Colorful di Eto Mori è la lettura di cui ci occupiamo in questo appuntamento della rubrica Parole dall’Oriente. In Italia è stato tradotto da Carlotta Spiga, curato da Alessandro Barbaglia e pubblicato da DeAgostini, all’interno della nuova collana Wave.
Ed è proprio alla collana che vorrei dedicare un pensiero, prima di passare alla recensione. Si tratta di un progetto di pubblicazione nello specifico di libri asiatici, di vario target. Tuttavia, alla luce di questa premessa, non posso fare a meno di fare alcune considerazioni, partendo dal nome. Come mai è stata scelta proprio wave, una parola inglese (che significa “onda”), per una collana asiatica? Per non parlare della confezione di promozione sul web: una borsa di tela con il logo e delle bacchette – e fin qui tutto bene; con l’aggiunta di un pacco di riso, palesemente italiano, semplicemente senza classica confezione di cartone. Ora, non voglio credere che non ci fosse davvero nessun’altra opzione, magari una scelta che non virasse verso visioni stereotipate e orientaliste che sarebbe proprio il caso cominciare attivamente a smantellare.
Sarebbe bastato fare un po’ di ricerca, per scoprire che la parola tè si può dire solo in due modi in tutto il mondo, e che entrambi derivano dal cinese. Quindi il titolo sarebbe potuta essere una delle due varianti, il logo una tazzina fumante, e il gadget un paio di bustine di tè di vari tipi, magari originarie asiatiche. Per quanto io comprenda la necessità di collocarsi al meglio nel mercato, credo anche che a volte sia necessario fare un passo in più e aggiungere spessore alla tendenza, soprattutto nel caso in cui il prodotto siano libri, vettori per eccellenza di idee e nozioni.
Ho però davvero apprezzato la scelta di tradurre proprio quest’opera: non un racconto pieno di cliché o immagini idealizzate del Giappone, ma una storia che parla di suicidio, assenteismo, fortissima pressione sociale.
Tornando al romanzo, Eto Mori è nata a Tōkyō nel 1968 e si è laureata in letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Non stupisce, quindi, che la sua produzione letteraria sia principalmente diretta a un pubblico giovane. Colorful (titolo originale: カラフル, carafuru), l’opera di cui ci occuperemo oggi, è stata pubblicata per la prima volta in Giappone nel 1998, ed è poi diventata oggetto di varie riscritture sia su pellicola, come film di animazione e live action, sia come manga.
Di cosa parla il libro?
La caduta libera dell’anima viene arrestata improvvisamente ed ecco, davanti a lei si libra un angelo che ha una proposta irrinunciabile: una seconda possibilità. Tornare in vita nei panni di qualcun’altro, senza che tutti coloro che conoscevano la persona in precedenza siano al corrente dello scambio. L’anima dovrà quindi portare avanti il percorso del suo ospite, e il tutto mentre cerca di farsi tornare in mente il motivo per cui stava cadendo, invece di essersi reincarnata subito. Tuttavia viene spontaneo chiedersi… vale davvero la pena fare tutta quella fatica?
Colorful di Eto Mori: la mia recensione
Con la quotidianità sullo sfondo, l’anima si barcamena in una vita che non è la sua, e quindi compie delle scelte sentendosi in qualche modo estraneo alle conseguenze, più libero dai freni inibitori sociali o personali. Eppure, pur non riconoscendo un legame con la madre, il padre o il fratello di Makoto Kobayashi – questo il nome del ragazzo suicidatosi di cui l’anima ha preso il posto – non può fare a meno di cercare di capire dove le cose siano andare storte e, in qualche caso, se sia possibile rammendare gli strappi.
Il suo sguardo da esterno si abbatte impietosamente su tutti e tutto, compreso il ragazzo di cui sta continuando la vita. Demolisce preconcetti, smonta castelli di carte, abbatte i muri che si erano pian piano creati intorno a Makoto, mettendolo a nudo e rendendolo quanto più umano possibile. Allo stesso tempo, però, inconsapevolmente l’anima acquisisce tratti caratteristici del giovane Kobayashi, come la quella cotta che proprio non vuole sapere di andarsene o l’amore per la pittura, che pare essere l’unica luce in fondo al tunnel.
Con quella che, alla fine, ha le caratteristiche di una fiaba, Eto Mori traccia un flebile sentiero che porta verso il futuro. Srotola davanti ai giovani lettori un filo rosso che li porti a una soluzione, che possa aiutarli a prendere un respiro profondo in una società che mette un’enorme pressione su ogni individuo, ma particolarmente sui ragazzi e sul loro andamento scolastico. Bastano qualche amico, un’attività di sfogo e la capacità di fare un passo indietro dalla propria vita, per vederla con occhi diversi, ed ecco che si spalanca un ventaglio coloratissimo di nuove possibilità.
La cover è molto bella. Sembra quasi essere un dipinto di Makoto e ciò mi piace molto di più delle tre macchie di colore che ravvivano quella dell’edizione giapponese del libro di Eto Mori.
Per concludere, mi sento di dire che Colorful di Eto Mori sia un romanzo che ispira, che fa prendere una boccata d’aria quando sembra di aver finito l’ossigeno. Consiglio in particolare di leggere la postfazione che si trova nell’edizione di DeAgostini: mi sono quasi commossa.
Grazie di avermi fatto conoscere questo libro. Però, prima di leggere Colorful, leggerò Artiglio per confrontare il mio pensiero con le vostre recensioni
Sono molto contenta che tu voglia partecipare a questa sorta di club di lettura e non vedo l’ora di sapere la tua opinione su questi libri!