Caro iCrewer, ho una notizia da darti: oggi esce in versione ebook il nuovo romanzo di Ylenia Luciani: Hate
Hate è un romanzo che parla di odio e amore che segnano nel profondo.
Oggi ti farò due regali grazie all’autrice che ha rilasciato il prologo, e soprattutto ti mostrerò la cover in anteprima. Sei pronto?
Ed ora per stuzzicare la tua curiosità ecco per te il prologo rilasciato dall’autrice:
“SHIRLEY
Sono seduta sulla solita panchina appartata all’esterno della high school e sto fissando da dieci minuti il campo da rugby.
I giocatori della squadra ufficiale si stanno allenando per la partita, accerchiati come sempre da sexy cheerleader con indosso magliette aderenti e gonne corte fino alle chiappe. Sono tutte bellissime, ma credo siano le loro tette e i loro culi perfetti a renderle popolari.
Pagherei oro per essere come una di loro e diventare oggetto del desiderio di Noah Larson, il ragazzo più fico di tutto il Massachusetts, ne sono certa. Le sue iridi nere sono in grado di farti dimenticare la più brutta giornata di sempre… così dicono… perché su di me, i suoi occhi, non hanno mai osato posarsi. Non credo sappia neppure della mia esistenza, nonostante non passi proprio inosservata.
Domani compirò quindici anni e l’unico regalo che vorrei sarebbe quello di sparire… Però esisto, e devo farmene una ragione.
Vorrei non anelare questo maledetto cibo, che più mangio e più mi fa sentire in colpa, ma, inevitabilmente, più mi sento in colpa e più ricomincio a mangiare, è un maledetto cane che si morde la coda.
Sono alta un metro e settanta e peso centoquindici chili; non ho memoria di essere stata magra e non ho memoria di essere stata desiderio di un ragazzo.
Scarto il primo sandwich e lo addento provando un meraviglioso senso di benessere dentro di me, perché il cibo è la droga in grado di assopire ogni mio tormento.
«Ehi, Shirley, ricordati che il sacchetto non è commestibile!» Ridacchiano due idioti che mi passano accanto. Non importa, ci sono abituata.
Ignoro la loro ironia e continuo ad affondare il mio dolore nell’arrosto di tacchino inondato di burro, tenendo il mio sguardo incollato sul metro e ottanta di muscolatura che sta correndo lungo il campo con la palla sotto il braccio.
Credo di amare Noah.
Non ho mai avuto un ragazzo e non conosco molto bene il significato di questa parola, ma penso a lui giorno e notte con il batticuore. Passerei ore intere seduta su questa panchina a fissarlo o a spiarlo dietro l’anta del mio armadietto, quando si sofferma a chiacchierare lungo i corridoi della high school, venerato da galline starnazzanti.
Lui ha diciassette anni, è il figlio del Sindaco di Cambridge, sua madre è il presidente dell’associazione Salvaguardiamo l’ambiente e la sua villa è grande quanto il parco dove sono seduta adesso. Nemmeno se fossi magra e sensuale potrei avere speranze con lui.
Appallottolo la carta vuota del primo sandwich e la getto nel cestino che si trova di fianco a me, poi prendo il secondo che, a prima vista, sembra ancora più ricco di ingredienti. Mi bastano cinque bocconi per finirlo, butto l’involucro e afferro la lattina sul fondo dello zainetto. Lo schiocco della linguetta accompagna l’odore di Coca Cola fino alle mie narici e, subito dopo averne ingollato quasi tutto il contenuto, sento gli zuccheri prendere vita nelle mie vene. L’appoggio sulla panchina e srotolo la carta che avvolge la torta di mele.
La mia bocca si spalanca famelica come una voragine, sembro un’affamata in astinenza di cibo da settimane, ma, nonostante ogni morso sulla frolla croccante mi trasporti in un mondo onirico di beatitudine, il mio sguardo rimane fisso su di lui.
Sta facendo il playboy, come sempre, pavoneggiando il suo fisico perfetto, strizzato dentro alla divisa da rugbista. La sua mano si muove leggiadra nell’aria per salutare le ragazze sedute sugli spalti, venute esclusivamente per lui, e più guardo quella scenetta più mordo in fretta, fino a ingozzarmi come un maiale.
Ho finito. Le mie tremila calorie per il pranzo sono esaurite; termino la bevanda e richiudo lo zainetto per tornare a lezione. Mi alzo a fatica dalla panchina e do un’ultima occhiata al ragazzo dei miei sogni, ma ciò che vedo mi fa mancare il respiro.
Noah sta discutendo a bordo campo con alcuni amici, il casco stretto sotto il braccio e lo sguardo indirizzato verso di me, così come quello di tutti gli altri ragazzi della squadra.
Mi volto all’indietro per vedere quale sia l’oggetto del loro interesse, certa di non essere io, ma alle mie spalle si trova soltanto la vecchia quercia che mi sta riparando dal sole di fine maggio.
