E niente caro lettore, oggi ti parlo di Ezio Bosso pur se non rientra nella categoria dei poeti… Forse. E il forse consentimelo tutto, anche se il mondo intero lo conosce perché è (scrivo “è” al presente perchè uno come lui non muore mai) un grandissimo in un’arte, la musica, con poche apparenti attinenze con la poesia… Sottolineo apparenti due volte perché, a prescindere dalle emozioni e dai sentimenti di enorme bellezza che entrambe sanno suscitare, la poesia e la musica vanno a braccetto da sempre.
Non starò qui a ripercorrere la storia della poesia che nasce in origine per dare parole alla melodia musicale, fra l’altro ho già avuto modo di farlo ampiamente in vari articoli di questa rubrica settimanale di poesia che, ricordiamolo ogni tanto, ha un titolo dove si cela tutto un programma: Poesia e vita, vita è poesia. Inoltre, se non bastasse la rubrica settimanale, ho trattato l’argomento anche nel libro sui generi letterari, Prima di tutto appassionati di… curato da noi redattori di iCrewplayLibri e pubblicato nel settembre 2019, nel quale compio un poco probabile Viaggio semi-serio alle origini della poesia.
Poesia e musica, strettamente sorelle, sono entrambe regolate da tempi matematici che ne fissano ritmi e cadenze: può sembrare strano ma è così e lo sa bene chi le frequenta. Eppure, pur essendo regolate da freddi meccanismi matematici, sanno smuovere le corde più intime dell’anima. Sanno quasi, per una strana magia, quando palesarsi ed arrivare come se intuissero che in quel preciso momento si ha bisogno di loro. È esattamente quanto è successo a me, oggi, incontrando casualmente un brano poetico con la firma di Ezio Bosso.
Un incontro casuale con Ezio Bosso
Ci sono giornate in cui i normali eventi del quotidiano assumono un carattere particolare: eventi banali che riescono a sorprendere per il retrogusto che lasciano e fanno pensare che la casualità forse non esiste e che tutto sia regolato da un disegno del quale non si riesce a vedere le linee. Giornate di fine estate, di quelle che proiettano nell’autunno imminente, mentre i pensieri corrono più veloci di un jet supersonico verso il futuro prossimo che già sembra quasi diventare passato. Un cerchio di fugacità infinita, questo sembra essere la vita, a volte…
In una giornata di fine estate, quando la consapevolezza che il tempo scorre inevitabilmente e un altro anno si aggiunge alla somma già gravante sulle spalle, può capitare di fare bilanci sui disincanti acquisiti, sulle speranze disattese, sulle inevitabili delusioni che lo scorrere del tempo non risparmia a nessuno. Sono giorni strani, in cui si resta sospesi, quasi in bilico sul filo di un rasoio dalla lama sottile che può tagliare e fare male o far precipitare in un baratro di pensieri non propriamente rosei.
In un giorno così, girovagando fra le strade del web ho incontrato Ezio Bosso… O per meglio dire, ho incontrato un suo pensiero che se non è poesia di quella canonica, gli somiglia molto:
Io li conosco i domani che non arrivano mai,
conosco la stanza stretta
e la luce che manca da cercare dentroIo li conosco i giorni che passano uguali,
fatti di sonno e dolore e sonno
per dimenticare il dolore.Conosco la paura di quei domani lontani
che sembra il binocolo non basti.Ma questi giorni sono quelli per ricordare
le cose belle fatte
le fortune vissute
i sorrisi scambiati che valgono baci e abbracci.Questi sono i giorni per ricordare
per correggere e giocare
si, giocare a immaginare domaniperché il domani quello col sole vero arriva
e dovremo immaginarlo migliore,
per costruirlo.Perché domani non dovremo ricostruire
ma costruire e costruendo sognareperché rinascere vuole dire costruire,
insieme uno per unoAdesso però state a casa pensando a domani.
E costruire è bellissimo
Il gioco più bello
Cominciamo…
Il brano che hai appena letto, contenuto nella raccolta di pensieri Faccio musica. Scritti e pensieri sparsi di Ezio Bosso, pubblicata dalle Edizioni Piemme nel maggio 2021, è uno degli ultimi scritti del grande compositore: un invito alla speranza, al coraggio e alla resilienza. E detto da uno che ha combattuto per un’intera vita con una patologia invalidante, ha valore immenso. Non per nulla il suo ricordo resterà vivo nella memoria collettiva soprattutto per la forza d’animo che ha contraddistinto il suo passaggio terreno, oltre che per l’imperitura eredità musicale che ha regalato al mondo.
Ezio Bosso…
… Pianista, compositore e direttore d’orchestra torinese, scomparso nel maggio 2020, venne a contatto con la musica all’età di quattro anni, grazie a una prozia pianista e al fratello musicista. Parlando della sua vita in prima persona, Ezio Bosso ha raccontato di aver cominciato la sua avventura musicale con uno strano nome d’arte, Xico e di aver fatto parte di un gruppo musicale, gli Statuto, dal quale fu cacciato perché “produceva troppe note”.
La vita di ciascuno ha percorsi e incontri che a volte sorprendono, dicevo sopra, altre segnano e altre volte cambiano quella che sembra una strada già tracciata: successe così ad Ezio Bosso quando ebbe modo di incontrare Ludwig Streicher. Da quell’ incontro nacque in lui il desiderio di studiare Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna.
Cominciò così la sua luminosa carriera di musicista e direttore d’orchestra che neanche la malattia riuscì a fermare. Anzi. La grave patologia, inizialmente, non gli impedì di continuare a suonare, comporre ed essere testimone vivente di una grande ed ammirabile forza interiore. Nel 2019 in seguito all’aggravarsi della malattia, Ezio Bosso fu costretto ad abbandonare l’attività di pianista, avendo compromesso l’uso delle mani.
Muore il 14 maggio 2020 all’età di 48 anni, nella sua casa di Bologna, a causa dell’aggravarsi della malattia neurodegenerativa da cui era affetto dal 2011. Le sue ceneri riposano nel Cimitero Monumentale di Torino, sua città natale.