Il caso di Saman Abbas, giovane pakistana residente in Italia, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e ha sollevato interrogativi urgenti su temi come l’integrazione, la violenza di genere e il conflitto tra cultura e tradizione. La scomparsa e il presunto omicidio della diciottenne, avvenuti nel 2021, mettono in luce una realtà di pressioni familiari e credenze patriarcali ancora fortemente radicate, anche in contesti di migrazione.
Il giornalista, inviato di Quarto Grado, e scrittore Gianmarco Menga ha messo nero su bianco il tragico femminicidio di Saman nel recentissimo volume Il delitto di Saman Abbas. Il coraggio di essere libere, edito Newton Compton Editore. Il libro ripercorre le indagini legate all’efferato femminicidio della diciottenne di origini pakistane, uccisa a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021.
Il contesto e la scomparsa di Saman Abbas
Saman Abbas era una giovane ragazza di origine pakistana che viveva con la famiglia a Novellara, una piccola località nella provincia di Reggio Emilia. La famiglia Abbas, arrivata in Italia dalla provincia del Punjab, portava con sé una serie di valori e tradizioni profondamente legati alla cultura pakistana, in particolare riguardo all’onore familiare. Nel contesto di queste tradizioni, uno degli elementi più critici riguarda i matrimoni combinati, spesso decisi dalle famiglie senza il consenso delle giovani donne coinvolte.
Nel gennaio 2021, Saman ha opposto un netto rifiuto alla richiesta della sua famiglia di sposare un cugino in Pakistan, manifestando chiaramente il desiderio di vivere una vita indipendente e libera dalle imposizioni familiari. Questo rifiuto, secondo le accuse, ha rappresentato una “macchia” sull’onore della famiglia, scatenando una reazione violenta e letale.
La ragazza era stata già affidata a una comunità protetta per alcuni mesi dopo aver denunciato i genitori, ma a fine aprile 2021 aveva fatto ritorno a casa per recuperare i suoi documenti. Da quel momento, il suo destino è diventato incerto. Il 1° maggio 2021, Saman Abbas scompare, e le prime ipotesi delle autorità puntano subito su un possibile omicidio orchestrato dai familiari.
L’indagine e le accuse
Il caso di Saman ha immediatamente attirato l’attenzione delle forze dell’ordine e della Procura di Reggio Emilia, che avviano un’indagine approfondita. Le prime prove emergono dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza installate vicino all’abitazione della famiglia. In queste immagini, risalenti alla notte del 29 aprile, si vedono tre uomini (lo zio e due cugini di Saman) avviarsi verso i campi circostanti con delle pale, una circostanza che alimenta i sospetti di un’azione premeditata.
Secondo gli inquirenti, lo zio Danish Hasnain, considerato la mente del delitto, avrebbe coordinato l’omicidio con l’aiuto di altri membri della famiglia, tra cui i cugini Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, e avrebbe eseguito materialmente il delitto. I genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, sono anch’essi indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere, ma fuggono in Pakistan subito dopo la scomparsa della ragazza.
La procura ha descritto il caso come un vero e proprio “delitto d’onore”, un crimine motivato dal desiderio di restaurare l’onore della famiglia, macchiato dal rifiuto di Saman di sottostare alle volontà dei genitori.
La ricerca del corpo e la svolta nelle indagini
Dopo mesi di intense ricerche nei campi agricoli intorno a Novellara, il corpo di Saman Abbas non viene trovato subito. Solo nel novembre 2022, le forze dell’ordine scoprono un cadavere sepolto in un casolare abbandonato, che si rivelerà essere quello di Saman. Questo ritrovamento segna una svolta significativa nelle indagini e conferma definitivamente i sospetti di omicidio.
Nel frattempo, grazie alla cooperazione internazionale, le autorità italiane riescono a localizzare e arrestare alcuni dei membri della famiglia coinvolti. Lo zio Danish Hasnain viene arrestato in Francia e successivamente estradato in Italia, dove affronterà il processo insieme ai cugini. I genitori di Saman, tuttavia, restano latitanti in Pakistan, nonostante siano stati emessi mandati di cattura internazionali e l’Italia stia cercando la loro estradizione.
Il delitto di Saman Abbas di Gianmarco Menga
Novellara, notte tra il 30 aprile e il 1º maggio 2021. La telecamera dell’azienda agricola Le Valli inquadra una ragazza che esce di casa. Un’ora prima era stata ripresa nello stesso punto, con il velo a coprirle il capo e una tunica che le arrivava alle ginocchia. Adesso, invece, indossa dei jeans, scarpe da tennis e una giacca in pelle. Dietro di lei camminano a passo spedito i suoi genitori. Dove sta andando? E perché ha cambiato i vestiti? Cinquantotto secondi dopo, l’occhio elettronico riprende la madre che rientra in casa, seguita dal marito.
Nessuna traccia della ragazza: Saman. Il suo corpo senza vita sarà ritrovato un anno e mezzo dopo, a pochi passi da lì. Aveva diciotto anni e aveva già provato a fuggire da una famiglia che non le consentiva di studiare e di innamorarsi di chi voleva. Sognava di essere libera: un sogno che ha pagato con la vita.
Giammarco Menga, reporter di Quarto Grado, ripercorre tutte le tappe fondamentali di questa terribile storia, un delitto brutale sulla cui responsabilità aleggiano dubbi e domande.
Chi è Gianmarco Menga
Classe 1990, Giammarco Menga è un giornalista professionista. Ha lavorato per anni nella redazione sportiva di Mediaset, poi come inviato del programma Mattino 5. E infine, è approdato a Quarto Grado, dove ha seguito come reporter alcuni dei più importanti casi di cronaca nera. Tra questi, il delitto di Saman Abbas: Menga è stato anche il primo giornalista a entrare all’interno dell’abitazione in cui viveva la diciotenne pakistana. Nel corso della carriera, è stato insignito di numerosi riconoscimenti, come il Premio Antenna d’oro per la TV, il Concorso Letterario del CONI, il Pegasus Literary Awards e il Bancarella Sport.