Caro iCrewer, qualche giorno fa, dietro l’undicesima casella abbiamo scoperto il Presepe vivente. Oggi, dietro la casella numero 14 troviamo il Presepe napoletano.
Quando pensiamo al presepe napoletano la prima immagina che ci viene in mente è sicuramente la scena iniziale di Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo, dove Luca Cupiello chiede alla moglie di riscaldare la colla per completare il presepe; oppure la ridondante domanda di Lucariello al figlio Tommasino: Te piace ‘o presepio?
Il presepe napoletano
Durante le feste di Natale le persone si dividono in chi preferisce fare solo l’albero, chi solo il presepe e chi entrambi. Molto spesso ci si ferma alla semplice natività, ma pochi sanno che il classico presepe napoletano nasconde innumerevoli messaggi e nasconde molti simboli.
I messaggi si nascondono ovunque, in un personaggio, come i pastori, l’oste, il pescatore, oppure dietro oggetti e locali. Per ognuno c’è un significato ben preciso, legato alla tradizione cristiana e alle tradizioni partenopee.
Per iniziare a spiegare qualche simbolo, partiamo dal personaggio più importante, senza il quale il presepe non esisterebbe. Il personaggio di riferimento è il pastore Benino, quel pastore addormentato posto al centro o al lato della scena.
Potremmo pensare che rappresenti i pastori dormienti a cui è stata annunciata la nascita di Gesù, ma non è così. Benino è il pastore che sogna il presepe e gli eventi legati alla nascita del Salvatore. Simboleggia l’attesa del Natale, il cammino di ogni uomo verso questo evento miracoloso e unico.
Data la grandezza del presepe, nella tradizione napoletana è rappresentata anche la scena degli angeli che svegliano i pastori per annunciare la novella.
Nei presepi napoletani non è difficile vedere anche dei ruderi di un tempio. I ruderi simboleggiano la vittoria del Cristianesimo sulle religioni pagane.
Sovente troviamo la rappresentazione di un fiume, che ha il compito di simboleggiare il trascorrere del tempo (Passato, Presente e Futuro). Inoltre, l’acqua richiama il liquido amniotico, il parto della Madonna, e quindi la nascita della vita.
Vicino al fiume possiamo trovare il pescatore ed il cacciatore. Il pescatore rappresenta la vita, ma anche il basso, l’Inferno, l’Ade, contrapposto all’alto, il Mondo celeste incarnato dal cacciatore. Ma il pescatore richiama anche San Pietro, il pescatore di anime, e in generale la simbologia del pesce utilizzata ai tempi delle persecuzioni ai cristiani per indicare Gesù.
Sempre vicino al fiume troviamo il mulino, che ha pale che girano come il tempo, un tempo che rinasce la notte di Natale. Produce la farina, bianca come la morte, ma anche simbolo della vita, perché si usa per fare il pane, cibo universale. Il presepe napoletano è ricco di simboli legati al passaggio dalla vita alla morte, come il ponte.
Tra i simboli ricorrenti troviamo anche il Castello di Erode, e possiamo ben immaginare perché. Proprio per mezzo di Erode avrà luogo la strage dei bambini.
Il panettiere o fornaio rappresenta giugno; il venditore di “pummarole” è legato a luglio; il venditore di “melloni” agosto; il venditore di fichi o seminatore rappresentano entrambi settembre. Il vinaio o il cacciatore rappresentano ottobre; il venditore di castagne rappresenta novembre; infine, il pescivendolo o il pescatore rappresenta dicembre.
Tra gli elementi ricorrenti ritroviamo il pozzo, perché rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee a cui sono legate molte leggende del napoletano. Secondo alte tradizioni anche per i pericoli che i bambini potevano incorrere nei pressi di un pozzo.
Sarebbe difficile e riduttivo elencare tutti i personaggi presenti nel classico e maestoso presepe napoletano, ma oltre alla levatrice, le lavandaie e l’oste (simbolo dell’Eucarestia), vorrei soffermarmi anche su alcuni simboli pagani.
In particolare vorrei porre l’attenzione sulla zingara, su Cicciobacco e zi’ Vicienzo e zi’ Pascal.
La zingara non dovrebbe esistere in un presepe cristiano, perché la magia e la preveggenza sono arti ostacolate dalla religione cristiana. Questo personaggio ha un significato particolare: è allegoria della profezia incarnata dalle Sibille nelle sacre rappresentazioni di un tempo. Secondo la leggenda una sibilla aveva predetto la nascita di Cristo. La zingara del Presepe ha tra le mani dei chiodi che indicano il futuro del piccolo nascituro: la Crocifissione. Ma possiamo anche trovare la zingara con un bambino in braccio e simboleggia la fuga in Egitto.
Cicciobacco o Ciccibacc ngopp a bott occupa un delle due grotte poste a lato di quella della Natività. Guida un carretto trainato da due buoi e carico di botti di vino. Ciccibacco è infatti la personificazione del dio pagano Bacco. Con il suo aspetto rubicondo, il ventre prominente, è spesso circondato a zampognari e suonatori di flauto, che richiamano a loro volta i riti dionisiaci in cui ci si abbandonava all’ebrezza e all’eccesso. Dunque Ciccibacco ricorda quanto sia sottile il confine tra sacro e profano, come lo è quello tra bene e male.
Per concludere i simboli del presepe napoletano ci fermiamo con due compari, zi’ Vicienzo e zi’ Pascal. Zi’ Vicienz’, simbolo, in Campania del Carnevale e della Morte e Zi’ Pascale, che rappresenta la Pasqua e la Resurrezione. Inoltre simboleggiano anche i due solstizi (24 dicembre e 24 giugno).
Potrei continuare per molto ancora, ma rischierei di annoiarvi. Basta pensare che le figure fondamentali del presepe napoletano sono 72, senza tener conto delle varianti e dei diversi simboli, come il Caganer (pastore che fa la cacca) simbolo di terra feconda e fortuna… ma questa è un’altra storia.
Entreremo anche nel dettaglio della Natività e dei Re Magi, che in questo periodo non vanno assolutamente posizionati vicino la grotta, ma più distanti, perché sono ancora in viaggio.