Partiamo con il secondo articolo della rubrica “Creepy Books” con questo gioiellino nefasto: un libro per evocare i morti e gli spiriti maligni.
Paura, eh? Siete ancora in tempo a smettere di leggere.
“La notte s’apre sull’orlo dell’abisso. Le porte dell’Inferno sono chiuse: A tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all’umanità: Ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: Per primo io le ho trovate: e sono matto”
Così si apre la prefazione del testo.
Il Necronomicon nasce da Howars Phillips Lovercraft, uno dei padri della narrativa fantastica insieme a Edgar Allan Poe, noto per i racconti del “Ciclo di Cthulhu” incentrato sull’adorazione dei Grandi Antichi, ovvero, semi divinità aliene che dominerebbero la Terra da ancor prima della nascita dell’uomo.
Il Necronomicon, o meglio “Il libro delle leggi che governano i morti” è uno strumento per richiamare queste creature dalle viscere della Terra. E’ un libro maledetto e scritto con il sangue, rilegato con pelle umana. Chi lo legge sarà perduto per sempre.
E’ proprio su questo testo e la mitologia che Lovecraft ha costruito parte della sua fortuna, così narrano le “voci”.
Ma se vi dico che potrebbe essere una delle burle più riuscite nella storia letteraria?
Secondo Lovercraft, l’autore del testo maledetto sarebbe stato l’arabo pazzo Abdul Alhazred, anche se nel 1932, ammette lui stesso in varie lettere, che è solo uno pseudonimo. Dunque frutto esclusivamente della sua fantasia.
Il Necronomicon, o chiamato anche “Al Azif”, fu scritto a Damasco, ed è in questo testo che si nominano due divinità sconosciute. Dopo la morte di Abdul Alhazred è stato tradotto in greco da Teodoro Fileta.
In questa storia fittizia, Lovercraft accenna ad altre traduzioni che alla fine si rivelano dati inventati.
Ironico pensare che se questa fosse davvero una burla, è riuscito comunque a suscitare la fantasia di appassionati di occultismo, tanto da creare dei testi falsi.
Ma andiamo più a fondo.
Nel 1968 il biografo di Lovercraft, Sprague de Camp, acquistò un volume di “Al Azif” tradotto dalla Direzione Generale delle Antichità Irachene. La lingua del testo era un oscuro dialetto curdo, conosciuto da pochissimi in un villaggio sperduto dell’Iraq meridionale. Quando lo pubblicò De Camp rivelò che tre filologi erano scomparsi mentre leggevano quel testo misterioso.
Successivamente Colin Wilson contribuì alla diffusione della leggenda del Necronomicon, risalendo ad un legame tra Lovercraft e la Massoneria Egiziana. Secondo Wilson l’autore, trovandosi tra le mani il testo, aveva costruito vari racconti fingendo di averlo inventato lui stesso.
Nel 1972 un certo Simon mostrò ad un proprietario di un negozio di occultismo di Brooklyn un manoscritto intitolato “Necronomicon” spacciandolo per vero, da lì partì la sua diffusione. In questo libro sono presenti invocazioni e formule magiche della mitologia sumera. Ma questo testo non è riconducibile a quello di Lovercraft per molti dettagli mancanti.
Il manoscritto proposto da Simon si rivelò fasullo così come il suo nome, in realtà era Peter Levenda, uno studioso di occultismo e nazismo esoterico che, furbo e consapevole della sua commerciabilità, lo spaccio’ per il vero “Libro dei Morti”.
Nel corso degli anni Lovercraft disse una cosa importante che a parer mio fa pensare:
“Se la leggenda del Necronomicon continua a crescere in questo modo, la gente finirà per crederci davvero, ed accuserà me di falso per aver affermato di averlo inventato io!”
Che dire? Forse la differenza di questo successo che l’ha fatto diventare un testo leggenda, arriva dall’inquietudine che lo stesso Lovercraft provava.
“Non è morto ciò che in eterno può attendere. E col passar di strani eoni anche la morte può morire.”
Non so se la storia di questo libro possa essere vera o semplicemente siamo stati tutti “trollati”, ma in ogni caso con certe cose non ci scherzerei minimamente. Anche se frutto di fervida immaginazione, non so quanto mi addentrerei con formule magiche, sigilli per richiamare creature demoniache o spiriti dei morti. Insomma, lì sono e lì devono restare, abbiate il rispetto di lasciarli in pace.