In questi ultimi giorni di agosto il caldo comincia già a scemare e si iniziano ad avvertire le prime avvisaglie di freddo. Per molti la fine della “bella stagione” rappresenta un problema, un dramma acuito dall’abbassamento delle temperature. Ma il freddo è davvero così pericoloso?
La Cold Therapy ci insegna, al contrario, che le temperature più basse possono apportare straordinari benefici non solo al nostro corpo ma anche alla nostra mente. Dunque, in occasione dell’uscita del volume Cold Therapy, scritto da Andrea Bianchi e pubblicato da Vallardi Editore, dedichiamo questo appuntamento filosofico alla scoperta del potere terapeutico del freddo!
Il respiro del freddo: storia e filosofia dietro la Cold Therapy

Il rapporto tra l’uomo e il freddo affonda le sue radici nella notte dei tempi. Sin dall’antichità il gelo non è stato soltanto un nemico da combattere, ma anche una forza con cui entrare in contatto. Nella Grecia classica Ippocrate raccomandava i bagni freddi come stimolo per la salute, mentre i romani alternavano calidarium e frigidarium nelle loro terme per rinvigorire corpo e spirito. In epoca moderna, tra Settecento e Ottocento, i medici iniziarono a prescrivere docce fredde e bagni in acqua gelida come rimedio per disturbi nervosi, depressione e infiammazioni, dando così una forma embrionale a quella che oggi chiamiamo Cold Therapy.
Il vero salto di qualità arrivò però verso la fine dell’Ottocento, quando la ricerca scientifica cominciò a esplorare in maniera sistematica gli effetti dell’esposizione controllata al freddo. Tra i pionieri possiamo ricordare James Arnott, considerato il padre della crioterapia, che per primo sperimentò gli effetti benefici del freddo sugli stati infiammatori e persino sui tumori.
Più tardi, in Giappone, il medico Toshima Yamauchi fece un ulteriore passo avanti, inventando la Crioterapia sistemica. Per il trattamento dei reumatismi e delle artriti, infatti, consigliava ai suoi pazienti di sottoporsi completamente a dei bagni gelidi. Nel panorama contemporaneo la figura più nota è senza dubbio quella di Wim Hof, l’“uomo di ghiaccio” olandese che ha portato l’esposizione al freddo al grande pubblico, costruendo attorno a sé una filosofia che combina respirazione, meditazione ed esercizi fisici. Hof non è solo un atleta capace di resistere a temperature estreme, ma un vero e proprio divulgatore che ha contribuito a trasformare la cold therapy da pratica medica o sportiva a fenomeno culturale globale.
Ma in cosa consiste, esattamente, la cold therapy? In senso ampio, si tratta di un insieme di tecniche che sfruttano l’esposizione volontaria al freddo – bagni in acqua ghiacciata, docce fredde, immersioni naturali, camere criogeniche – con l’obiettivo di stimolare il corpo e la mente. L’idea di fondo è che il freddo non sia solo un fattore di stress, ma anche un alleato capace di rafforzare il sistema immunitario, migliorare la circolazione, ridurre i processi infiammatori e aumentare la resilienza psicologica. Non a caso, molti sportivi di alto livello ricorrono a queste pratiche per accelerare il recupero dopo gli allenamenti intensi, mentre sempre più persone comuni si avvicinano al freddo come esperienza di benessere e crescita personale.
La Cold Therapy, infatti, non agisce solo sul fisico ma anche sulla mente. Combattere il disagio generato dal freddo eccessivo, ci aiuta a imparare a respirare anche in situazioni critiche così da trasformare il gelo e qualsiasi altra difficoltà in un’opportunità, un’occasione da sfruttare per cogliere tutti gli aspetti positivi e non solo quelli negativi. Nel frenetico mondo moderno, si tende sempre a cercare una “zona di comfort”, un momento di relax in cui ritrovare pace e serenità. L’esperienza di Wim Hof insegna che questo stato lo si può raggiungere efficacemente anche mettendosi alla prova, sperimentando fino all’estremo i propri limiti.
Cold Therapy, il libro di Andrea Bianchi
Andrea Bianchi è un esperto di yoga e sufismo. Ingegnere e consulente di comunicazione, è giornalista, fondatore del magazine Mountainblog, uno dei più seguiti siti web sul mondo della montagna e degli sport outdoor. Conduce workshop di camminata scalza ed è il punto di riferimento italiano del barefoot hiking (escursionismo a piedi nudi).
Nel 2017 ha fondato «Il silenzio dei passi», la prima scuola italiana di barefoot hiking, realizzando il record della fila indiana più lunga al mondo di persone scalze in montagna. È fondatore del «metodo HOT mind», un approccio consapevole alla Natura e al freddo. A oggi ha pubblicato Il silenzio dei passi (2016), A piedi nudi (2017) e Con la Terra sotto i piedi (2018).
Nel cuore delle Dolomiti trentine, Andrea Bianchi, massimo esperto italiano di barefooting e cold therapy, ci conduce in un viaggio straordinario alla scoperta del potere trasformativo del freddo. Camminando a piedi nudi tra vento e ghiacci, l’autore si immerge in un dialogo intimo con la Natura, dimostrando come il freddo possa diventare un prezioso alleato, e non un nemico da temere e dal quale «coprirci». Nessuna tecnica estrema di resistenza o iperventilazione: il metodo «HOT mind», da lui ideato, propone un’esposizione graduale a temperature di poco inferiori al nostro comfort, per riattivare l’organismo e stimolare gradualmente le nostre capacità adattive, fisiche e mentali.
Bastano piccole pratiche quotidiane – una pausa all’aperto di mezz’ora, camminare sul balcone o in giardino a piedi nudi, iniziare la giornata con una breve doccia fredda o semplicemente indossare abiti più leggeri – per trasformare ogni giorno la nostra vita, migliorando salute, vitalità ed energia. Un libro che va oltre le pagine: un percorso sensoriale, cognitivo ed emotivo per riconnetterci con la Natura e vivere con autenticità il nostro tempo nel mondo.
Ecco i 5 benefici immediati dell’esposizione al freddo, secondo il metodo Hot Mind:
1. Stimolare la circolazione sanguigna, con effetti positivi sulla pressione e la salute della pelle (e rallentare così l’invecchiamento).
2. Aiutare a controllare il peso corporeo grazie all’aumento del dispendio energetico.
3. Rafforzare il sistema immunitario, aumentando la produzione di globuli bianchi.
4. Migliorare il tono dell’umore e ritrovare la lucidità mentale.
5. Allenare la resilienza psicologica, consolidando la fiducia in noi stessi e la capacità di adattarci alle difficoltà quotidiane.
Il senso di questo libro, in fondo, così come della filosofia dietro la cold therapy è qualcosa che va oltre gli evidenti ed innegabili effetti benefici sul nostro fisico. Non si tratta solo di tuffarsi in acqua ghiacciata o di resistere a una doccia gelida, ma di imparare a stare nel disagio senza fuggirlo, a respirare nel momento in cui il corpo chiede di scappare, a trasformare la vulnerabilità in forza. La cold therapy, in fondo, ci ricorda che l’uomo non è fatto per vivere sempre nel calore rassicurante: talvolta è nel gelo che troviamo il nostro respiro più autentico.