Caro ICrewer,
prosegue il nostro itinerario all’interno del mondo della Filosofia!
Quest’oggi desidero portarti nella terra culla della Filosofia, nella Grecia del IV secolo a.C. per parlarti del filosofo Epicuro e della corrente che da lui prendere il nome: l’epicureismo.
Tranquillo! Non intendo ammorbarti con qualche noiosa lezione scolastica!
Insieme al “filosofo del piacere”, ci addentreremo in un viaggio per scoprire come raggiungere la felicità nella vita di tutti i giorni, senza seguire rigide regole o precetti severissimi!
Non vedi l’ora di conoscerne di più? Allora accomodati su una bella poltrona e goditi il resto!
Epicuro e l’epicureismo: la “filosofia del Giardino”
Egli, infatti, fu uno dei primi filosofi a sostenere che tutti gli esseri umani sono sostanzialmente uguali tra di loro in una Grecia che, al contrario, rimarcava pesantemente le differenze di genere, sociali ed economiche. Tuttavia il maestro dell’epicureismo aprì le porte della propria casa e del suo giardino dove si svolgevano le lezioni a chiunque indistintamente: uomini, donne persino schiavi erano affascinati da quella che divenne conosciuta come la “filosofia del Giardino”.
Ma, al di là dell’uguaglianza e dello spirito di fratellanza tra i suoi discepoli, perché la sua filosofia attirava tanto consenso e, allo stesso tempo, anche tante critiche?
Per Epicuro la filosofia non era una ragione di vita, un’attività fine a sé stessa come per altre scuole di pensiero precedenti o contemporanee. Al contrario, era convinto che la filosofia dovesse avere un fine pratico: doveva servire a trovare la felicità.
Infatti la sua filosofia, agiva come un “quadruplice farmaco”:
- Liberare gli uomini dalla paura degli dei, lontani e disinteressati al genere umano
- Liberare gli uomini dalla paura della morte perché, come ripeteva Epicuro, «quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non ci siamo»
- Dimostrare che raggiungere la felicità coincide col piacere, e il piacere è raggiungibile da tutti
- Liberare dalla paura del male e del dolore che sono passeggeri e momentanei.
L’epicureismo: un viaggio verso la felicità nella quotidianità
La felicità coincide con il piacere e «Il piacere è il principio e il fine della vita beata», insegnava Epicuro.
Coltivando e inseguendo i piaceri della vita, era possibile liberarsi dal dolore, dai turbamenti e raggiungere la vera felicità.
Io non so concepire cosa è il bene, se prescindo dai piaceri del gusto, dai piaceri d’amore, dai piaceri dell’udito, da quelli che derivano dalle belle immagini percepite dagli occhi e da tutti i piaceri che gli uomini hanno dai sensi.
Il padre dell’epicureismo, in sostanza, a differenza dei moralisti dell’epoca che prescrivevano l’astensione da qualsiasi stimolo materiale, incoraggiava i suoi discepoli a godere di tutto ciò che colpiva piacevolmente i propri sensi, ad assaporare ogni momento gioioso della nostra vita. Il suo epicureismo, però, non era basato sull’eccesso o sull’inseguire i piaceri più sfrenati. Secondo la sua filosofia, la vera felicità non risiede nei piaceri effimeri, ma nella tranquillità interiore che deriva dalla moderazione e dalla ricerca di piaceri semplici, come la compagnia degli amici, la contemplazione della natura e la soddisfazione dei bisogni essenziali.
Nella società moderna, l’epicureismo di Epicuro continua ad offrire preziose lezioni su come condurre una vita felice e soddisfacente.
In un mondo frenetico e caotico come il nostro che, da una parte ci seduce con i bagliori di una mondanità sfrenata, e dall’altra ci spinge verso una vita quasi ascetica fatta di sacrifici e privazioni, il filosofo sembra ricordarci che la vera felicità sta nel mezzo.
Questo significa riflettere sulle nostre abitudini e pratiche di consumo, cercando di eliminare gli eccessi e le distrazioni che ci impediscono di vivere pienamente nel momento presente. Riducendo al minimo le nostre preoccupazioni e gli stati d’animo negativi, possiamo coltivare una maggiore serenità interiore e godere di una maggiore soddisfazione nella nostra vita.
Ammirare un bel quadro, assistere ad un concerto, gustare un buon piatto, concedersi un buon libro o un film in tv…tutte queste attività che da molti possono essere considerate delle perdite di tempo possono, invece, contribuire a liberarci dalle ansie e dalle preoccupazioni della giornata. Ci avvicinano, in ultimo, a quella felicità che sembra davvero nascondersi nelle “piccole cose” che svolgiamo e viviamo nella vita di tutti i giorni.
In conclusione, l’epicureismo di Epicuro continua ad offrire preziose lezioni su come condurre una vita felice e soddisfacente anche nell’era moderna. Applicando i principi fondamentali dell’epicureismo nella nostra quotidianità, possiamo coltivare una maggiore serenità interiore, godere di relazioni più profonde e apprezzare appieno le gioie semplici della vita.
Se ti affascina quest’approccio epicureo alla vita, allora ti consiglio di leggere Sette brevi lezioni sull’epicureismo. Epicuro e l’arte della felicità di John Sellars per Einaudi editore. Non l’ennesimo manuale accademico ma un libretto agile e scorrevole che ti aiuterà a comprendere quanto questa filosofia, che ha visto la luce più di duemila anni fa, sia ancora estremamente attuale.