Come un soffio di Scirocco, Cristiana Meneghin. Io me lo leggo, 2017
Caro iCrewer quante cose ho da dirti, da dove posso iniziare, vediamo.
Allora partiamo con lo spiegare come è nato Come un soffio di Scirocco. Questo breve racconto è uno dei miei primi scritti. La sua lettura è adatta anche ai ragazzi. Ciò spiega il motivo per cui l’ho inserito nella nostra amata Leggiamo per i piccoli.
Il testo è stato composto nell’anno 2017 per essere inserito in un’antologia gratuita dal titolo Io Me lo leggo. Con il passare degli anni Io Me lo leggo è diventata una collana editoriale di Pub me. Noi redattori segnaliamo le sue opere e io rinnovo i miei omaggi alla sua creatrice.
Queste antologie di racconti le puoi trovare su Amazon. Sono gratuite e a tua disposizione per trascorrere le giornate di quarantena.
Bene, detto questo dedico due parole alla mia mamma. Com’è avvenuto anche per Il Pianoforte e la Bambina, lei ha disegnato l’immagine che fa da sfondo. Oggi c’è Ironman ad occuparsi della lotta contro il virus.
Ho concluso le presentazioni. È giunta l’ora di lasciarti alla tua lettura di Come un soffio di scirocco, caro iCrewer.
Come un soffio di Scirocco, Cristiana Meneghin
A mia figlia
che mi ha fatto compagnia
mentre scrivevo
Prologo
La donna era sola davanti alla finestra aperta. Sollevando il volto al cielo prese l’ennesimo sospiro. Il caldo era torrido. Il suo corpo appiccicaticcio. Le braccia esauste tremavano per lo sforzo. Da ore sorreggevano il peso di sua figlia.
La luce di un lampione le illuminava il viso pallido, così simile a quello assopito al suo petto. – Finalmente si è addormentata. Una lacrima le rigò la guancia. Cristallina le percorse il viso. Erano così poche le sue forze che non riuscì nemmeno ad asciugarla. Era sola. Nemmeno la luna consolava il suo pianto.
Quanti sogni aveva perduto, quanti attimi di vita aveva frantumato.
La bimba emise un vagito. La donna, agitata per un suo ennesimo scoppio di pianto, si voltò a guardarla. Era un sorriso. Il cuore le esplose in mille frammenti. Si era ammalata per poter veder nascere quel sorriso, ma la vita era stata crudele con Anna e ora per lei non c’era alcuna speranza.
Il sorriso della neonata si dissolse nel nulla come polvere di stelle. Solo il nero della notte e un caldo vento di Scirocco che sembrava giungere direttamente dalla bocca degli inferi le restarono.
Il dolore l’avrebbe forgiata e la vendetta, come germoglio carico di spine, sarebbe sbocciata nel suo cuore.
Qualche tempo dopo
Samantha si accarezzò i lucenti capelli color cioccolato, mentre con un dolce sorriso ringraziò Alvaro. Era da almeno tre anni che non si concedeva una vacanza tutta per sé. – In compagnia di un così bel ragazzo poi.
Il suo sguardo oltrepassò la vetrina del Mac-Donald. Si posò sulle cime verdi delle montagne che, come un dipinto, imprigionavano nel loro arco le acque limpide del Lago Maggiore.
Era da tempo che desiderava potersi gustare la pace datale dalla frescura del vento di montagna. Per non parlare del piacere di poter passeggiare tra le viuzze di Stresa che nell’eleganza dei suoi hotel le ricordava un vecchio film anni Ottanta.
La mano di Alvaro accarezzò la sua distogliendola dai suoi pensieri. Osservò innamorata quegli occhi verdeazzurro emettere un curioso luccichio, mentre con l’altra mano estrasse dai jeans azzurrini un elegante cofanetto. Con un appena accennato timore glielo porse.
Imbarazzata lei lo aprì.
– Era esattamente quello che immaginavo. – Pensò preoccupata.
Alvaro si accarezzò i capelli biondi imbarazzato e in silenzio attese una risposta.
Ma cosa poteva dirgli lei ora?
Aveva una figlia a cui pensare. Giada, lei era la sua unica ragione di vita. In effetti spesso la sua bimba di sei anni le aveva detto che voleva avere un padre e altrettanto spesso Samantha si era scusata con la figlia per questo senso di assenza di cui si sentiva così colpevole.
