Mi è capitato spesso di leggere il nome di Filippo Magnini e l’associazione è stata immediata. Nello sport è così. È come una carta d’identità virtuale: lo riconosci. Nell’immaginario collettivo Filippo Magnini è il nuoto, sono le sue gare, le sue vittorie ma anche la sua vita pubblica, che nulla ha avuto a che fare con la sua vita privata, quella vera. Quella è un’altra cosa.
Di lui, almeno negli ultimi 27 anni si è parlato molto. Il suo nome, la sua immagine ha volteggiato tra le pagine dei giornali, sempre pronto ai blocchi di partenza, sorridente, con lo sguardo fiero, il bravo ragazzo che supera tutti e tocca per primo il bordo vasca. E poi il sogno di tutte le teenager quello che si invaghisce della bella Pellegrini e che ultimamente si ammira soddisfatto con la Palmas in evidente attesa. Tutto regolarmente scandagliato dai paparazzi che lo inseguono in attesa di ogni suo piccolo movimento.
La vita di un campione è anche questo. Un continuo sali scendi tra rapidi entusiasmi e altrettante delusioni. Essere un campione vuol dire essere al centro dell’attenzione, nel bene e nel male. Ti esalta quando ti comporti bene ma ti costringe a non sbagliare. E se sbagli la mannaia si abbatte inesorabile. Ma non è solo questo. Sarò cerebrale, fuori dal contesto o semplicemente più introspettiva? Probabilmente sì. Preferisco pensare che dietro all’atleta famoso, il campione osannato, bello e spumeggiate accanto a belle donne ci sia anche l’uomo, con i suoi vizi e le sue virtù, le gioie e i dolori, i dubbi e le incertezze che a mio parere rendono l’atleta più umano e meno costruito.
Filippo Magnini, la sua vita tra successi e delusioni
Filippo Magnini come tutti i grandi campioni, per molti aspetti, dalla vita ha ricevuto tanto. La sua biografia, prima che decidesse di raccontarsi nel suo libro, La resistenza dell’acqua, è semplice ma significativa. Fin da piccolo dimostra una grande passione per gli sport. Lo accompagna un fisico d’atleta, (1.88 di altezza per 75 kg di peso), s’impegna nel basket, nel calcio e nel tennis ma alla fine decide di iscriversi nella squadra di nuoto del Pesaro per poi trasferisti a Torino, concentrando la sua attenzione sul nuoto libero.
Oltre al fisico “bestiale” Filippo mostra il talento e la giusta forza nelle distanze brevi. Nell’arco di vent’anni conquista un bronzo olimpico, diventa quattro volte campione del mondo, due volte campione mondiale nei 100 metri e due titoli mondiali in vasca corta, 17 volte campione europeo, Cavaliere della Repubblica Italiana. Non solo, è premiato con la massima onorificenza, il Collare d’oro al merito sportivo.
Una carriera niente male per il pesarese ma lo sport, anche in questo caso, detta le sue regole. È proprio il caso di dirlo. A 35 anni non è facile “cavalcare l’onda” come si dovrebbe. Non è la volontà che manca, è la consapevolezza di aver dato tutto quello che era umanamente possibile e questo limite un campione lo conosce bene!
Sarà stata la stanchezza e le delusioni d’amore fatto sta che Re Filippo, ad un certo punto, decide che è cosa buona e giusta abbandonare le competizioni. Lo annuncia lui stesso nel dicembre del 2017 dopo aver conquistato il bronzo nei 200 stile libero agli Assoluti indoor in vasca corta a Riccione,
Negli ultimi 27 anni ho dato tutto al nuoto. In questo momento della mia vita voglio smettere di nuotare e quindi questo è il mio l’addio al mondo del nuoto. Spero di aver scritto un pezzo di storia
Un fuoriprogramma che sorprende tutti, allenatore compreso, ma il pubblico si è alza in piedi e lo applaude. È il momento di girare pagina e cominciare una nuova vita, magari anche cercando la persona giusta con cui condividerla. Probabilmente ogni cosa arriva nel momento giusto e per il campione il destino decide diversamente.
Filippo Magnini, la squalifica e l’assoluzione
A distanza di una anno, nel 2018, la notizia esplode come una bomba ad orologeria. Il Tribunale nazionale antidoping di Roma lo squalifica per quattro anni con l’accusa di doping. La procura sportiva richiede 8 anni di squalifica per l’uso e tentato uso di sostanze dopanti, favoreggiamento e somministrazione o tentata somministrazione di sostanze, accuse che poi cadranno riducendo di metà la condanna.
“Ci sono state molte irregolarità nel processo. Abbiamo prove di cose accadute molto gravi e le diremo nelle sedi giuste. Sono molto deluso da questa giustizia sportiva che non chiamo nemmeno più così. Credo che scriverò un libro su questa vicenda”.
Sono passati due anni e finalmente Filippo Magnini è libero da ogni accusa. Per affermare la sua completa estraneità ai fatti Magnini si batte come un leone ferito nell’orgoglio. Una lotta a suon di ricorsi, carte bollate e interventi energici degli avvocati che prendono a cuore la sua vicenda da tutti considerata infamante e diffamante. Finalmente il Tribunale di Losanna lo ha totalmente scagionato da ogni accusa, ma lui la promessa di scrivere la sua verità l’ha mantenuta. Lo ha fatto nel suo libro, La resistenza dell’acqua. La mia storia la mia verità pubblicato a maggio da Sperling & Kupfer e scritto in collaborazione con Paolo Madron,
“Ho finito di scrivere questo libro dopo aver appreso il verdetto. Ho vinto. Il TAS mi ha assolto in pieno da ogni tipo di accusa. E’ sempre stato così, le gare le ho sempre vinte negli ultimi metri. Mi hanno insegnato a non mollare mai. Sono sempre stato un atleta e una persona corretta.”
Filippo Magnini è uscito ripulito da una macchia che, inesorabile, avrebbe sporcato la sua vita etutti gli onori conquistati. Così non è stato, quando trionfa la verità è sempre importante soprattutto per un campione.
“Ho lottato tre anni contro un’ingiustizia, poi è arrivata la gioia dell’assoluzione. La nascita di un figlio è un miracolo. Tornare al nuoto agonistico? Ci sto pensando, potrei aiutare il mio sport. Partecipare all’Olimpiade sarebbe un miracolo”
“Caro Filippo, puoi andare a testa alta. È il tuo momento, quello della ritrovata serenità, della rivincita. Goditi la tua verità, quella dei giusti, che hanno faticato per diventare altro nella vita e ora che stai per diventare papà, che dire, troverai spazio per raccontare un’altra bella storia, forse la più importante!”
Auguri e buona vita per tutto!