Eccoci di nuovo insieme per continuare il viaggio attraverso i 100 Canti della Divina Commedia insieme a Dante Alighieri. Nel Canto IX avevamo lasciato i due poeti all’interno della città di Dite, riprendiamo il cammino…
La Divina Commedia – Inferno – Canto X
Ci troviamo nel Cerchio VI che ha come custodi le tre Furie e dove vengono dannati gli Eretici.
Mentre i poeti proseguono per un sentiero, tra le mura della città di Dite e i sepolcri infuocati, Dante domanda a Virgilio se si possono vedere coloro che giacciono in essi, poiché sono sollevati tutti i coperchi e nessuno fa la guardia.
Virgilio risponde che i coperchi saranno abbassati per sempre nel giorno del Giudizio universale, quando le anime saranno riunite ai loro corpi;
Aggiunge che nella direzione in cui si stanno dirigendo hanno la loro sepoltura Epicuro e i suoi seguaci, i quali negarono l’immortalità dell’anima, e che tra breve sarà soddisfatto il desiderio da lui espresso, ed anche quello da lui taciuto, di vedere qualche concittadino.
Mentre Dante rivolge poche parole d’ossequio al Maestro, uno di quegli spiriti, riconoscendolo per concittadino dall’accento, si sporge dal sepolcro e lo invita a soffermarsi.
Il Poeta, sorpreso e timoroso, s’accosta di più alla sua guida, che lo rincuora dichiarandogli che l’ombra è quella di Farinata degli Uberti, interamente visibile dal bacino in su. Appena il Poeta è ai piedi della tomba, il fiero Ghibellino lo guarda un poco. e quasi sdegnosamente gli domanda chi furono i suoi antenati.
Poi, apprendendo che furono di parte Guelfa, li dichiara suoi nemici e si vanta di averli cacciati due volte in esilio. Dante ribatte che nonostante tutto seppero tornare entrambe le volte, mentre i partigiani di Farinata non furono in grado di tornare.
A questo punto sorge, dalla stessa tomba, un’altra ombra, sporgendo solo con la testa, Essa guarda intorno a Dante come in cerca di qualcuno, chiede piangendo al Poeta perché, se gli è stato concesso di visitare l’Inferno per l’altezza del suo ingegno, non è con lui il proprio figlio.
Cavalcante, che era rimasto in silenzio, riprende il dialogo interrotto, affermando che, se i Ghibellini hanno male appreso l’arte di ritornare in patria, ciò lo tormenta più che la stessa tomba infuocata, in cui è costretto a giacere. Dopo il momento di colloquio tra i due, Dante chiede a Farinata la soluzione di un dubbio.
Come mai i dannati pare abbiano la conoscenza del futuro, mentre ignorano le cose presenti?
Farinata risponde che essi vedono, come i presbiti, le cose lontane nel tempo, poiché in loro splende ancora la luce di Dio, questo scomparirà il giorno del Giudizio universale, quando non esisterà più i futuro ma l’eternità.
Dante, preso dal rimorso, prega Farinata di far sapere a Cavalcante che suo figlio è ancora tra i vivi, scusandosi del suo indugio di poco prima, perché preso dal dubbio appena risolto.
A questo punto Virgilio richiama Dante, il quale si affretta a chiedere a Farinata chi si trova con lui al tormento del fuoco infernale, ed esso risponde che, in quella zona, egli si trova con più di mille altri dannati e che nel suo stesso sepolcro ci sono l’imperatore Federico II e il cardinale Ottaviano degli Ubaldini.
Dopo di che ricade nel sepolcro, mentre Dante rivolge i passi verso Virgilio, ripensando all’avversa profezia, udita poco prima. Mentre i due poeti riprendono il cammino, Virgilio si accorge che il discepolo è smarrito, e lo conforta, esortandolo a ritenere a mente ciò che ha udito e ad attendere che Beatrice gli sveli pienamente il futuro.
Poi si dirigono a sinistra, allontanandosi dalle mura della città di Dite, attraversano il cerchio per un sentiero che finisce in una valle, dalle quale arriva fino a loro un grande fetore.
Il nostro viaggio attraverso il Canto X dell’Inferno è finito mio caro iCrewer, continua a seguirci per non perderti i prossimi canti.
Un abbraccio virtuale e buona lettura