Caro lettore, per la rubrica di oggi ho scelto e non a caso un “classico” particolare di Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli, poeta e scrittore a cui va il merito di avere impreziosito la letteratura del ‘900.
La scelta è caduta su Ernesto uno degli ultimi romanzi scritto dall’autore triestino nel 1953 pubblicato postumo dalla figlia solo nel 1975.
Ernesto, il romanzo incompiuto del poeta triestino
Ne ho trovata una copia nella mia libreria, un’edizione del 14 ottobre del 1978 con una bellissima quanto ricercata risposta di Elsa Morante ad un inchiesta sull’Erotismo in Letteratura proposta nel 1961 dalla rivista Nuovi Argomenti.
Lo stesso Saba, poco prima della morte, si era intrattenuto con la scrittrice per la lettura del romanzo all’epoca ancora agli inizi, anche se, in seguito, lo stesso autore scelse di lasciarlo incompiuto e di non pubblicarlo.
Il prologo della Morante infatti si riferisce proprio all’edizione successiva a quella del ’75 anno in cui, come ti ho anticipato è la figlia dello scrittore a curare il libro e definirlo per la pubblicazione con la collaborazione di Enaudi.”
Nella nuova edizione il testo è stato rivisto integralmente sulla base della prima scrittura conservato presso il Fondo manoscritti dell’Univesità di Pavia. Il testo differisce per l’impostazione dialettale che Linuccia, al momento, scelse di alleggerire per rendere il dialogo più comprensibile. Una decisione che probabilmente Saba non avrebbe condiviso, lo scrisse all’epoca alla moglie dopo aver deciso di non pubblicare il libro,
“La non pubblicabilità del racconto non sta nei fatti narrati quanto nel linguaggio che parlano i personaggi. E tutta la novità, tutta l’arte, tutto lo stile del racconto sta proprio qui”.
Ernesto, l’adolescenza del poeta raccontata attraverso le prime esperienze e la vita di un ragazzo
Di Umberto Saba e della sua vita potrei parlare per ore, non è nelle intenzioni. Tra l’altro, ti basterà cercarlo su tutti i siti preposti per scoprirlo sotto tutti i punti di vista.
Io preferisco presentartelo attraverso le parole di Elsa Morante e magari scoprire quanto Ernesto sia attuale nei significati rispetto al tempo in cui è stato scritto.
Se non lo avessi ancora letto, Ernesto parla dell’educazione omosessuale di un adolescente nella Trieste di fine Ottocento.
È un romanzo con una forte componente autobiografica oltre che essere caratterizzato da una alternanza tra la lingua italiana e il linguaggio dialettale capace di esprimere affettività e autenticità al racconto.
Nel libro Saba, alla fine della sua vita ricorda la propria adolescenza parlando senza remore delle sue prime esperienze sessuali.
Leggendo le note biografiche emerge chiaramente quanto l’adolescenza del poeta abbia traversato momenti difficili e condizionata da ripetuti traumi. L’abbandono del padre prima della sua nascita e quella dalla nutrice Peppa alla quale il poeta viene affidato dalla madre fino ai tre anni.
La convivenza con una madre severa e repressiva segnano in modo indelebile il suo percorso di crescita tanto da innescare nevrosi continue nel tempo. La poesia lo spinge ad allontanarsi dall’asservimento materno, lo aiuta a scoprire la propria interiorità e le contraddizione della realtà.
Nella prosa di Umberto Saba è comunque vivo il senso di inadeguatezza, la anaffettività della madre e lo strenue desiderio di compiacerle. Ernesto ha sedici anni, non ha mai conosciuto il padre vive con una madre troppo protettiva e alquanto severa. Nel frattempo lavora presso un industriale ungherese ed è con lui che il ragazzo ha le sue prime esperienze sessuali. A questo comunque seguiranno esperienze di natura diverse.
Ernesto decide di licenziarsi e interrompere la relazione con il suo datore di lavoro ma è costretto a rivelare l’accaduto alla madre che in un primo momento e per motivi di reputazione dimostra di volerlo perdonare. Non gli verrà invece perdonato l’esperienza con la giovane prostituta che al contrario scatena nella madre una sorte di gelosia. Ernesto in fondo si libera dei propri segreti nel profondo tentativo di coinvolgere affettivamente la madre nella sua vita.
Un romanzo scritto nonostante l’epoca con il coraggio di chi è ancora alla ricerca dei sentimenti veri, Ernesto èuna vera e propria sfida per conquistare l’amore più autentico.
“Umberto Saba, scrive Elsa Morante ” per la grazia del suo sacrificio si può avvicinare ad un santo. A questo lavoro lui si è dedicato nel periodo della sua vecchiaia, già prossimo alla morte, quando ormai il suo sacrificio si rendeva a lui in tragedia, e agli altri in purezza assoluta.
Così già si definisce il valore di queste pagine; ma è facile presagire i commenti miserevoli dai esse verranno accolte: ricevendo, ovviamente, da opposizioni di specie così bassa, una riconferma della loro qualità.
“Vi si narrano le esperienze erotiche di un ragazzo le quali s’iniziano, per avventura, con una di quelle relazioni che, sebbene reale ed umane, la superstizione considera, nella loro specie, tabù. Il ragazzo di Saba, per sua grazia, è immune da certi tabù responsabili di trasformare le realtà naturali in mostri assurdi e delittuosi”.
“E mentre per altri, contaminati dai tabù, l’esperienza potrebbe trasformarsi in una determinazione irreale, per il Ragazzo di Saba esso rimane quello che è: un semplice incontro umano che in se stesso è innocente (giacché lui non ne è stato corrotto) e non è malefico”.
“Ora, per narrare la vicenda, il caro e felice Saba non ricorre a nessuna reticenza. Lui nella sua narrazione non tralascia nessun particolare, per quanto difficile e segreto, non castiga nessuna parola. Però le stesse cose che altri, nel dirle, potrebbero sembrare oscene, dette da lui si rivelano nella loro chiarezza reale, naturale e senza offesa. Lasciando limpida, alla fine della lettura, l’emozione degli affetti, restituita alla purezza consapevole della coscienza umana”