Caro Icrewer,
come avrei certamente avuto modo di imparare leggendo i numeri di questa rubrica, il mondo della filosofia è un mondo davvero vasto, popolato da pensatori, sacerdoti, santoni e, sì, anche da gente del tutto comune.
In un mondo così pieno di stimoli è facile perdersi e dimenticarsi di qualcosa che, magari, un tempo ritenevamo importante. Per questo oggi ho deciso di parlarti di Baumgarten, un filosofo forse un po’ sottovalutato e poco conosciuto ma che ha davvero scritto la storia della filosofia. E, forse, vale anche la pena ricordare alcuni dei suoi preziosi messaggi.
Quindi ecco tutto ciò che c’è da sapere su questo filosofo e sul suo affascinante pensiero!
Baumgarten: vita e opere
Di Alexander Gottfried Baumgarten si sa veramente poco se non che nacque a Berlino nel 1714 e morì a Francoforte sull’Oder nel 1762. Se si consulta un qualsiasi libro di filosofia, su di lui si dice unicamente che fu estimatore di Leibniz allievo di Christian Wolff (uno dei padri dell’illuminismo tedesco). La sua devozione nei confronti del maestro era tale che la sua Metaphysica è, a conti di fatti, un compendio di più di mille paragrafi in cui elogia il maestro definendolo il più grande filosofo vivente.
Fu a tal punto convincente che persino Kant, poco più tardi, trasse ispirazione da quest’opera per le sue lezioni universitaria e per la stesura dei suoi scritti. Per non parlare del fatto che fu proprio Baumgarten ad inventare molti dei termini tecnici che filosofi e studiosi adoperano ancora oggi.
L’opera, tuttavia, per il quale Baumgarten è maggiormente ricordato non è legata alla metafisica ma all’estetica di cui è considerato il fondatore. Di estetica, tuttavia, se ne parla sin dall’Antichità.
Si tratta di una branca particolare della filosofia che si preoccupava di chiarire quando un’opera d’arte può essere definita bella. Ma Baumgarten non si limita soltanto a coniare, tra gli altri, il termine «estetica» ma va addirittura oltre e sancisce il passaggio dall’estetica antica a quella moderna e contemporanea.
L’estetica nella vita quotidiana
Per me l’estetica, quando avevo vent’anni, era una cosa che riguardava solo le belle ragazze. Poi, a forza di studiare filosofia, ho capito che è anche un aspetto della vita, e che, per quelli che lavorano nell’arte, nel design e nella moda, è quasi un sesto senso.
Luciano De Crescenzo, Storia della filosofia moderna
Questa è la simpatica definizione di estetica che Luciano De Crescenzo dà nel suo libro Storia della filosofia moderna. Una definizione che, tuttavia, riassume bene la posizione di Baumgarten. Dal momento che in greco il termine aisthesis significa prima di tutto “sensazione”, il filosofo tedesco fa ricadere nel campo dell’estetica tutto ciò che viene percepito con i nostri sensi a cui fanno capo, tra l’altro, i concetti di bello e brutto. L’estetica, dunque, per Baumgarten è la «Scienza del Bello, l’arte del bel pensare» che ha come scopo ultimo la perfezione, cioè la bellezza.
E il filosofo era convinto che la bellezza non poteva essere circoscritta soltanto alle opere d’arte. Fa parte della vita di tutti i giorni e rientra in tutte le nostre decisioni anche se non ce ne rendiamo conto. Ogni volta che guardiamo o sentiamo qualcosa, che percepiamo uno strano sapore, odore o sensazione sotto le dita è sempre il nostro senso della bellezza che regola le nostre reazioni.
Baumgarten propone poi, quelli che chiama “esercizi estetici”. Si tratta semplicemente di attività quotidiane in cui ci abbandoniamo completamente a ciò che riteniamo bello, senza alcun tipo di sovrastruttura. Un po’ come fa il bambino che, senza rendersene conto, gioca e parla seguendo l’esempio dei genitori che ama.
Partecipare ad una mostra, guardare un film, leggere un buon libro, fare una passeggiata in riva al mare o in un bosco o anche semplicemente avere una bella conversazione con un amico o un famigliare: tutti questi sono esempi di come ci si possa esercitare a cogliere la bellezza in ciò che ci circonda. E più ci esercitiamo più saremo in grado di “pensare al bello”, di prendere cioè decisioni equilibrate, di fare le scelte giuste e di condurre una vita in armonia con la bellezza da cui siamo stati ammaestrati.
Attenzione però! Perché questi esercizi estetici siano fruttuosi è necessario che non siano “sviliti e corrotti” da tutto ciò che, anziché elevarci alla bellezza, ci abbassa verso la bruttezza. Baumgarten, dunque, spiega che tali esercizi non devono essere svolti in preda a passioni dominanti come la rabbia, l’ambizione, l’avidità, il desiderio di competizione o anche solo in compagnia di gente abbietta e “non educata al bello” perché, come sottolinea spesso il pensatore tedesco:
La viltà dell’animo meschino, risplendendo ovunque, imbruttirà qualsiasi cosa sembri pensata in modo bello.