Gli Stati Uniti portano sempre ventate di novità soprattutto in campo social e un nuovo trend di Tik Tok, Instagram e annessi è una vera controtendenza: quella dei deinfluencer.
Forse ne avrai già sentito parlare, ma se vuoi saperne di più scopriamo insieme di che cosa si tratta nel dettaglio.
Chi sono i deinfluencer: la negazione prima di tutto
Prima di parlare di questo nuovo trend forse è meglio fare un passo indietro. Sì, perché l’influencer, diventata con il passare del tempo una professione ben remunerata ha avuto una grandissima spinta grazie a Instagram e, utilizzando le stories, ha concesso a questi creator di avere un rapporto diretto con i propri seguaci, o meglio followers, con video di 15 secondi circa.
Ma in questi ultimi tempi questo rapporto diretto non è apparso come cristallino e sincero da quelli che guardano i video, convinti di trovare la ricetta giusta o il consiglio giusto soprattutto nel campo del make-up e quindi di conseguenza dello shopping. Ecco che da questa incrinatura nasce un altro tipo di contenuto – specialmente su TikTok – denominato deinfluencing. Ma chi sono questi anti-creator?
I deinfluencer sono utenti che testano e provano un prodotto – solitamente di bellezza – e lo recensiscono davvero, senza filtri, ironicamente e molto spesso in modo negativo. Qual è il loro obiettivo? Di certo quello di non incentivare l’acquisto, ma esattamente il contrario. Questo significa evidenziare la mancanza di onestà del creator che ha pubblicizzato il prodotto con meno followers e campagne distrutte sul mercato. Eppure tutto questo non riguarda solo il mondo del beauty ma anche quello dei libri.
BookTok: fa bene davvero all’editoria?
Di booktok ne abbiamo parlato in qualche articolo precedente: associare i libri ai social sembra essere stata una mossa vincente, per svecchiare in qualche modo il concetto di libreria e renderlo più accessibile e virale agli occhi delle nuove generazioni. Eppure anche questo tipo di marketing legato ai libri può nascondere delle insidie e portare ad un acquisto compulsivo di libri, con l’effetto di non godere più del piacere della lettura. A confermarlo è Alice Cancellario, co-fondatrice di Heloola, una start up nel campo dell’editoria. Ecco cosa afferma:
Su TikTok è più importante apparire come un lettore, che effettivamente leggere dei libri. Vuol dire mostrare una serie di caratteristiche fisiche e comportamentali: i lettori sono quelli col pigiama, la tazza, una bella libreria personale.
Prima non si aveva la necessità di avere la libreria aesthetic perché non c’era nessuno cui mostrarla. Ora abbiamo la piattaforma in mano, dove potenzialmente tutto il mondo può vederla. Così i ragazzini comprano contemporaneamente decine di volumi che poi non leggono e a volte più versioni dello stesso libro, per avere diverse copertine.
Deinfluencer: qual è l’alternativa?
L’alternativa dei deinfluencer non è solo la recensione negativa ma proporre acquisti intelligenti, sostenibili per l’ambiente e a basso costo, quindi accessibili a tutti.
Gli influencer hanno creato un vero e proprio reame di potere che in realtà ha delle basi poco solide e strutturate: gli utenti sono intelligenti, curiosi, si informano e ad oggi nel 2023 riconoscono subito se hanno a che fare con un influencer che consiglia prodotti solo per farsi pubblicità e aiutare il marchio che lo sponsorizza oppure è deciso a creare un rapporto onesto con il follower che lo segue.
Il follower di oggi si stanca delle mezze verità e dei filtri che rendono la realtà delle cose annebbiata; vuole la verità nuda e cruda perché in questo modo il divario tra lui e l’influencer diminuisce per far spazio a una vicinanza che li unisce nel rapporto social creando una fidelizzazione e vera e propria. Semplicità e verità: questo è il binomio per far durare a lungo la relazione tra i followers e i loro influencer.
Il partito degli influencer di Stefano Feltri
Se vuoi approfondire meglio l’argomento sugli influencer e tutto quello che circonda questo mondo con analisi critica ti consiglio il libro di Stefano Feltri intitolato Il partito degli influencer, edito da Einaudi: un volume in cui emerge quanto il potere dei social network possa rappresentare una sfida alla democrazia.
Ecco la sinossi!
Social e influencer sono il nuovo intrattenimento di massa, quindi plasmano opinioni e preferenze elettorali. Senza limiti all’influenza delle aziende e alle possibilità di manipolazione occulta. Le opinioni espresse sui social sono in vendita.
Tutti noi possiamo diventare influencer, costruirci un pubblico, e poi mettere all’asta la nostra reputazione, per promuovere vestiti, ristoranti, cosmetici o magari un partito politico. Se diventa impossibile distinguere contenuti autentici e spontanei da pubblicità e propaganda, il nostro spazio pubblico digitale è a rischio.
Quando pochi individui possono indirizzare milioni di follower là dove richiesto dal committente, anche la democrazia viene messa in discussione. I social network, nati per la condivisione, sono in realtà aziende pubblicitarie che possono trasformarsi in piattaforme di manipolazione di massa, a beneficio di aziende e governi. Questo non è un libro contro gli influencer, ma l’analisi di una trasformazione che ridefinisce le nostre interazioni, digitali e non solo. L’unico modo per sfruttarne le potenzialità e ridurre i rischi è che gli utenti siano consapevoli di come funziona il sistema degli influencer.