Come già anticipato, eccomi ancora in compagnia di Anna Maria Fabbroni, questa volta con la sua ultima pubblicazione: Incomunicabilità, una raccolta di poesie che include gran parte della sua produzione poetica.
Prima di addentrarmi nella poetica di Anna Maria Fabbroni, vorrei accennare al mio incontro con l’autrice. Incontro virtuale si intende che fra l’altro ho già raccontato in un precedente articolo di Poesia e vita, vita è poesia. Voglio ricordarlo perchè è davvero singolare come, a volte, le vite delle persone si intersecano per chissà quali misteriosi motivi.
Chiamiamolo così se vogliamo, però succede che il caso stupisca e faccia pensare che forse è solo la nostra incredulità a definire “caso” ciò che è orchestrato da una Grande Regia per fini a noi sconosciuti ma che, nel grande disegno, hanno i loro perché. Quell’incontro casuale dell’ottobre 2019, un anno dopo si è trasformato in un rapporto epistolare, benedetto il web quando avvicina le persone, che mi ha rivelato la singolarità di un’autrice beccata in una maniera assolutamente insolita.
Ho scoperto in Anna Maria Fabbroni un’anima sensibile di poeta ma non solo. Ho scoperto come niente può fermare uno spirito indomito che non si arrende davanti a consistenti problemi di salute, né a quelli legati all’età. Ho avuto la conferma, attraverso le lunghe mail che ci siamo inviate, del mio pensiero su chi coltiva passioni e poesia: non esiste età per chi vive di bellezza. E la poesia è bellezza, al di sopra di ogni parere contrario.
L’estro vulcanico di Anna Maria Fabbroni si estende dalla poesia alla prosa, dal teatro alla pittura: roba da far invidia ad un ventenne! Leggere del suo rammarico per non poter svolgere al meglio le sue molteplici attività a causa del Covid-19 che ha bloccato tutti e tutto, ha fatto sentire me un’ottantenne pantofolaia e pigra.
Incomunicabilità di Anna Maria Fabbroni
Incomunicabilità è il titolo dell’ultima, in ordine di tempo, raccolta di poesie di Anna Maria Fabbroni. Pubblicata da VJ Edizioni nel febbraio 2020, in seguito alla vittoria del secondo posto nel premio di poesia Clepsamia 2019, al quale Anna Maria partecipò con Non eravamo pesci ma carne da macello, dovevamo morire sulla terra, ma abbiamo scelto il mare…
Un titolo lunghissimo ed emblematico per una poesia densa e vibrante di empatica pietà per le tante innocenti vittime delle migrazioni:
[…] Mare, scalda ti prego/ i piedini di mio figlio;/ ninnalo nella culla delle onde;/ addormentalo/ con i nostri canti africani; quietalo con le carezze delle tue sirene;/ […] Fagli da madre tu Mare pietoso!/
Il brano, incluso nella raccolta Incomunicabilità, ha riscosso premi in diversi concorsi di poesia, oltre al già citato ed è la conferma della tendenza animistica di Anna Maria Fabbroni che ho già avuto modo di riscontrare leggendo le sue favole: la capacità di umanizzare le cose, in questo caso il mare e di dialogare con esse come se avessero un’anima e potessero interagire.
La singolare capacità di umanizzazione di elementi naturali o oggetti si riscontra anche in un altro brano della raccolta, L’aquilone, anche questo pluripremiato:
Ho intinto la mia coda/ nell’azzurro,/ e ti ho chiamato./ Ho schivato i fiori rossi/ delle bombe/ che aprono buchi di morte/ nel cielo./ Ho snodato le mie ali di carta/ e mi sono tuffato là/ dove non arriva il pianto./ […]
E cosa rappresenta L’aquilone che Anna Maria Fabbroni racconta ed anima se non la stessa poesia? La poesia che si eleva nell’azzurro e chiama chi ha orecchie per sentirla; la poesia che sa volare e portare in alto, dove non arriva il pianto ma c’è solo bellezza; sopra gli umani dolori, bombe che aprono buchi di morte nel cielo.
