Ormai ci siamo quasi, caro iCrewer, il giorno che attendiamo da un mese (e anche più, in alcuni casi, visto che ho amiche che hanno addobbato la casa già i primi giorni di novembre) sta per arrivare. Tra meno i quarantotto ore sarà Natale e quindi, credo sia finalmente giunto il momento per una mia piccola e umile riflessione al riguardo.
Abbiamo parlato di regali, scoperto le origini di alcune delle leggende che aiutano a rendere questo periodo il più magico, persino scritto la nostra letterina a Babbo Natale (io gli ho mandato un Whatsapp quest’anno, lo ammetto), quindi, cosa resta da dire? Quante parole sono già state scritte e pronunciate in celebrazione di questo giorno? In quanti modi diversi è stato interpretato?
Tuttavia, non sono proprio riuscita a resistere e ho deciso di aggiungere la mia esperienza e il mio pensiero alle mille mila storie che tempestano l’universo natalizio.
Una riflessione a briglia sciolta sul Natale
Ora, credo sia giunto il momento di confessare di non essere una delle fan più sfegatate del Natale. Sì certo, è un bel periodo, ci sono tutte le decorazioni, improvvisamente ricompaiono persone che non sentivi dall’anno prima, in TV danno tutti quei bellissimi film che hai già visto mille volte (perchè sono gli stessi che ridanno ogni anno, su varie reti, a ripetizione), ma tutto sommato non è male.
C’è il cenone (o pranzo infinito, a seconda delle tradizioni di famiglia), si sta con le persone a cui vogliamo bene, ci si scambia dolci regalini e, in generale, si cerca di essere tutti un po’ più buoni (come se non fosse meglio cercare di esserlo tutto l’anno), perchè le feste stanno arrivando e Babbo Natale sta per consultare definitivamente le sue famosissime liste. Insomma, dicembre è un mese segnato dalla frenesia, buona e gioiosa quanto vuoi, ma comunque frenesia in un mondo che corre già a sufficienza.
Chiamami Grinch se vuoi, ma per anni la cosa più bella di questi giorni per me erano le cioccolate calde con panna (ed è comunque ancora così) e i pigiamoni di pile con le renne e gli omini di pan di zenzero. Perchè stare particolarmente vicini ai nostri cari per un mese, quando magari nei trecentotrentacinque giorni che restano ci facciamo sentire a malapena? Perchè regalare cianfrusaglie per consuetudine, piuttosto che un pensiero spontaneo in un momento in cui ci sembra più necessario? Alla fine, se tutti fossimo elfi di Natale, il laboratorio del Polo Nord sarebbe sicuramente in esubero di personale.
E poi, BOOM. 2020. Non credo che serva aggiungere altro, per rendere l’idea. All’improvviso, tutto ciò che ci sembrava ovvio non lo è più stato, compreso poter andare a vedere le luminarie, o visitare i mercatini di Natale, o passare interi pomeriggi con gli amici, indossando i maglioni più deliziosamente orrendi che la storia abbia mai visto, stravaccati sul divano a fare maratona dei film di animazione Disney.
Non si poteva uscire di casa, figuriamoci fare tavolate da venti persone per mangiare il panettone.
Devo dire che mi ha aiutato a rimettere tutto in prospettiva, a ridare il giusto penso alle cose. E sì, ciò comprende anche il Natale. Ho deciso di confezionare a mano i regali, dedicando del tempo a ognuno di coloro a cui voglio bene. Ci siamo spediti i doni per posta e devo dire che, facendo parte della generazione che quando riceve un pacco sa anche la fascia oraria in cui arriverà il corriere, è stata un’emozione tutta nuova.
Ho cercato di mantenere lo stesso spirito anche nell’affrontare il Natale di quest’anno. Mi sono sforzata di non farmi assuefare dalla necessità di fare, di partecipare, di comprare, di essere per forza felice. E devo dire che sta funzionando abbastanza bene: erano anni che non vivevo questo periodo con una serenità tale.
E tu? Come stai affrontando il Natale?