In effetti Giada aveva un padre. Un papà che le assomigliava così tanto. Dal colore degli occhi alla punta del naso. Massimo Grimaldi era il suo nome. Samantha lo aveva amato così tanto. Di lui si fidava, ma in realtà era un marito infedele. Quando la bambina aveva solo pochi mesi di vita aveva deciso di darsi alla fuga per non prendersi le sue responsabilità. Dopo essersi spaventato per i continui pianti di sua figlia aveva fatto le valigie e aveva abbandonato entrambe. Per far tacere i suoi sensi di colpa più che per altro le aveva lascito una villa e degli assegni mensili che Samantha detestava. Da sempre considerava quel denaro dei soldi sporchi. I soldi non sono attimi. Questo scriveva a Massimo tutti i giorni degli ultimi sei anni della sua vita. Ma lui non l’ascoltava o semplicemente se ne fregava innamorato com’era della bella, giovane e spensierata Anna.
– Come l’aveva definita prima di darsi alla fuga?
– Ah sì! Un arcobaleno carico di vita.
Ovvio che Samantha non poteva essere certamente piena di vita i primi quaranta giorni dopo il parto. Si sentiva un mostro. Non aveva perso i chili che sperava di eliminare. Aveva male da tutte le parti, la cellulite e le gambe gonfie. Inoltre le profonde occhiaie nere sotto gli occhi e il colorito pallido le davano quel tocco di spettrale. Ed è altrettanto ovvio che l’unico motivo che la spinse a scegliere di lottare fu la forza che le diede sua figlia.
L’amore è una potenza meravigliosa.
Così si rimboccò le maniche. Crebbe la bambina da sola. Si trovò un lavoro e non spese nemmeno un centesimo degli schifosi soldi di Massimo. Poi un giorno, quando neanche ci sperava più, una sua amica la portò in una SPA per concederle degli attimi solo per lei e lì. Sotto un cielo azzurro di primavera, mentre le rondini volavano allegre incontrò Alvaro e il suo sorriso fece rinascere la speranza nel suo cuore ormai assopito.
Samantha si era dimenticata di quanto fossero dolci quelle emozioni. Le farfalle in pancia, le mani che sudano, gli appuntamenti sotto casa, i brividi del primo bacio, lo stomaco che si contorce a ogni suo sorriso. Ci andarono con cautela. Tuttavia dopo un solo mese entrambi erano cotti l’uno dell’altra e ora. Dopo un anno che Samantha camminava lievitando, Alvaro aveva organizzato una piccola vacanza nel Piemonte. In una cittadina lacustre contorniata da boschi e montagne.
Giada aveva insistito così tanto per andarci. Samantha non poté non sorridere al pensiero che ora il più grande desiderio di sua figlia fosse che Alvaro le insegnasse a nuotare.
– Come era migliorata Giada grazie ad Alvaro. – Rifletté gingillando con l’anello tra le sue dita.
«Samy, tesoro hai bisogno di altro tempo? Sono stato avventato. È solo che ti amo così tanto». Le sorrise mostrando quei suoi denti bianchissimi e dolci fossette gli incisero le guance.
A Samantha tremò lo stomaco. «Alvaro, per me è sicuramente un sì.»
Lui non attese altro, si allungò e con dolcezza le baciò le labbra.
Ma qualcosa non andava. Alvaro conosceva Samantha come le sue tasche. C’era dell’altro che preoccupava la sua dolce e sensibile Samy. «Possiamo chiedere a Giada cosa ne pensa?» chiese lei timorosa.
Lui alzò un sopracciglio sicuro di sé. «Le ho chiesto giusto oggi pomeriggio il permesso di prendere la tua mano, ma se vuoi puoi domandarglielo di persona.»
«Sei incorreggibile!» sorrise, mentre la mano di Alvaro strinse la sua per farle strada verso la sala giochi esterna.
Una coppia di bambini giocava allegra spingendosi sulle altalene. Deliziose risate si sollevavano dai tunnel dello scivolo. Due bambini facevano a gara per chi arrivava primo in cima a un Gonfiabile.
Di Giada non c’era traccia. In effetti era da alcuni minuti che la bambina era scomparsa.
Le grida di Samantha iniziarono a crescere sempre più, come la sua disperazione.
– L’aveva persa! L’avevano persa.
– Ma non poteva essere, Giada era lì fino a pochi minuti prima!
Ne era certa. La sala giochi era chiusa da un recinto di legno e la bimba non sarebbe mai andata via da sola. Una terribile consapevolezza si fece largo nel suo cuore: – Era stata rapita!
I pugni della giovane picchiati sul petto di Alvaro si fecero sempre più lievi. L’angoscia prese il possesso del suo cuore e nella disperazione più totale svenne.
A presto con Come un soffio di scirocco.
Con affetto
la vostra
Cristiana Meneghin