Siamo passati dai caffè letterari del Settecento sino ad arrivare ai Book bar: la nuova tendenza di socializzare leggere e assaporare
Giunge dall’America questa nuova tendenza che, passando per l’Europa approda, anche nel Bel Paese, letteralmente un’invasione e il numero tenderà a crescere nei prossimi mesi.
Un trip d’eccellenza, doverosa tappa che ripercorre la storia, la letteratura e la filosofia che i grandi hanno studiato e discusso a tavolino… attraversando l’Italia fino a giungere ai nostri giorni. Dal passato al presente ecco cosa è cambiato!
I primi Book bar si chiamavano Caffè del libro o Caffè letterario, tra i capostipiti il Florian a Venezia
inaugurato il 29 dicembre del 1720, ubicato in una posizione prestigiosa sotto i portici delle Procuratie Nuove in Piazza San Marco a Venezia
Caffè Greco a Roma in Via Condotti nasce nel 1760.
Un monito allarmante sovrasta questo locale in cui si sono dati appuntamento artisti, musicisti e intellettuali dal lontano Settecento; infatti rischia la chiusura per colpa di una disputa burocratica e finanziaria tra i due proprietari. Non è in pericolo: dal 1953 tutto ciò che si trova al suo interno è vincolato in quanto bene di valore culturale e artistico dal Ministero dei Beni Culturali. Un patrimonio storico e artistico è custodito nel locale, un vero e proprio museo tra autografi, quadri, disegni, lettere e fotografie appartenute ai tanti personaggi celebri che si sono seduti ai suoi tavolini, da Casanova a Stendhal, da Flaiano a Orson Welles, da Goethe a Wagner, altri frequentatori di grande levatura sono stati il filosofo Schopenauer ed Ernst Theodor Hoffmann. Dall’inizio del XIX secolo, il Caffè divenne un punto di incontro per personalità intellettuali e politiche: Gioacchino Pecci, futuro papa Leone XIII, fu un assiduo frequentatore, così come Silvio Pellico. E’ tuttora, un ritrovo di intellettuali e goliardi. Si incontrano, ogni primo mercoledì del mese, il “Gruppo dei Romanisti“, antico cenacolo di studiosi e accademici cultori della città di Roma. Dal 1940 i loro lavori sono raccolti nel volume “Strenna dei Romanisti“, pubblicato ogni anno in occasione del Natale dell’Urbe (21 aprile).
L’Antico Caffè Greco di Roma, con oltre 300 opere esposte nelle sale, è la più grande galleria d’arte privata aperta al pubblico esistente al mondo. Nella sala Omnibus del Caffè Greco sono esposti i medaglioni, le placchette in gesso e le miniature raffiguranti gli artisti, poeti, musicisti, che nel corso degli anni hanno frequentato il locale
Si parlava di libri e si tracciava la storia. Dalla nascita dei Caffe’ sono passati circa 250 anni, molto della nuova Italia è passato anche tra i muri e le boiserie dei Caffè Gelateria Fiorio, aperto nel lontano 1780 a Torino,
un altro dei tanti caffè storici che si trova sotto i portici di via Po. Per tanto tempo è stato il locale della nobiltà sabauda, chiamato anche il caffè dei codini e dei Machiavelli per i vestiti e per le discussioni che vi si tenevano. Altro degno di nota e di importanza è Caffè Confetteria Al Bicerin, aperto dal 1763, il Bicerin era il caffè prediletto da Camillo Benso Conte di Cavour, ma all’epoca si potevano incontrare personaggi illustri come: Alexandre Dumas padre, Giacomo Puccini e Friedrich Nietzsche. La sua specialità è ovviamente il famoso bicerin, tipica bevanda calda torinese a base di caffè, cioccolata e crema di latte.
Caffè Cova di Milano, situato nella centralissima via di Montenapoleone
fu inaugurato nel 1817 oggi conosciuto come Pasticceria Cova. Vi si riuniva la crème della borghesia meneghina, nonché scrittori importanti, come Arrigo Boito, Giovanni Verga, Federico De Roberto, Giuseppe Giacosa. Spesso anche Giuseppe Verdi si sedeva ai suoi tavolini.
