I diari di navigazione, o diari di bordo, erano registrazioni giornaliere tenute dal capitano di una nave durante i giorni trascorsi in mare. Vi venivano annotate condizioni atmosferiche, particolari del paesaggio, le tappe della rotta, episodi particolari avvenuti durante il viaggio.
In generale, si può dire che fossero volumi molto utili – sia per i successivi viaggi dei vari autori lungo le medesime rotte, sia per i posteri, o per chiunque avesse intenzione d’intraprendere spedizioni simili. Persino ora, che la tecnologia ha in molti casi sostituito la carta, i diari di bordo di vecchie baleniere trovano una nuova funzione: non come consiglieri in preparazione della partenza, o nei momenti complessi della traversata, ma come testimonianze del clima e dei suoi mutamenti.
Tuttavia, una cosa è stata subito chiara a coloro che avevano la sensibilità giusta per accorgersene: i diari di navigazione sono anche splendidi capitoli di letteratura di viaggio. Ambientazioni esotiche (intendendo, stranianti per un lettore non viaggiatore), imprevisti (perchè non va mai tutto bene), aneddoti: se scritti bene, non c’è motivo per cui non possano essere apprezzati come qualsiasi altro libro.
Navigationi et viaggi: un’antologia di diari di navigazione
Tuttavia, come si compone Navigationi et viaggi? Il primo tomo, prima di dare il via alla rassegna di diari di navigazione, contiene la dedica di Giovan Battista Ramusio e uno scritto di Tommaso Giunti ai lettori. Si passa, poi, ai viaggi: rotte africane che portavano le imbarcazioni al di fuori delle Colonne d’Ercole – lo Stretto di Gibilterra – e sotto l’Equatore. Vi sono, inoltre, gli scritti che narrano della rotta di Vasco de Gama e Amerigo Vespucci verso le Indie orientali.
Il secondo tomo parla ancora d’Africa, in particolare del Mar Rosso, e poi si sposta verso Oriente, arrivando fino in Cina. Ciò che colpisce è la presenza di varie testimonianze di circumnavigazione del globo, come quella del vicentino Antonio Pigafetta. Si specifica, inoltre, che diversi brani sono traduzioni dallo spagnolo, dal portoghese o anche dal greco che a sua volta è una traduzione dalla lingua punica, in un caso particolare.
Di nuovo Tommaso Giunti ai lettori, e poi Russia, Persia e Armenia nel terzo tomo ma, soprattutto, si parla di Messer Marco Polo, dei suoi viaggi e della sua permanenza presso il Gran Khan, in Cina.
Il quarto tomo sembra contenere diari di navigazione che non si focalizzano soltanto sul viaggio, ma che prestano particolare attenzione anche alla cultura e alle tradizioni delle diverse popolazioni incontrate dai marinai lungo il percorso. Anzi, alcuni sono proprio resoconti di spedizioni di ambasciatori. Si toccano di nuovo le terre persiane, oltre a quelle iraniane e a territori che ora chiameremmo iraniani e siberiani. Un episodio in particolare riporta di un naufragio, che fece arrivare l’autore in Svezia e in Norvegia.
In apertura del quinto tomo troviamo un messaggio di Giovan Battista Ramusio ai lettori, in cui commenta le pubblicazioni precendenti. Segue poi un focus sulle Indie, sia Orientali – odierno arcipelago malese – sia Occidentali – i Caraibi – con tanto di descrizione delle differenze tra le due località.
Infine, nel sesto tomo si parla di America latina – della sua scoperta e della sua conquista – con tanto di scambi epistolari tra i vari viceré spagnoli nelle colonie e monarchi in patria. Qui le voci si alternano: non solo diari di navigazione dei capitani, ma appunti di viaggi di reverendi e capi di spedizione. Si racconta del Guatemala, del Messico, del Perù, della suddivisione che i conquistatori fecero di queste nuove terre. Si riportano, poi, esplorazioni – e conquiste – francesi in Nord America, così come la scoperta di un nuovo arcipelago in mari russi.