Probabilmente l’autrice ha dato un altro senso a questa poesia ma, come spesso dico, la poesia è multitasking, si presta a diverse chiavi di lettura: una volta uscita dalla penna e dal cuore di chi la scrive, diventa proprietà di chi la legge e la interpreta. È proprio in questo risiede la sua bellezza ed unicità.
Anna Maria Fabbroni e l’empatia
Un altro aspetto assolutamente non trascurabile della raccolta è la denuncia di piaghe sociali annose come la violenza sulle donne, la guerra o la solitudine degli anziani. Tematiche trattate da Anna Maria Fabbroni con grande partecipazione emotiva associate a levità ed ironia, sue caratteristiche peculiari.
Sono diversi i brani in cui si può leggere l’emozione che dal cuore dell’autrice passa alla penna e al foglio e si trasmette al lettore: da Il cielo dei bambini, da L’otto marzo, le mimose sono rosse, da C’è bisogno di te, a Ospizio, a L’urlo, per citarne solo alcuni, Anna Maria, attraverso i suoi versi in prevalenza sciolti, racconta e si immedesima, si emoziona ed emoziona con la sua grande sensibilità.
Incomunicabilità o comunicazione?
I poeti lo sanno, sanno come raccontare e affabulare trovando metafore e similitudini da scoprire fra le righe di discorsi quasi consueti. Anna Maria Fabbroni, nei suoi versi ha discorsi consueti, ha frasi semplici, ha parole di uso comune, ha accostamenti con il quotidiano e comunica empaticamente con chi le sta accanto: eppure c’è un universo da scoprire tra le righe dei suoi versi.
Un universo fatto di osservazione del mondo, con gli occhi di chi sa vedere oltre, che spinge l’autrice a definire incomunicabile le profondità dell’anima:
Vorrei sapere chi ero/ prima di ora…/ Vorrei capire/ perché ho filato/ matasse di giorni/ e tessuto ricami/ senza sapere/ il disegno finale… […] E vorrei sapere/ se la lezione è finita/ con questa ennesima vita/ o se dovrò recitare/ altre commedie/ su pazzi scenari/ […] Vorrei saper infine/ se frantumerò/ il ghiaccio/ che imprigiona le mie ali/ di angelo dimenticato […] …se lascerò/ impronte leggere/ sui gradini del cielo/ se busserò/ alla Porta della Stella/ e mi diranno di entrare./
Vorrei sapere, della quale ho riportato alcuni stralci, è la lunga poesia che conclude Incomunicabilità di Anna Maria Fabbroni ed è il giusto epilogo di tutta la raccolta: il costante vorrei sapere, ripetuto ad ogni capoverso, è emblematico di ciò che si agita nell’anima dell’autrice. Nello stesso tempo, però, rappresenta quel questionario di domande senza risposta che ogni uomo conserva e spesso volutamente ignora, dentro di sé.
La scelta del titolo, se da un lato rappresenta l’incapacità del dialogo fra simili, dall’altro è in antitesi con il sentire dell’autrice che invece percepisce empaticamente il sentire altrui e lo comunica seguendo una sua singolare modalità, per poi offrirlo alla sensibilità del lettore.
Concludendo mi consento un piccolo appunto, se Incomunicabilità di Anna Maria Fabbroni, fosse stato diviso in sezioni sottotitolate e raggruppate per argomento, a mio avviso, avrebbe presentato un criterio di omogeneità che lo avrebbe arricchito ulteriormente. Quanto appena detto però nulla toglie al suo valore, a cominciare dalla copertina in cui un enigmatico e suggestivo dipinto della stessa autrice cattura lo sguardo e l’attenzione del lettore.
Una raccolta che coinvolge ed emoziona pagina dopo pagina: niente male per essere “non comunicativa”!
Anna Maria Fabbroni dice di se…
Chi mi conosce sa già come comunico le mie emozioni… E cioè se si tratta di racconti, fiabe o commedie faccio ridere facilmente; ma nelle poesie accetto lo scomodo dono dell’empatia che mi fa calare nei miei personaggi di carta e assorbire tutta la drammaticità di “poveri cristi”, sconosciuti e perdenti…