Il famoso locale milanese vanta anche varie citazioni in alcune opere dello scrittore americano Ernest Hemingway, che così ne parla in uno dei suoi Quarantanove racconti: Quanto a noi, capivamo bene il Cova, comodo, caldo, non troppo vivamente illuminato, e rumoroso e pieno di fumo a certe ore. C’erano sempre ragazze ai tavoli e giornali illustrati su una rastrelliera appesa al muro. Le ragazze del Cova erano molto patriottiche, e io scoprii che in Italia le persone più patriottiche erano le ragazze dei caffè, e credo che lo siano ancora…
.
Caffè Tommaseo di Trieste capoluogo friulano
che deve il proprio nome a Niccolò Tommaseo, eroe della breve ed eroica Repubblica di San Marco (1848-1849) e autore del “Dizionario della Lingua italiana”, il più importante vocabolario prodotto durante il Risorgimento. Non si hanno certezze sulla sua data di inaugurazione, ma è noto che a partire da 1830 nelle sue sale si sono dati convegno banchieri della Borsa, giornalisti, artisti, avvocati e letterati. Una caratteristica, questa, che ha continuato a connotarlo nel tempo, ospitando abitualmente: James Joyce, Italo Svevo, Franz Kafka e, in tempi più vicini a noi, Fulvio Tomizza e Claudio Magris.
Caffè dell’Ussero fondato a Pisa nel 1775
nel pieno fermento del periodo risorgimentale fu ritrovo di studenti universitari e patrioti, ma anche di scienziati positivisti, perché nel 1839 ospitò i primi incontri della “Società italiana per il progresso delle scienze” vivo e attivo ancora oggi. Anche l’Ussero ha la sua lista di celebrità, tra le quali il poeta premio Nobel Giosuè Carducci, il filosofo Giovanni Gentile, il fondatore del movimento futurista Filippo Tommaso Marinetti, gli scrittori Curzio Malaparte ed Ezra Pound. Tra i suoi frequentatori c’era anche il filosofo Filippo Mazzei, amico dei primi cinque presidenti Usa, soprattutto di Thomas Jefferson, cui si dice abbia suggerito l’inserimento della “pursuit of happiness” nella Dichiarazione di Indipendenza del 1776.
Il Caffè Giubbe Rosse di Firenze fu fondato nel 1897
è uno dei Caffè letterari più famosi d’Italia, si può dire che sia il caffè letterario per antonomasia del Bel Paese, nel quale transitarono dapprima i rissosi militanti del movimento futurista: Papini, Soffici, Prezzolini, Marinetti, Boccioni, Palazzeschi, Carrà. Mentre tra le due guerre, gli scrittori orbitanti attorno alle riviste Solaria, Frontespizio e Campo di Marte: Montale, Gadda, Saba, Bo, Luzi, Landolfi, Gatto, Pratolini, Bigongiari, Parronchi, tra gli altri – e poi, nel dopoguerra, numerosi altri intellettuali come Vittorini e Quasimodo.
A Napoli, siamo al Gran Caffè Gambrinus
tra gli illustri frequentatori vi fu Oscar Wilde, che nel 1897 si era rifugiato nella città partenopea dopo aver scontato, nel carcere di Reading, due anni di reclusione a seguito di una condanna per reati contro la morale. La sua presenza nel Gran Caffè non passò inosservata. Ma i pettegolezzi non dovettero certo disturbare lo scrittore irlandese, secondo cui al mondo c’è una cosa sola peggiore dell’essere oggetto di chiacchiere: non essere oggetto di alcuna chiacchiera
. Caffè, sorto nel 1860 in una delle zone più suggestive della città si affaccia su piazza Trieste e Trento e sulla famosa piazza del Plebiscito, ha ospitato parecchie personalità della cultura internazionale. Le sue volte e le sue pareti decorate con marmi, stucchi dorati, bassorilievi e opere dei più grandi paesaggisti napoletani fin de siècle, hanno ascoltato curiose le conversazioni della borghesia napoletana della Belle Époque e quelle di celebri personaggi italiani e stranieri, come Hemingway, Sartre, Croce, D’Annunzio, e il nostro amato Principe della Risata: Totò, i fratelli Luigi e Peppino De Filippo… fino a Bill Clinton
Contraddistinti da un fascino ed un’eleganza senza tempo, i caffè storici sono senza dubbio una tappa obbligata per chi visita queste città, ma anche per chi le conosce bene. Potrete gustare al loro interno, tra specchi antichi, boiserie, tappezzerie di raso, eleganti candelieri e piatti di porcellana, le peculiarità delle città e fare un piccolo viaggio nel tempo anche solo per qualche ora. Spesso la politica e le rivoluzioni sociali hanno avuto come laboratorio i tavolini di marmo di un caffè. Montesquieu descriveva i Caffè letterari: Sono luoghi dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche senza che si debba lasciare la propria sedia…
Il tempo sembra essersi fermato ad un’epoca di carrozze e cavalli, ad un tempo dove tutto sembrava scorrere più lento nonostante i grandi cambiamenti storici che stavano avvenendo. È proprio questa l’atmosfera che si respira nei caffè storici. Come abbiamo visto i caffè italiani furono luogo di discussioni letterarie e politiche, tanto che la più importante rivista dell’Illuminismo italiano si chiamava proprio Il Caffè. Questa fu fondata e in buona parte scritta da Pietro Verri ispirandosi alle riviste londinesi e imitava la discussione in un caffè. I locali italiani, però, a differenza di quelli inglesi e francesi, erano frequentati anche dalla nobiltà, oltre che dagli aristocratici e dalla borghesia.
