Cristiana Meneghin presenta Eppure… Io ti sento
Caro iCrewer Eppure… Io ti sento è il titolo che ho voluto dare a una serie di riflessioni che ti vado a presentare.
“Che cos’è Dio?” domanda un bambino.
La madre lo stringe tra le braccia e gli chiede: “Cosa provi?”.
“Ti voglio bene” risponde il bambino.
“Ecco, Dio è questo”.
Krzysztof Kieslowski
Ho scelto questa citazione per aprire Eppure… Io ti sento, un articolo, un po’ insolito e inconsueto. È da un po’ di tempo che custodisco queste sensazioni dentro di me e ritengo che sia giunta l’ora di metterle scritte nero su bianco. Credo di dover iniziare spiegandoti chi sia Krzysztof Kieślowski: è uno scrittore polacco. Riconosciuto come uno dei più grandi registi della storia del cinema, è vissuto a Varsavia, tra il 1941 e il 1996.
Perché ho scelto questo estratto?
Lo ritengo il perfetto punto di partenza del mio discorso, se discorso si può definire. Da quando è cominciata la quarantena, per me era il 20 febbraio, ho iniziato a domandarmi dove fosse Dio. Spesso in varie circostanze del mio passato mi sono posta questioni relative alla sua esistenza e devo confessare che, nonostante il mio vissuto, la fede non ha mai vacillato, tuttavia adesso, in questa situazione, penso che sia naturale chiedersi il perché del suo non intervento e cosa ci sia nascosto nel suo silenzio. Un silenzio che una nostra redattrice ha meravigliosamente definito assordante.
Il periodo in cui io e tutti noi ci troviamo è drammatico, di giorno in giorno non fa altro che peggiorare, qualunque decisione sembra non portare a nulla. Dio dovrebbe donarci un enorme conforto, eppure appare più distante che mai. Le porte delle chiese sono chiuse; il Papa è apparso più volte nei canali di comunicazione da solo, spesso al calare del giorno, in mezzo a delle tenebre che sembrano quasi allungarsi su di lui come ad avvolgerlo. Il volto tirato, l’andamento affaticato, ci parla da lontano. Ed è così che tutti noi viviamo, chi dà più tempo chi dà meno. Siamo lontani.
Sono lontani i nonni dai nipoti, i figli dai genitori e i cari dai loro ammalati. Mille dubbi mi sono sorti e a un certo punto nel cuore sono scoppiati. Sembra che l’oscurità stia avendo la meglio sulla luce, eppure io un senso l’ho trovato.
Nelle giornate che trascorro tra le mie quattro mura sento una costante presenza che mi rassicura. Mi dice: non sei sola e dopo tutto il mio pensare ho composto questo. Però prima di fartelo leggere voglio dire che non ho mai scritto poesie e questa è la prima di tutta la mia vita per cui è con grande umiltà che te la voglio dedicare.
Cristiana Meneghin: Eppure… io ti sento, 2020
Nel fiore che sboccia,
nella primavera che rinasce,
nel tempo che gli amanti hanno ricevuto da trascorrere assieme,
negli istanti donati alle mamme che ora possono giocare con i loro bambini,
negli amici lontani che chiamano per un saluto: Ehi, ciao come stai?
Eppure io ti sento.
Tra i rovi delle mie rose, ora c’è un nido,
un coniglio saltella nel mio giardino,
la via che porta verso casa è invasa da curiosi animali che la mia bambina spia dalla finestra,
di pulito profuma ogni stanza.
C’è silenzio durante la giornata…
Eppure io ti sento.
Nei soldati che hanno lasciato le armi per costruire gli ospedali,
nei medici che sono partiti per aiutare persone di paesi lontani,
tra i volontari che portano aiuti a chi da solo farcela non può,
negli studenti che si sostengono per seguire le video lezioni.
E se tu ci dicesti: Amatevi l’un all’altro come io ho amato voi.
Ebbene ora io ti sento.
In tutti quei gruppi e nelle unioni che assieme lottano contro questa invisibile guerra,
nelle donazioni fatte con il cuore,
in quei piccoli gesti fatti a sostegno di chi è più debole,
nelle canzoni cantate dai balconi
una chitarra sta suonando proprio ora, il suo eco mi giunge da lontano.
Questa è la tua voce e io ti sento.
In quel parente ritornato a cui il perdono è già stato dato.
Nel dottore che chiama ogni mattina,
negli infermieri che hanno risposto al nostro appello,
nei papà che fanno la spesa,
nelle mamme che cucinano tutta la giornata.
In tutto questo io ti sento ora come non ti ho mai sentito.
Ogni sera, al tramonto mi fermo e osservo il sole calare.
Le montagne sono lontane, ma nel mio cuore verdi come non le ho mai viste,
il tuo fresco respiro mi accarezza il volto,
calde braccia mi stringono
e come se fossi ancora bambina
sento che mi dici: Riposa ora, verrà un altro giorno.
Caro iCrewer con questi miei pensieri che rappresentano semplicemente qualcosa che in questo periodo sto provando ti saluto. Spero di averti donato un gesto prezioso, al prossimo articolo e come ti dico sempre: Buona Lettura!
Con affetto
Cristiana Meneghin
Grazie di ❤️
Un abbraccio ❤️
Nei momenti più duri esce fuori ciò che siamo dentro. Dentro di te c’è molto della “dolce leggerezza” che mostri fuori. C’è una grande sensibilità e direi anche tanta fede. Fede è sentire, fede è fidarsi pure quando non si capisce e non si sente la presenza di Dio. Lui ci parla attraverso le cose, saperlo ascoltare è un dono che tu hai.
Mi hai commossa (e non succede spesso).
Sono certa che in parte è anche merito del tuo articolo, grazie ❤️
Solo ora riesco a leggerti con la dovuta calma.. E mi ha fatto bene… Hai ragione.. Non abbiamo bisogno di cercarLo lontano da noi.. È in tutte le cose che ci circondano. Basta aprire il nostro cuore e tu ne hai tanto…. ❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Grazie Doni
❤🧡💛💚💙💜💜
Ciao Monia 😘 Grazie per averci letto e se ti ha fatto piacere continua a seguirci