Esperimenti drabble continua, del resto quando si riesce ad entrare in un meccanismo letterario che tocca qualche corda particolare dell’interiorità, si cerca di approfondire e sviscerare fino a quando si ritiene conclusa la sperimentazione.
Sto parlando come se invece di drabble, quindi di un genere letterario, si trattasse di un esperimento scientifico? Vero è! In effetti, a rifletterci bene, ci vuole un minimo di tecnica a sintetizzare in cento parole un racconto di senso compiuto. Per questo definisco questo mio tentativo di drabble un esperimento. A te, lettore, giudicare se riuscito o meno.
In questo secondo appuntamento con il drabble, ti propongo altri tre racconti in 100 parole sempre ispirati da frasi estrapolate dai testi di alcuni brani musicali. Se ti stai chiedendo il motivo di questa scelta, apro una parentesi e soddisfo la tua curiosità.
Non so se e quanto, sei appassionato di musica e non so se segui o meno qualche artista, io lo sono da sempre. Sopratutto di musica cantautorale. Un po’ vintage dici? Sì posso essere d’accordo, Sopratutto negli ultimi tempi. Questo però questo è un tasto che non è il caso di premere in questa sede. Del resto sono leggermente vintage pure io e quindi…
Ritengo comunque che la musica e i relativi testi musicali siano un po’ la colonna sonora della nostra vita: ti è mai capitato di rispecchiarti nelle parole di una canzone ascoltata distrattamente ma che fotografa quel momento particolare, quella situazione, quello stato d’animo?
Se la risposta è affermativa capirai il perchè della mia scelta per i racconti drabble. Se al contrario la musica e i testi delle canzoni non ti ispirano proprio niente, tranquillo, poco male. Anzi mi viene proprio da pensare che sei sano di mente e non hai le “turbe psicologiche” di chi scrive racconti drabble ispirandosi ai testi delle canzoni.
Dimenticavo, buona lettura!
Drabble ed esperimenti, ci risiamo…
Canzoni stonate, parole sempre un po’ sbagliate, ricordi quante serate passate così… (da Canzoni stonate, Gianni Morandi)
I due erano artisti con la chitarra, sapevano tirare note inusuali da quelle sei corde tese sul legno della cassa armonica. Lei li ascoltava incantata e a volte, era naturale unire la sua voce al suono delle note. Note e voce si diffondevano nell’oscurità di quelle serate estive, quando il tempo sembrava sottostare ai desideri e tutto sembrava facile da raggiungere e realizzare.
Tempo e memoria sono fermi in quelle serate inconsapevolmente felici. Gli echi delle note risuonano nei ricordi ma gli anni volati via hanno stabilito ritmi e melodie indipendenti dai desideri. I testi invece sono sempre da definire.
Vedrai vedrai, vedrai che cambierà. Forse non sarà domani… (da Vedrai vedrai, Luigi Tenco)
-Se da un verme può nascere una farfalla, vedrai che prima o poi qualcosa di buono nascerà anche da te.- Rise il boss, fragorosamente come al solito. Lui, con gli occhi bassi e fissi sul vetro della scrivania, fece spallucce accompagnandole con una smorfia. -Grazie per il paragone, veramente gratificante.-
Scoppiarono insieme in una risata fragorosa che rimbalzò sui muri della stanza, sul vetro della scrivania e si schiantò sul sarcasmo del boss e sulle sue perplessità. Crederci, era tutto lì il nocciolo della questione. Insistere e perseverare. Si chiese se perseveranza e costanza fossero in vendita da qualche parte.
[…] ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario. O i furbi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario… (da A muso duro, Pierangelo Bertoli)
Era il re del manufatto nell’isola, re incontrastato. Aveva sputato sangue da giovane per costruire il suo impero. Ora, al suo passaggio, lecchini e tirapiedi adoranti si inchinavano rispettosi: era il boss. Come ardiva quella donnetta insignificante dargli dello sfruttatore? Un numero, solo un numero curvo su una macchina, con occhi e schiena rovinati da dieci ore giornaliere di lavoro, osava dire che le rubava il salario taroccando la busta paga!
La guardò dall’alto dei suoi business e sibilò: – Non ti sta bene? Vattene!-
Rapida fece un gesto, si udì uno sparo: finì così il re del manufatto.