Now: i book bar, sono la nuova abitudine metropolitana. Luoghi destrutturati o dai modern design, che accomunano la passione per i libri i quali vengono proposti insieme al menu dei drink o di un pasto veloce, come si suol dire adesso che l’inglese è entrato a far parte del nostro dizionario di lingua italiana fast food. Si sfoglia un libro e intanto si sorseggia un caffè o si mangia qualcosa. Si pratica il book crossing, l’abitudine di scambiarsi i libri e di farli circolare, con relativo contatto nel caso si fosse interessati al tipo o alla tipa, una sorta di social per incontri, sono questi i luoghi ideali per i single, che invece di chattare preferiscono il contatto umano e la compagnia di un buon libro oltre al fatto di non dover più mangiare da soli. Questi locali crescono e si moltiplicano come funghi, riempiono gli spazi più disparati: location di vecchie fabbriche, ex laboratori, zone metropolitane emergenti o vecchi mercati dismessi. Che dire, una differenza che va agli antipodi oltremodo abissale rispetto a quei Caffè di un tempo ormai andato, ma che non smetterà mai di essere frequentato dagli intellettuali di ieri, di oggi e di domani, il piacere di sedersi a quei tavolini per degustare un caffè dove i grandi hanno combattuto battaglie intellettuali, dove si sono illuminati, e sono rimasti abbagliati dal fascino che solo quei luoghi hanno saputo suscitare.
Vediamo cosa ci offrono i book bar, che altro non sono, che una rivisitazione degli antichi Caffè Letterari:
Sulla via Ostiense nell’area degli ex mercati generali dove prima c’era il Mattatoio adesso è nato il Biblocaffè letterario uno spazio multiculturale, di circa mille metri quadrati, dove al centro di questo open space si possono consultare i libri, si può mangiare, bere un tè o sedersi per un aperitivo. Il biblocaffè fa anche parte del circuito romano delle biblioteche pubbliche infatti ha ereditato il patrimonio della Biblioteca Ostense con 2.500 volumi.
Caffé degli Atellari in corso Magenta a Milano apre la porta a chiunque abbia bisogno di un consiglio letterario, per sé o per un amico. Con un piano terra interamente dedicato ai bambini e una sezione di narrativa sia in lingua italiana che in inglese ed è in continuo aggiornamento, soddisfa le richieste e i gusti di ogni lettore.
Mood Libri & Caffè di Via Cesare Battisti a Torino, la città italiana del libro per antonomasia, una libreria che conta più di 15.000 titoli, completa di bar in cui poter gustare un caffè, da soli o in compagnia. Perché immergersi in un libro non significa necessariamente isolarsi dal mondo in favore di un universo immaginario. La passione per i libri può aiutare ad incontrare nuove persone con gli stessi interessi, partendo proprio da questo amore comune.
Intra Moenia è nato a Napoli nel 1989 in vicinanza delle mura greco-romane di piazza Bellini che segnava il confine della antica città, e da qui il nome del locale che in latino vuol dire dentro le mura.
Abbiamo viaggiato per l’Italia mostrandoti e visitando luoghi d’interesse culturale, patrimonio del Bel Paese, che se non avessi ancora avuto modo di frequentare, ti consiglio di farlo alla prima occasione, per il gusto di affermare: mi sono seduto al tavolino di… la scelta è tua!