Figlia di Roma, di Adele Vieri Castellano, è l’ultimo libro della serie Roma caput mundi, costituita da ormai quattro volumi pubblicati da Amazon publishing più tre volumi per Leggereditore. Una saga imponente, un largo spaccato sulla vita di Roma e delle sue province. Ma andiamo per ordine perchè alla fine, tante e di tale spessore sono queste storie, che rischio di non dire nulla di concreto se non che sono bellissime.
Andiamo quindi per punti, caro iCrewer, e cominciamo dal fondo, Figlia di Roma: o meglio Valeria Rufilla, la figlia di Rufo, il legato protagonista di altri due libri, è l’eroina di questo ultimo avvincente capitolo della serie, una donna forte e volitiva, come lo sono tutte le altre nelle narrazioni di Roma caput mundi. La poveretta è sposata a un ricco nobile, trasferito in Britannia per questioni di esercito e, per mano di Boudicca, la regina che si rivoltò a Roma, rimarrà vedova e dovrà superare una serie dolorosissima di prove con a fianco un uomo che emerge dal suo felice passato.
Lupo è un eroe con così tanti lati scuri che è automatico innamorarsi. Ma subito proprio, appena appare tra le righe della storia. Bello, grande, massiccio, villoso, barbuto, implacabile e protettivo. Proprio l’eroe guerriero che ci si aspetta, anzi, no, che noi lettrici di romance storici esigiamo (!!!) in queste splendide storie.
Personaggi principali da sogno quindi e personaggi secondari che sono vecchi amici, per chi come me ha vissuto e sofferto attraverso le storie della serie Roma caput mundi. Dai palazzi principeschi di Roma, ai boschi selvaggi della Germania, all’assolata Spagna, alla torrida Caria, in Asia Minore, si approda, in questo splendido volume, nella misteriosa e violenta Britannia, preda di tribù scellerate che compiono massacri sui Romani, prima conquistatori poi civilizzatori.
Figlia di Roma, un altro gioiello da Adele Vieri Castellano
Magnifica e come sempre impeccabile l’ambientazione storica, con una dovizia di particolari geografici da far sognare anche il più poltronaio dei lettori. Ammetto che il volume precedente a questo, intitolato Il barbaro di Roma, per quanto io lo abbia trovato stupendo, peccava qua e là di troppa ridondanza. L’autrice aveva seminato infodumping di tipo storico, ovvero informazioni storiche o di costume che esulavano dalla narrazione e che rendevano, in certi passaggi, un pochino lenta la lettura.
Qui invece le righe scorrono lisce come l’olio, i dettagli sono funzionali alla costruzione delle scene, nessuna informazione didattica fuori posto, neanche una parola in più di quelle necessarie e, tra quelle, una scelta lessicale che commuove per accuratezza e preziosità. Un italiano disseminato di parole latine che non solo non disturbano, ma sono caratterizzanti dello stile narrativo di tutta la serie.
Quando si incontrano questi eccellenti esempi di Romance storico, si capisce quanto davvero un bellissimo romanzo d’amore possa nascondere in termini di studio, approfondimento e grande amore per la storia che può regalare alle lettrici. In barba a chi dice che il romance è di serie B, a chi considera romanzi rosa solo le serie leggere (leggerissime) stile Bridgerton, Figlia di Roma è uno degli esempi di romance storico che rende davvero migliore una lettrice.
Insomma, Figlia di Roma è il degno epilogo, sofferto, doloroso, nostalgico, di questa stupenda serie da cui io, lo ammetto senza dignità, fatico a staccarmi. E aggiungo un’altra cosa, caro iCrewer, mi trovo a sentirmi volubile come un’adolescente: accipicchia, ogni libro mi innamoro del personaggio maschile. Quasi imbarazzante. Però, adesso che ho ancora freschi i ricordi degli occhi glaciali di Lupo, sarà lui il mio personaggio preferito di tutta la serie. Poi stasera, caro iCrewer, mi rileggo un altro dei libri e ti aggiorno sui cambiamenti delle mie preferenze!