Oggi, caro Icrewer, per il nostro appuntamento legato alla filosofia vorrei presentarti un libro particolare. Il suo titolo è Critica della ragion demoniaca, scritto da Rick DuFer ed edito da Feltrinelli.
Rick DuFer, pseudonimo di Riccardo dal Ferro, è un filosofo che da tempo si occupa di diffondere la filosofia sul web (e non solo) attraverso numerose iniziative come video, podcast, interviste, spettacoli e, di recente ha anche dato vita ad una “accademia” di filosofia nota come Cogito Accademy.
Critica alla ragion demoniaca è l’ultima di una lunga serie di libri in cui ha affrontato diverse questioni filosofiche. In questo caso non si tratta di un saggio “scolastico” che illustra una corrente filosofica o che disquisisce dei massimi sistemi né uno dei classici manuali di autoaiuto ricolmo di frasi fatte e sterili. È piuttosto un libro di pratica filosofica che ci porta a riflettere sulle nostre abitudini quotidiane aiutandoci ad aprire i nostri occhi verso una realtà che, forse, non abbiamo compreso appieno.
Critica della ragion demoniaca: demoni e odradek
Chi non conosce la Critica della ragion pura di Kant, tormento di tutti gli studenti liceali? L’ultimo libro di Rick DuFer è certamente ispirato a questo ma nel suo libro non intende riflettere sulla ragione o sull’intelletto umano come fa Kant, quanto piuttosto sul modo di ragionare e di agire di quei demoni che ci assaltano quotidianamente. Demoni che, tuttavia, non sembriamo intenzionati a combattere ma che, al contrario, invitiamo ad entrare nella nostra cittadella interiore che, così facendo, è condannata alla distruzione.
Proprio come i Troiani dinanzi al famoso dono del cavallo non ci accorgiamo della trappola che si nasconde dietro a questi seducenti “doni” che il mondo ci offre. Ma chi sono allora questi demoni tanto incantevoli ed ammalianti che nemmeno ci accorgiamo ci stanno portando alla rovina? Sono tutte quelle attività, abitudini, concezioni di per sé “innocue”, anzi, talvolta anche benefiche. I demoni, come ci insegna già Socrate, non sono entità di per sé malvagie, ma lo diventano quando consegniamo loro le chiavi della nostra vita e permettiamo che la governino al posto nostro. Essi ci promettono divertimento, distrazioni, notorietà, sicurezza, ci offrono una via di fuga da quei dolori e da quella fatica di cui la vita è fatta.
Tali demoni operano attraverso i loro odradek, termine kafkiano che si potrebbe tradurre con “aggeggi”, di per sé innocui ma che diventano pericolosi perché sono in grado di stordirci riducendoci a zombie, incapaci di controllare le nostre vite. Rick DuFer li identifica chiaramente, ricorrendo a neologismi filosofici che non manca di spiegare con uno stile chiaro, lineare e alla portata di tutti. Essi sono: scrolling, metaverso, popolarità, pornoidolatria e tecnodemia.
Social, nuove tecnologie, film e videogiochi sempre più immersivi e “realistici” ci danno l’impressione di essere protagonisti, di star riempiendo la nostra vita con “qualcosa”, di raggiungere quella felicità che tanto agogniamo ma che in verità non sfioriamo nemmeno. L’obbiettivo dei demoni, attraverso i loro odradek, è quello di renderci disfelici, cosa ben diversa dall’essere infelici come sottolinea Rick DuFer:
Lasciando cadere le difese, non ci attende la felicità, ma il suo contrario: la “disfelicità”: intendo quello stato nel quale l’individuo si illude di poter raggiungere (o di aver già raggiunto) uno status di felicità […] Immerso nella disfelicità, io sono convinto di essere felice, perché ricevo segnali ben precisi in quella direzione, ma in verità sto precipitando in un abisso che rappresenta l’esatto contrario della felicità. Sono disfelice. […] La disfelicità è data dalla sovrabbondanza incontrollata di elementi volti a renderci felici.
I Custodi della cittadella
Critica della ragion demoniaca non è un libro distruttivo. Non si limita a condannare in maniera assoluta la società in cui viviamo. Propone anche delle soluzioni, offre delle opportunità per permetterci di riguadagnare il controllo della nostra cittadella interiore.
Ed è qui che entrano in gioco i Custodi che occupano la terza ed ultima parte del libro. Essi sono le sentinelle della nostra roccaforte, coloro che ci permettono di riconoscere i demoni e scacciarli prima che ci distruggano. Anche in questo caso si tratta di atteggiamenti, attività, status mentali che ci aiutano ad affrontare i demoni e i loro odradek. Ma la differenza con i demoni è che se questi sono come dei virus che, una volta installati, ci consumano senza che ce ne rendiamo conto, i Custodi rispondono a noi soltanto e siamo noi a decidere quando e se farli intervenire.
Tra quelli indicati dall’autore (contro-vibrare, rallentare, auto-precognizione, gratitudine, offrirsi, amore) uno di quelli che mi ha colpito di più è il concetto di contro-vibrazione. Nella società moderna siamo sommersi da stimoli che provengono da ogni dove: dal web, dalla tv, da libri, film e videogiochi, stimoli che sono come “scosse” che minacciano di mandare in frantumi la nostra anima se non siamo in grado di “controllarle”. La contro-vibrazione è la capacità di far vibrare a sua volta il nostro io, per poter mantenerlo in equilibrio nel terremoto che è la società odierna.
Anziché rimanere inerti ed accogliere acriticamente tutti quelli stimoli, siamo noi a dover scegliere quali ci sono davvero utili e per farlo è necessario conoscere sé stessi, il proprio mondo interiore e quello che c’è fuori. E chi meglio della filosofia può darci una mano in questo?
La filosofia, perciò, deve tornare a essere un pensiero contro-vibrante […] La controvibrazione non è un rifiuto del mondo, ma un entrare in risonanza con quelle sole sollecitazioni che, autonomamente, decidiamo di lasciar entrare, escludendo quelle che riteniamo dannose. La contro-vibrazione permette all’utente di TikTok di non assecondare lo scrolling, ma di preferire un’attività che nutra l’interiorità e che richieda complessità e fatica; […]
La contro-vibrazione ci spinge a tacere e ascoltare, quando tutto intorno a noi ci imporrebbe di esprimerci istintivamente, a reagire senza riflettere, a partecipare a una conversazione non perché desideriamo farlo ma per paura di essere tagliati fuori. La contro-vibrazione nasce da una concezione della propria soggettività, che le dà concretezza e che ci spinge a prenderci cura di quel che proviene da dentro di noi.