Erik Axel Karlfeldt nasce in Svezia, nella terra di Dalecarlia, la parte nord, relativamente popolosa. Attenzione, mio lettore, c’è da soffermarsi molto su questa congiuntura del destino che ha fatto nascere Erik Axel Karlfeldt, in questa terra che ne ha fatto davvero un uomo per bene. La terra chiamata di Dalecarlia, dalla quale lui stesso ha tratto ispirazione per lo pseudonimo con cui pubblicherà per tutta la vita, è una terra di gente laboriosa.
L’economia di quella parte di Svezia si basava all’epoca su appezzamenti di terreno medi che erano tanto coltivati, quanto scavati per l’estrazione del ferro. Nessuna grande impresa, nessun milionario ma tante famiglie, più o meno antiche, dai natali più o meno illustri, accomunate dal lavoro della terra e da un’agiatezza a esso dovuto. Persone attaccate ai paesaggi collinari e alle valli dolci che rendevano quella parte di Svezia produttiva ancorchè esposta alle intemperie.
Erik Axel Karlfeldt, un poeta per bene
Nella Delacarlia non c’erano professoroni, nè persone particolarmente povere o affamate: c’era gente per bene, appunto, che andava a scuola fino a che era possibile, poi rimaneva nelle proprietà di famiglia per portarne avanti l’attività. Ecco, da questo clima stile ‘Casa nella prateria’ è stato condizionato lo stile e soprattutto il comportamento del nostro Erik Axel Karlfeld, un poeta per bene.
Quando pensiamo a Erik Axel Karlfeldt, non pensiamo a un poeta maledetto, di quelli dannati e, permettete, pure un po’ perseguitati dalla sfiga. No, no! Il nostro ebbe un discreto successo in patria pubblicando i Canti della Landa ispirati alla sua terra natia. Si laureò, anche se con qualche lungaggine, e iniziò a insegnare riscuotendo un buon successo nelle scuole svedesi e cambiando diverse prestigiose scuole.
Erik Axel Karlfeldt: un poeta per bene
Era proprio un uomo a modo, educato, compito, non mancante di una certa ironia che traspare sempre nelle sue opere, soprattutto in quelle più mature, già a ‘900 iniziato. Per esempio le Pitture di Delacarlia dove tra serio e faceto, tra invenzione e descrizione artistica, mette su una serie di scene poetico-ironico ambientate sempre nella sua terra. Oppure ancora nel Discorso al segretario dove si prende davvero in giro, con incredibile autoironia per un uomo della sua immensa cultura.
Perchè segretario, mi chiedi, lettore? Presto detto, il nostro Erik Axel Karfeldt, divenne niente di meno che Nuovo segretario permanente della reale accademia di Svezia nel 1912 assurgendo a uno degli incarichi culturali più rinomati della sua patria. Pensa, caro lettore che Erik Axel Karlfeldt, poeta per bene lo era così tanto, e in modo così profondo, che rifiutò il Nobel, indicando autori che, a suo avviso, ne erano di volta in volta più degni di lui. Morì nell’aprile del 1931 e la commissione del Nobel riuscì finalmente ad attribuirgli, postumo, il prestigioso premio.
Fu insomma un poeta di poca fama internazionale ma che riscosse un grande apprezzamento sia letterario che umano nella sua amatissima Svezia e in Delacarlia, di grande schiettezza stilistica, venata da allegria e ironia.
Erik Axel Karlfeldt tornò spessissimo in Delacarlia, libero dagli impegni culturali di Stoccolma, e ogni volta veniva accolto, adorato e adulato dai suoi concittadini. Finì poi per acquistare proprio nella sua terra natia una casetta e un appezzamento di terra per fare l’orto, vivendo d’amore e serenità con la moglie Gelda, sposata a cinquantadue anni.
Le perdite economiche del padre e il suo esempio negativo in questo, lo spinsero per tutta la vita a lavorare con meticolosità, con cura anche storica. Una cosa che risulta evidente nella sua opera biografica Il poeta Lucidor in cui tratta la vita del turbolento poeta Skalden Lucidor, il suo completo opposto in termini umani e caratteriali. Un Michelangelo della poesia svedese, sempre ubriaco e pronto a tira di stocco.
In conclusioni, mio lettore, questo premio nobel postumo, Erik Axel Karlfeldt, è la dimostrazione provata, che per essere ottimi poeti, bravi scrittori e persone ispirate, non è necessario essere problematici o aver turbi psichiche. Si può, banalmente, essere persone per bene.