere il poter per evitarne la deriva. Innocenti esecutori di ordini sporchi”.
Le mie considerazioni in merito si fermano alla scorrevolezza e all’uso letterario e culturale del saggio di Francesco Bonicelli. È un saggio storico politico, estremamente articolato, con puntuali riferimenti a personaggi ed eventi che, per la loro complessità e significato politico andrebbero approfonditi per comprendere meglio il dato analizzato.
Un impegno che il saggio richiede dalla prima all’ultimo rigo. Per questo ritendo che il testo di Francesco Bonicelli sia essenzialmente rivolto a lettori competenti che abbiano ben chiaro la conoscenza dei temi elencati, in grado di avere una visione critica dal punto di vista letterario e culturale.
Per il resto, considerando la Storia un Bene comune, consiglio al giovane ricercatore un approcci letterario più semplice, per coinvolgere e rendere il lettore partecipe ai fatti del mondo.