Edgar Allan Poe è un nome che richiama alla mente il mondo letterario, soprattutto quello gotico e horror (o la serie Netflix Mercoledì, ultimamente).
La sua prosa e la sua poesia sono peculiari, sofferte, gotiche e oscure. Le storie che narra fanno crescere l’ansia, alimentano la paura, toccano corde dell’inconscio che non avremmo mai creduto così sensibili. Eppure, ogni volta che leggiamo qualcosa di suo, non possiamo fare a mento di rabbrividire – di orrore (pochi scritti mi hanno inquietato come Il pozzo e il pendolo) o di paura.
Edgar Allan Poe: uno degli scrittori statunitensi più famosi di sempre
Edgar Allan Poe nacque a Boston nel 1809, secondo figlio di una coppia di attori – si dice che il suo nome venne scelto ispirandosi a un dramma di Shakespeare in cui entrambi i genitori stavano recitando all’epoca. Rimasto orfano in tenera età – il padre abbandonò la famiglia e la madre morì di tubercolosi l’anno seguente – il piccolo Poe venne affidato a una famiglia di mercanti, gli Allan (da qui il doppio cognome).
Già da piccolo dimostrò una forte inclinazione per l’utilizzo di rime e analogie – anche nei dialoghi della vita comune – nonché una passione per la musica. Anche il macabro e la morte fecero capolino presto nella vita del bambino: quando la famiglia si trasferì per un periodo in Gran Bretagna, Edgar Allan Poe frequentò una scuola scozzese in cui i giovani alunni si trovano a stretto contatto con il triste mietitore: non solo la finestra dell’aula affacciava sul cimitero, ma il preside era solito tenere la lezione di matematica tra le tombe. All’inizio dell’anno, poi, ogni iscritto riceveva una piccola pala, per scavare le tombe di chi sarebbe morto nei mesi successivi.
Tornato negli Stati Uniti, il futuro scrittore tentò d’intraprendere la carriera universitaria, ma senza successo; anzi, finì addirittura per litigare con il padre, a causa del vizio del gioco d’azzardo, che portava il giovane a essere costantemente in una situazione di ristrettezze economiche. Nemmeno gli anni in cui prestò servizio nell’esercito servirono a dare una svolta alla sua vita: dopo aver preso congedo, faticò ad assestarsi, tra pubblicazioni completamente snobbate dalla critica e relazioni fallimentari.
Trovò finalmente l’amore nella cugina Virginia, e con lei convolò a nozze. Tuttavia, anche questo periodo di serenità era destinato a non durare a lungo: nel 1837 la moglie mostrò i primi segni di tubercolosi, malattia che dieci anni dopo l’avrebbe portata alla morte.
Durante questo periodo, anche a causa del grande stress familiare a cui venne sottoposto, i problemi di alcolismo di Poe aumentarono. A ciò si deve aggiungere che, sebbene in patria i sui lavori iniziassero ad avere un discreto seguito, oltremare era tutta un’altra faccenda: era frequente, infatti, che gli editori inglesi pubblicassero opere di scrittori statunitensi senza prima prendere alcun tipo di accordi (e ovviamente senza pagare nemmeno un centesimo di proventi).
Si può pensare che siano state tutte queste vicissitudini, questa vita rocambolesca a rendere Edgar Allan Poe lo scrittore che fu: alienato, vittima di una società industriale spietata; primo autore statunitense a cercare di vivere dei soli proventi della sua arte. Fu una figura complessa, potremmo dire quasi controversa – soprattutto alla luce del fatto che, dopo la sua morte nel 1849, il critico che si occupò di scrivere il suo necrologio tento a più riprese d’infangare la sua reputazione e sminuire i suoi lavori – ma soprattutto una penna originale.
È dai racconti di Poe che prendono origine generi come il romanzo gotico, o anche quello poliziesco; il thriller psicologico e l‘horror. La sua prosa ricca di dettagli, dai più minuti ai più raccapriccianti, cala il lettore nella realtà della narrazione, avvinghiandolo, catturandolo e lasciandolo andare solamente alla fine del testo.
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Se la tua curiosità è stata risvegliata e ti è venuta voglia di leggere qualcosa di questo scrittore, ecco qui Obscura. Tutti i racconti pubblicata da Mondadori.
Come scrisse di lui H.P. Lovecraft, altro grande maestro del terrore, Poe «ha visto con chiarezza che tutte le fasi della vita e del pensiero sono materia altrettanto fertile per l’artista, ma essendo un temperamento incline al macabro e al bizzarro, ha deciso di farsi interprete di quei formidabili sentimenti».
Poe ha sentito che il motivo dominante del nostro tempo è l’angoscia, e di questa consapevolezza ha fatto il cuore dei suoi racconti del terrore: un dramma profondo che va oltre la pena della quotidianità, ma riguarda gli strati più antichi dell’anima. Le visioni più agghiaccianti, gli incubi più orrorifici si trasformano sotto la sua penna in un tripudio di immagini, in una febbre creativa, in un arabesco linguistico continuo.
Un’opera, la sua, attraversata dal senso dello stupore e da un’intelligenza logica e glaciale, da una lucidità paradossale costantemente spinta all’estremo. Con un fumetto di Umberto Perotto.