Oggi, per il nostro spazio dedicato ai Classici della letteratura, ci concentreremo sul più breve romanzo di Lev Tolstoj, La Sonata a Kreutzer, pubblicato nel 1889.
La stesura si pone dopo la “conversione ai Vangeli” di Tolstoj; ma l’appartenenza dell’opera a questo periodo della vita dello scrittore è suggerita non solo dal riferimento temporale, quanto soprattutto dalle tematiche in essa affrontate, che la caratterizzano chiaramente come opera del risveglio morale. È un racconto per certi aspetti “dostoevskiano”, per uno sforzo costante di identificazione e di esaltazione dei moti più intimi dell’animo umano, i quali si riflettono poi inevitabilmente nelle azioni commesse.
Il parto fu particolarmente travagliato: la stesura definitiva dell’opera fu infatti l’ottava. Nonostante il lungo lavoro, la critica letteraria dell’epoca le riservò un’accoglienza piuttosto tiepida, se non infastidita dagli argomenti trattati, inusitati e scottanti, persino scabrosi. In effetti si rese necessaria per la pubblicazione una sorta di intercessione dello stesso zar Alessandro III, il quale fornì il suo nihil obstat grazie soprattutto all’abilità persuasiva della moglie di Tolstoj, Sof’ja.
La sonata a Kreutzer: l’opera del risveglio morale
Dedito in gioventù ad eccessi carnali, Pozdnyšev si sposa con una donna dalla bellezza singolare, senza preoccuparsi troppo di capire se si tratti o no di un amore vero. La vita di coppia è, però, ricca di litigi ed incomprensioni che presto sfociano nella banalità del quotidiano, dove la donna si vede come sola madre di 5 figli.
Ma ciò che caratterizza di più il loro rapporto sempre più instabile sono il desiderio ossessivo di possesso e la gelosia martellante di Pozdnyšev verso la moglie. La goccia che farà traboccare il vaso sarà l’entrata in scena del talentuoso musicista Truchačevskij. Dopo un periodo di frequenti visite, una sera l’artista eseguirà, insieme alla moglie del protagonista, La Sonata a Kreutzer di Beethoven. Pozdnyšev mette da parte ogni dubbio: è sicuro che sua moglie lo tradisca e, anche se non ne troverà mai prove, giungerà di lì a poco al gesto estremo:
Su di me l’esecuzione di quel pezzo ebbe un effetto terribile: fu come se mi si scoprissero sentimenti nuovi, che mi parve di non aver mai conosciuto, come se mi si svelassero nuove possibilità di cui fino ad allora non avevo avuto sentore. […] Tutte le persone che avevo lì intorno, compreso lui e mia moglie, mi apparivano adesso in un’altra luce.
L’amore o l’assenza di amore
GIrando nel web, per comprendere al meglio La Sonata a Kreutzer mi sono imbattuta nel pensiero di Elena Barozzi, che scrive:
Per l’autore, l’uomo deve essere educato alla continenza e all’amore cristiano, servendo Dio e il prossimo. L’amore basato sulla comunanza di ideali e sull’affinità intellettuale, semplicemente, non esiste: è frutto di pura fantasia, è uno spregevole inganno, che illude l’uomo di avere trovato la felicità accanto ad un’altra persona.
L’amore è passionalità e si riduce alla mera dimensione fisica e sensuale. Esso non è l’ancora che ci salva e non è la cura al malessere dell’uomo. La gioia dell’innamoramento iniziale si trasforma pian piano in opprimente gelosia e desiderio di possesso dell’altra persona, che sembra sfuggire al nostro totale controllo.
A completare questo quadro, l’istituzione del matrimonio non è il coronamento dell’amore, ma una prigione fatta di incomprensioni, di tormenti per i figli, di egoismo e di odio reciproco. Tutte le coppie, prima o poi, sprofondano nella disgrazia e nel dolore dopo essersi sposati; gli uomini sono incapaci di controllare le proprie pulsioni, mentre le donne sono delle vittime, insignificanti oggetti del desiderio e soggiogate all’uomo.