Di Erri De Luca, scrittore napoletano, i versi che ti propongo, così di botto tanto per cominciare in bellezza… E poi vedremo dove andremo a parare.
Di chi è questo figlio perfetto,/ chiederanno frugando in viso,/ di chi è questo seme sospetto,/ la paternità del tuo sorriso?
È solamente mio, è solamente mio,/ di nessun’altra carne, è solamente mio. È solamente mio, è solamente mio,/ finché dura la notte è solamente mio.
[…]
Non ho sbagliato giorno, né rubrica, oggi non è venerdì e questa non è la rubrica di poesia. La poesia però, ci sta bene ugualmente. Anche perché è molto presente nel romanzo di Erri De Luca che ho letto e ti invito a leggere: De Luca, non è solo poeta, come ben saprai ha scritto anche un bel numero di romanzi.
In tutti però, fa capolino il poeta che alberga stabilmente in lui. E anche in questa mia proposta di lettura si palesa. Il romanzo che pongo alla tua attenzione è stato pubblicato in prima edizione nel 2006 e ha avuto diverse riedizioni, l’ultima delle quali nell’aprile 2020, curata dalla Universale Economica Feltrinelli: sto parlando di In nome della madre.
Il titolo scelto da Erri De Luca, se ci fai caso caro lettore, richiama alla mente il primo input di tutte le preghiere: il segno della Croce. È in nome del Padre che si comincia a pregare e quel Padre non è un padre di carne e sangue come può essere quello terreno: quel Padre è la genesi di tutte le genetiche, è l’alfa e l’omega, il nadir e lo zenith, il principio e fine di tutte le cose. È Dio.
Erri De Luca nel suo romanzo “usa” quella formula e la riferisce alla Madre, senza per questo apparire blasfemo. Anzi. La Madre che Erri De Luca menziona è quella fanciulla che circa duemila anni fa, pronunciò quel Fiat che diede origine e divise la storia in prima e dopo.
Quella Madre è la Madre di Cristo e Madre dell’umanità che a Lei si affida: è Maria o Miriàm la fanciulla di Nazareth, promessa sposa di Josef il falegname, che Vergine concepì il Figlio di Dio. De Luca comincia da lei, comincia il suo racconto nel suo nome e da quell’enorme mistero che la vede protagonista coraggiosa: Vergine e madre, figlia del suo figlio.
In nome della madre di Erri De Luca, trama
L’adolescenza di Miriam/Maria smette da un’ora all’altra. Un annuncio le mette il figlio in grembo. Qui c’è la storia di una ragazza, operaia della divinità, narrata da lei stessa. L’amore smisurato di Giuseppe per la sposa promessa e consegnata a tutt’altro. Miriam/Maria, ebrea di Galilea, travolge ogni costume e legge. Esaurirà il suo compito partorendo da sola in una stalla. Ha taciuto.
Qui narra la gravidanza avventurosa, la fede del suo uomo, il viaggio e la perfetta schiusa del suo grembo. La storia resta misteriosa e sacra, ma con le corde vocali di una madre incudine, fabbrica di scintille. L’enorme mistero della maternità.
Una lettura della storia di Maria che restituisce alla madre di Gesù la meravigliosa semplicità di una femminilità coraggiosa, la grazia umana di un destino che la comprende e la supera. Erri De Luca al vertice della sua sapienza narrativa.
Un romanzo breve, solo 86 pagine questo di Erri De Luca, pagine che ho divorato in una notte. Una lettura che coinvolge dal primo all’ultimo capitolo, dalla prima all’ultima riga.
L’adolescenza di Maria/Mariàm smette da un’ora all’altra. Un annuncio le pone un figlio in grembo. Qui c’è la storia di una ragazza, operaia della divinità, narrata da lei stessa.
[…] De Luca al vertice della sua sapienza narrativa.
Più che capitoli Nel nome della madre di Erri De Luca è diviso in Stanze: così l’autore chiama i quattro capitoli con i quali divide il romanzo. La Prima, la Seconda, la Terza e l’Ultima stanza sono anticipate da una Premessa più un Prologo e seguite da Tre Canti (poesie): del secondo, Canto di Mariàm/Maria, hai già letto le prime due quartine (quattro versi) che ho proposto sopra.
Ed ecco il perché ho cominciato in poesia…
Erri De Luca…
…È nato a Napoli nel maggio del 1950, scrittore, poeta, traduttore e giornalista il cui nome per esteso è Enrico. Ha studiato a Napoli e ha svolto molti mestieri manuali per sopravvivere. Da autodidatta ha studiato diverse lingue tra le quali l’ebraico antico, lo yiddish, lo swahili e il russo. Il suo primo romanzo arriva a quarant’anni, nel 1989 e gli cambia la vita.