Torno con gli occhi su di lui e deglutisco quando lo vedo oltrepassare il cancello del campo per dirigersi a passo spedito nella mia direzione.
Mio Dio, quanto vorrei essere desiderabile in questo momento! Indossare un abito così aderente da non riuscire a respirare e sentirmi bellissima nelle mie forme perfette. Invece abbasso gli occhi e vedo solo un paio di jeans taglia cinquant’otto e un golfino così stretto da farmi apparire un cannolo.
Provo a ritirare la pancia, ma, a parte rischiare di morire soffocata, non ottengo nessun risultato, quindi mi arrendo alla mia maledetta obesità.
Ormai si trova a pochi passi da me, mi sento ingoiare dal prato fino alle viscere dell’inferno, non posso fuggire, non posso ignorarlo e nella mia testa riecheggia una sola cosa in grado di placare i miei tormenti in questo difficile momento: cibo.
NOAH
Una scommessa.
Una stupida scommessa persa che mi costerà la reputazione per tutta la vita.
Sapevo che Zac era un bastardo, ma che mi costringesse a un appuntamento con Shirley Miller, la cicciona, non l’avrei mai immaginato. Per quanto l’idea mi faccia rabbrividire non posso sottrarmi o le ragazze penseranno che sono un perdente, quindi uscirò con lei e cercherò di pensare alle tette di Ava.
Mi sto avvicinando alla sua imponente figura con passo deciso e provo una certa soddisfazione nel vedere i suoi occhi riempirsi di terrore. Forse avrebbe preferito ciucciarsi una stecca di cioccolato, be’, dovrà accontentarsi.
«Ciao» la saluto sfoggiando un falso sorriso.
Lei non risponde, ha la bocca spalancata e lo sguardo fisso su di me, come fossi un fantasma.
Faccio cadere gli occhi sulle sue labbra e noto che sono ricoperte da un velo di burro di arachidi, scendo ancora più in basso, sulle tette gigantesche e, con disgusto, vedo che il golfino da quattro soldi che indossa, è cosparso di briciole.
Calo le palpebre per qualche secondo pensando a quanto sia stato coglione ad aver accettato di uscire con lei, lontana anni luce dalle ragazze che mi porto a letto.
Scuoto leggermente la testa in segno di dissenso mentre le volto le spalle senza aggiungere altro, sicuro di voler fuggire da questa situazione inverosimile, ma appena scorgo i miei amici sghignazzare, imitando grottescamente un atto sessuale tra di loro, capisco che se non andrò fino in fondo mi costerà caro. Faccio un grosso respiro e mi giro nuovamente verso di lei.
«Sai parlare?» domando quasi infastidito.
«Io… sì, certo…» risponde intimidita.
«Bene, allora potrai dirmi se domani sera ti andrebbe di uscire con me.»
Le sue gote paffute si colorano di rosso, incredula almeno quanto me della domanda.
«Quindi?» la pungolo, frettoloso di ritornare dalle mie ragazze.
«Sì.» Si limita a dire senza aggiungere altro.
«Bene, ci vediamo qui, nel piazzale della scuola, alle nove.» Non aggiungo altro, è tutto quello che deve sapere.
Quando raggiungo gli altri faccio una gran fatica a tenere a bada le loro frecciatine.
«Diciamo definitivamente addio al nostro amico Noah Larson, che sarà ingoiato dal corpo ciccioso di Shirley Miller!» Ridacchia, Zac, il mio migliore amico.
«Piantala, coglione, sarà solo un’uscita, dopodiché il mio debito per aver sbagliato il tiro sarà saldato.»
Lui si avvicina con aria sorniona. «Credi di cavartela con così poco?»
«Poco? Uscirò con la ragazza meno desiderabile di tutto il pianeta compromettendo la mia reputazione e ti sembra poco?» Deformo la bocca in una smorfia.
Grant fa schioccare la lingua così forte da farmi sussultare. «Un lungo giro di lingua e sarai a posto.»
«Non ci pensare nemmeno, idiota!»
«Grant ha ragione, che scommessa sarebbe senza un minimo di sacrificio?»
Mi passo la mano sulla banda laterale e sospiro. «Siete due coglioni del cazzo!»
«Un limone e poi potrai riportarla a strafogarsi su quella dannata panchina, ma il tutto dovrà essere dimostrato dal video che farai con la tua nuova, innovativa e costosissima videocamera.»
Li odio così tanto in questo momento che potrei prenderli a calci nel culo fino a domani. Butto lo sguardo su Ava, la ragazza più ambita della scuola, e i miei ricordi mi riportano a quando urlava la parola “ancora”, mentre il suo corpo nudo saltava come una gazzella su di me; saranno solo un paio di ore, mi basterà pensare a come mi ricompenserà lei dopo, per dimenticarmi completamente della figura di Shirley.
«D’accordo» ringhio tra i denti, prima di avviarmi verso gli spogliatoi.”
Caro iCrewer ti auguro buona lettura e aspetto i tuoi commenti su Hate, il nuovo romanzo di Ylenia Luciani.