E’ da poco finito il Salone del libro di Torino, dove ho incontrato Daniele Viaroli: laureato in Lettere Moderne all’Università di Bergamo, istruttore di arti marziali, attore e autore di testi teatrali, scrittore – molto prolifico – di romanzi fantasy (è diventato famoso con la saga della Fiamma Azzurra) e persino direttore editoriale della collana fantasy presso Dark Zone Edizioni.
Intervista a Daniele Viaroli
Iniziamo da te, puoi parlarci del tuo percorso?
Dopo aver studiato Lettere, la mia carriera è iniziata prima come autore e poi, una volta entrato all’interno della casa editrice attraverso la pubblicazione dei miei romanzi, ho conosciuto le persone, loro hanno conosciuto me, si sono interessate a come lavoro e c’è stato anche un timing giusto perché il precedente direttore della collana fantasy aveva cambiato professione, così mi hanno chiamato.
Riesci a coniugare la tua attività di autore con quella di editore?
In effetti, la direzione della collana porta via un po’ di tempo, però cerco sempre di ritagliarmi almeno due/tre ore al giorno per scrivere, anche se – come purtroppo sappiamo tutti – finché non si diventa dei big, con la scrittura non si può pensare di vivere, per cui alla fine mi ritrovo a volte a dare priorità anche ad altri lavori (come correzioni di bozze, impaginazioni…) che mi interessano meno della scrittura narrativa vera e propria.
Restiamo allora sulla parte più creativa del tuo lavoro: ci parli del tuo ultimo romanzo?
La cosa particolare è che l’ultimo libro che è uscito con Dark Zone [La mietitrice di fuoco] in realtà era stato scritto prima de La fiamma azzurra, che invece è stato pubblicato nel 2019 perché era piaciuto fin da subito per la sua struttura molto particolare, perché era un lavoro giocato su un multiverso, molto ironico e che aveva una serie di particolarità che esulavano dal formato standard. Il primo libro che avevo letto era invece leggermente più tradizionale – anche se con una sfumatura dark che di solito in questi romanzi non si trova – per cui quando la prima saga è terminata siamo tornati indietro a recuperare quello che, appunto, è stato pubblicato da pochi mesi.
Di cosa parla?
E’ un epic fantasy corale, con quattro/cinque protagonisti diversi, due ragazze e tre uomini. In una società dove il mondo sta morendo, a causa delle creature chiamati “mietitori” che stanno falcidiando la popolazione, si instaura un gioco di sopravvivenza da un lato contro queste creature e, dall’altro, tra gli stessi umani che, con giochi politici di vario tipo, si contendono il dominio del mondo e, invece di collaborare per difendersi dalla minaccia, mettono a rischio l’intera umanità.
A proposito invece di Dark Zone: è una casa editrice giovanissima – nata nel 2017 – ma che nel giro di meno di un decennio ha saputo conquistarsi una sua dose di fan e fedeli lettori. Come avete fatto?
All’inizio abbiamo iniziato come associazione culturale, poi le cose hanno cominciato ad andare abbastanza bene per cui siamo diventati una casa editrice vera e propria. Negli ultimi anni abbiamo passato anche momenti di difficoltà, soprattutto con l’arrivo del COVID, la scomparsa delle fiere e il conseguente abbassamento del mercato… Poi però abbiamo avuto un’ottima opportunità cambiando distributore e passando a Messaggerie, quindi appunto il nostro obiettivo è di essere sempre più presenti, capillarmente, sul territorio nazionale. Il trend è positivo, abbiamo anche acquisito una nostra identità forte e siamo iniziati a diventare molto selettivi sui titoli da prendere a catalogo.
In Dark Zone mostrate il coraggio di pubblicare autori anche esordienti: paga davvero, pubblicare autori esordienti, oppure lo fate per una sorta di principio morale? E come avviene il processo decisionale? Cosa consiglieresti a uno scrittore esordiente che debba trovare il modo di farsi notare in mezzo a una folta schiera di altri autori, e che voglia aumentare le sue possibilità di emergere dalla massa?
Lo facciamo per scelta, perché la casa editrice è nata proprio con l’idea di spingere il fantasy italiano, che ha avuto anni di ristagno ma che ora sta vivendo un buon periodo. Noi in generale non facciamo troppa distinzione tra esordienti e non esordienti, ma puntiamo soprattutto a pubblicare romanzi di qualità, e tra gli esordienti ce ne sono più di quanti non si sarebbe portati a immaginare. A volte forse un po’ “grezzi”, ma se si riconosce la bravura è sufficiente affiancare un buon editor per ottenere un ottimo romanzo.
E soprattutto – è bene ribadirlo – non chiedete soldi a nessuno, esordiente o meno.
Assolutamente no, non siamo una casa editrice a pagamento.
Ti ringrazio, e in bocca al lupo. Anzi, al mietitore!