Caro Icrewer, eccoci tornati con il nostro appuntamento domenicale: Filosofiamo!
Dopo averti presentato un po’ gli obbiettivi di questa rubrica, lanciamoci senz’ulteriori indugi in questo viaggio all’interno della filosofia.
Per questo primo numero ho scelto di presentarti un libro a me molto caro, che da un po’ di tempo ho assunto come mia bibbia personale. Sto parlando di Wabi Sabi – La filosofia dell’imperfezione scritto dal filosofo Nobuo Suzuki e pubblicato da Edizioni Mediterranee. Come suggerisce il nome stesso, questo libro presenta una delle filosofie giapponesi più conosciute e apprezzate anche in Occidente: il wabi sabi, l’inno all’imperfezione.
Ma scendiamo più nel dettaglio e addentriamoci tra le pagine di questo affascinante volume.
Che cos’è il Wabi Sabi
Wabi è la sensazione che ci dà il cielo in un pomeriggio d’autunno, la malinconia del colore, quando tutti i suoni sono cessati. Quei momenti in cui, per qualche motivo che la mente non sa spiegare, le lacrime cominciano a scendere incontrollate.
Il termine “Sabi”, invece, era usato per indicare qualcosa di marcio, avvizzito. Con il tempo però questi due termini hanno perso il loro carattere negativo, assumendo un nuovo significato: la solitudine di “Wabi” si è trasformata in bellezza, tranquillità e il marcio di “Sabi” in imperfezione, maturità.
Esiste un aneddoto giapponese che spiega perfettamente cos’è il wabi sabi.
C’era una volta un monaco che ogni mattina spazzava via le foglie che ingombravano il sentiero che portava al tempio. Prima di rientrare però, faceva cadere una di quelle foglie sul sentiero appena ripulito. Il monaco sapeva, infatti, che presto il sentiero sarebbe tornato a tingersi dell’oro delle foglie autunnali. Un sentiero perfettamente pulito non esiste, è innaturale e, allo stesso modo, una foglia da sola su una strada pulita è più toccante di un prato rigoglioso e pieno di fiori.
Il Wabi Sabi nella vita quotidiana
Il Wabi Sabi non è una filosofia, qualcosa di astruso e astratto, ma un vero e proprio stile di vita. Si basa sull’accettazione che tutto ciò che c’è nel mondo è temporaneo e imperfetto. Ed è proprio nell’imperfezione che risiede la bellezza di questo mondo.
Nobuo Suzuki nel suo libro ci mostra quanto questo concetto sia adattabile a qualsiasi campo: dall’arte, alla filosofia più “impegnata” fino alla vita di tutti i giorni. In ciascuno di questi campi l’uomo occidentale di solito tende a ricercare la perfezione attraverso la complessità e l’artificialità.
Tutto è imperfetto e passeggero: il televisore all’ultima moda che abbiamo acquistato prima o poi smetterà di funzionare, i cibi che mangiamo durano solo qualche secondo prima di essere digeriti. Ciò che facciamo e persino le persone che incontriamo prima o poi saranno dimenticate.
Per questo il Wabi Sabi ci spinge verso l’umiltà e la semplicità. Anziché cercare una perfezione che non esiste dovremmo imparare ad accettare l’imperfezione che ci circonda e che ci abbraccia quotidianamente. Una tazza sbeccata e riparata è più affascinante di una nuova e costosissima; ogni ruga sul nostro volto ci rende unici e ci distingue dagli altri più di quanto potrebbe fare un volto perfettamente scolpito e senza imperfezioni.
Wabi Sabi: la filosofia dell’imperfezione non è uno di quei manuali pedanti e ipocriti che promettono verità nascoste o cambiamenti radicali. Non è uno di quei manuali di “auto-aiuto” come dice lo stesso Suzuki, ironicamente, che prescrivono attività, regole e aggiungono meccanismi da seguire per puntare ad una vita migliore e più di successo.
Questo libro non pretende di stravolgere le nostre vite o di rivoluzionarle ma al contrario ci propone di “svuotarle”, semplificarle e in poche parole, renderle imperfette. Pagina dopo pagina, l’autore ci accompagna in un viaggio alla scoperta della bellezza, che non è il contrario di bruttezza, ma coincide con la naturalezza. Attraverso piccoli esercizi quotidiani (come il diario Wabi Sabi), poesie, meditazioni ci invita a rivedere le nostre esistenze, a guardarle da un’altra prospettiva e soprattutto a fermarci e a prenderci qualche attimo per noi.
Non è un problema se non siamo sempre concentrati tutto il giorno o se, di tanto in tanto, abbandoniamo la famigerata “lista” delle cose da fare. Prendersi alcuni minuti al giorno per leggere, scrivere, guardare una serie in tv, fare una passeggiata o anche solo per non fare niente è di vitale importanza! Se vogliamo raggiungere gioia e serenità, spiega Suzuki, è meglio accantonare tutto ciò che ci sottrae energia invece che aggiungere qualcosa.
Siamo esseri imperfetti in un mondo imperfetto. Se impariamo ad apprezzare la bellezza presente in esso, apprezzeremo ogni crepa o irregolarità nella vita. Questo non vuol dire abbandonarci all’inazione e all’immobilismo. Dobbiamo impegnarci ogni giorno per essere la migliore persona imperfetta possibile.