In questo quarto giorno del calendario dell’Avvento ho deciso, caro iCrewer, di parlare di uno dei temi che spopolano nelle settimane che precedono il 25 dicembre: i regali di Natale.
C’è chi inizia a pensarci già a fine estate e chi aspetta l’ultimo momento; chi coglie l’occasione per soddisfare qualche sfizio e chi preferisce stare sul semplice. Chi fa un dono particolareggiato a ogni suo affetto e chi sceglie un tema comune, per poi variare. Chi opta per doni realizzati a mano e chi predilige opzioni a carattere sociale. Insomma, i regali di Natale sono come le persone: unici e irripetibili. E sì, se in questo momento stai pensando a tutti quegli oggetti che occupano in serie gli scaffali dei negozi, beh, in quel caso sarà l’intenzione di chi fa il dono a renderlo unico.
Come in tutto, però, anche questo argomento è complesso e sfaccettato.
Regali di Natale: pegno d’affetto o effetto del consumismo?
Ricordo, poi, i racconti di mia mamma, di come fosse la Befana a portarle qualche dono, come una manciata di arachidi, alcuni mandarini e a delle rondelle di liquirizia, il tutto infilato in calze di lana colorate.
Ora, invece, che a fare i regali sono io, le emozioni sono contrastanti: un po’ di ansia, di timore di non trovare il pensiero giusto per ogni persona importante, ma anche la trepidazione di vedere l’espressione felice (si spera) una volta scartato il pacchetto.
Capita anche, però, che io mi chieda se tutto ciò sia davvero necessario. Serve veramente correre in lungo e in largo in cerca del presente perfetto? Non potrebbe bastare un pensiero (in senso astratto)?
Poi, però, torno sui miei passi. È vero, il senso più profondo del Natale è la venuta di Cristo in Terra, è un nuovo inizio, un momento per stare insieme, per celebrare la famiglia – quella in cui siamo nati, così some quella che ci siamo scelti – per esprimere l’amore e l’affetto che proviamo nei confronti dei nostri cari.
Per scegliere un dono ci vuole attenzione, cura. È un po’ come dire al destinatario “ti penso, sei importante per me. Questo è il mio modo di ringraziarti per essermi vicino/vicina, per volermi bene” (ignoriamo per un istante i regali di Natale fatti per mera cortesia, non che ci sia qualcosa di male eh, ma visto che siamo nel bel mezzo di un abbastanza poetico…).
Insomma, per concludere mi sento di dire che sebbene possano essere additati come sintomo del consumismo, come espressione di una società materialista (e dopotutto penso comunque che sia in parte vero) credo che appoggiare un dono sotto l’albero sia prima di tutto un gesto d’affetto e d’amore, sia che si tratti di un libro, di una foto, di un disegno, di una coperta morbida o di un bacio sulla guancia.