Caro iCrewer sono qui davanti al pc e sto cercando di coordinare il lavoro per presentarti la mia recensione, ma le mani non ne vogliono sapere di interagire con i comandi che il cervello continua a mandare!
Il problema è il libro!
Elbrus di Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa
L’ho aspettato con tanta gioia e trepidazione, proprio come si può attendere un figlio, gli ho riservato priorità su tutto appena avuto tra le mani, ma le aspettative sono crollate dopo nemmeno 20 PAGINE.
E dire che che il genere sci-fi (Science Fiction) ossia spaziale fantascientifico mi ha sempre affascinato.
Ciò che mi ha anzi, forse sarebbe meglio scrivere, cosa non mi ha trasmesso: in primis nessuna emozione, è un testo che non suscita emozioni sin dall’inizio, non cattura l’attenzione al punto da farti dimenticare il resto del mondo; poi, un susseguirsi di periodi inframmezzati da tante virgole, una marea di descrizioni (a me piacciono le descrizioni, ma qui sono eccessive) quasi ossessive, danno l’impressione che il libro sia più adatto per una sceneggiatura che per una lettura.
La narrazione è incentrata su eventi che sono già presenti, o stiamo subendo, nella realtà odierna; mi riferisco alla sovrappopolazione, all’economia al collasso, alla crisi energetica, ai flussi migratori, al riscaldamento globale e ai vari studi sul Genoma e sul DNA.
Così anche il titolo Elbrus, che è un luogo reale localizzato in prossimità del confine tra la Russia e la Georgia, due coni vulcanici di simile altezza che compongono la montagna e sembrano due “picchi gemelli”, per l’appunto Elbrus.
Nonostante i nostri autori abbiano spiegato, attraverso un appendice al libro, le motivazioni che li hanno convinti che il loro non voleva essere un mero racconto di fantascienza, questo non ha influito sulla mia visione d’insieme, anche cambiando la mia prospettiva e cercando di vedere il testo come distopico.
Forse sono io che in questo momento non ho le idee chiare visto che mi aspettavo una trama fantascientifica sul genere di Guerre Stellari, Cronache marziane, 2001 Odissea nello spazio; invece mi ritrovo a fari i conti con: “Eccola l’arroganza dell’uomo che erode gli equilibri che la natura ha costruito in milioni di anni, a opinione di molti l’ennesimo sopruso, un abominio di leghe di metallo”.
Un bel numero di personaggi costellano la storia, tra umani, umanoidi, alieni, robot ed entità incorporee; nessuno è un vero eroe, o personaggio principale, ciascuno ha il proprio impatto.
Andrus Sokolov, una persona discreta e ben educata, uno stilista di fama internazionale che lavora per una nota casa di moda (sembra quasi di vedere aggirarsi Armani o Versace), ma che non sembra interessato a esposizioni mediatiche e vita mondana.
Nigul Leppik, giornalista televisivo, apparentemente d’assalto, tanto disponibile quanto disordinato; bravo ma che non è stato in grado di costruirsi una reputazione e una professionalità di spessore quando le occasioni gli sono passate vicino.
Lubomìr Karu, programmatore in una software house dove si occupa della realizzazione di videogiochi in realtà virtuale; un nerd trascurato con barba, viso scavato e segni di chi ha problemi di sonno, timido cerca di nascondersi dietro un’esuberanza forzata.
Mark l’astronauta e l’alieno Eras.
Diverse le età come diverse le storie e le scelte prese da ciascuno di loro.
Niina sgrana gli occhi, lo guarda perplessa. Cosa diavolo c’entra lei con questa roba?
La ricerca di altre civiltà non produsse alcun progresso. Tuttavia, la tecnologia a disposizione ci mise nelle condizioni di tentare di mettere radici fuori della Terra. E tutto sembrava andare per il verso giusto. Le premesse erano talmente ambiziose che alcuni magnati privati, e qualche multinazionale dai conti bancari a decine di zeri, pensarono di investire in un nuovo business: la colonizzazione extraterrestre.
… Insomma, fu effettuato un intenso lavoro interdisciplinare per permettere agli uomini di vivere sulla Luna, su Marte….
Tanti temi, tutti intrecciati tra loro, ma che sono stati già letti e riletti, visti e rivisti, così come l’incontro con gli alieni, il loro linguaggio e la modalità di comunicazione empatica tra individui anche a distanze siderali.
Mi rendo conto che sto distruggendo il lavoro svolto dai nostri autori, ma onestamente non è una trama che mi ha convinta, e ne prendo atto.
Forse, e ripeto forse, non sarà stato il momento adatto per leggerlo, magari riprendendolo con più calma e “senza essere prevenuta” mi renderò conto che potrei non averlo apprezzato e mi morderò le mani…
E dire che la cover mi aveva talmente intrigato!
Ringrazio Ornella Feletti e iCrewPlay per aver dedicato spazio e tempo al nostro romanzo. Per chi volesse scambiare opinioni con noi riguardo a Elbrus, lo faremo con piacere qui oppure sulle pagine Fb, Medium e Goodreads del romanzo.